Nella prima mattinata della giornata odierna i Carabinieri del NAS di Perugia, coadiuvati in fase esecutiva da quelli dei NAS di Bari, Torino e Alessandria, nonché da militari dei Comandi Provinciali di Perugia., Barletta-Andria-Trani, Novara e Cuneo — hanno dato esecuzione ad una ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Perugia nei confronti di sei persone ritenute a vario titolo responsabili dei reati di associazione per delinquere, maltrattamenti ed uccisione di equini, commercio di cose pericolose per la salute, falsità ideologica in pubblici registri, oltreché di una settima per la quale è stata escluso, tuttavia, il vincolo associativo.
L’ordinanza – che prevede per quattro indagati la misura degli arresti domiciliari (una delle quali non ancora eseguita), per due l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (uno dei quali rimasto non eseguito) e per la restante il divieto di esercitare ‘l’attività lavorativa — giunge al termine di una complessa e articolata attività investigativa condotta su delega dell’ufficio dai militari dell’Arma dei Carabinieri, Le indagini, supportate da attività tecniche e pedinamenti, oltre che da acquisizione documentale, hanno permesso di ricostruire le attività svolte da un’associazione per delinquere finalizzata al reperimento, anche con modalità fraudolente, di equini che, malgrado non destinati alla produzione alimentare (NO DPA) venivano illecitamente avviati verso la macellazione clandestina.
Ciò ha determinato l’immissione sul mercato per il consumo umano di animali sottoposti in vita a trattamenti farmacologici non accertabili oltreché incompatibili con la finalità alimentare; il tutto con conseguente grave pericolo per la salute pubblica nonché sottoponendo gli animali interessati a trattamenti crudeli che ne comportavano come esito la morte, per raggiungere il fine suddetto l’organizzazione, una volta acquisiti anche gratuitamente gli animali dai proprietari degli stessi – ai quali veniva taciuta la finalità della macellazione – provvedeva ad inviarli in Puglia verso i macelli clandestini, e dove si perdevano definitivamente le tracce dell ‘ animale.
Ciò avveniva mediante registrazioni di spostamenti fittizi nella Banca Dati Nazionale degli Equini dalla quale venivano eliminati giovandosi illecitamente di un escamotage nel sistema informatico che consentiva l’eliminazione dei capi senza doverne indicare la sorte (impiego del cosiddetto “codice Z”) Tale ultima attività veniva compiuta mediante la collaborazione compiacente di allevatori anche umbri nonché di un funzionario autorizzato alle registrazioni in Banca Dati.
In alcuni casi gli animali, stipati nei camion, arrivavano a destinazione già morti. Sequestrato anche un locale adibito alla macellazione abusiva degli animali.