E' stato presentato a Perugia oggi pomeriggio alle 16 presso la Sala del Consiglio di Palazzo Cesaroni il progetto “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, iscritto nel 2011 nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Si tratta di una candidatura seriale, unica nel suo genere, per aver racchiuso in un solo sito sette importanti testimonianze monumentali dei “Longobardi italiani”: del sito fanno parte la Basilica di S. Salvatore a Spoleto e il Tempietto sul Clitunno a Campello.
Il progetto è stato presentato per la prima volta in Italia, in occasione di un evento promosso dall’Università degli Studi di Perugia, a cura di Donatella Scortecci, docente dell’Ateneo umbro, che ha coordinato il dossier scientifico con una equipe di studiosi di assoluto prestigio: Mariarosa Salvatore, Marcello Rotili, Marina De Marchi, Alessandra Quendolo, Luca Villa, sotto la direzione tecnico-scientifica di Angela Ferroni, funzionaria del MIBAC. Ad introdurre l'evento l'assessore Donatella Porzi, la quale ha affermato che “due dei sette siti sono umbri e ne siamo orgogliosi. Siamo contenti che la candidatura sia stata accettata in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia”. A lei ha fatto seguito l'assessore Bracco: “i longobardi hanno avuto un ruolo fondamentale per la nostra regine e sono parte della nostra storia. Hanno contribuito a costruire borghi e città e lasciato testimonianze negli usi e nei costumi, nei, toponimi, fino ad entrare nella nostra storia. Il riconoscimento del nostro patrimonio accende sui monumenti di Spoleto e Campello l'attenzione facendolo conoscere al mondo”.
La presentazione, realizzata con il patrocinio dell’Unesco, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria, la Regione dell’Umbria, la Provincia di Perugia, i Comuni di Campello e Spoleto, la Camera di Commercio e l’associazione Italia Langobardorum, che rappresenta tutti i sette beni iscritti, ha voluto promuovere un dialogo costante tra conoscenza, promozione, tutela, riqualificazione paesaggistica e valorizzazione socio-economica dei territori di riferimento delle aree.
Donatella Scortecci ha precisato: “i longobardi arrivarono nel VI secolo in Italia dalla Scandinavia. Giungendo in Italia i longobardi si arricchiranno di molti gruppi etnici che durante i secoli influirono sul popolo longobardo con diverse fasi di trasformazioni, e cambiarono diverse volte il loro nome trasformandosi per la loro natura di migranti in popolo guerriero al fine di erodere terreno all'Impero Romano.
Testimonianze in Umbria si trovano nella necropoli di Nocera umbra e Castel Trosino. I longobardi in Italia riuscirono a mantenere una propria specificità territoriale. I monumenti furono realizzati proprio per ostentare il potere delle classi che le commissionavano, fatto che si può notare bene nei monumenti di Spoleto”.
L’iscrizione ha coinciso fatalmente con i festeggiamenti per l’Unità Nazionale, le cui radici vanno ricercate proprio in quel medioevo barbarico di cui il popolo longobardo fu primo attore in Italia. Lo studio ha permesso di riconsiderare in modo ampio e interrelato la loro cultura evidenziando le peculiarità e i caratteri comuni dei siti; ampliando la prospettiva d’indagine anche ad ambiti sovranazionali, con i quali sono stati istituiti interessanti raffronti, in grado di spiegare e giustificare l’eccezionalità del portato dei Longobardi. Partiti dalla Scandinavia, giunsero nel nostro paese dopo una lunga peregrinazione attraverso l’Europa del nord. Nel VI secolo iniziarono progressivamente ad occupare la penisola, spartendola con i Bizantini. “Il popolo dalla lunga barba”, a contatto con la straordinaria cultura mediterranea, si trasformò da tribù analfabeta e guerriera in popolo raffinato e amante della tradizione classica, cristianizzato ma rispettoso delle proprie tradizioni nordiche. I beni iscritti sono profondamente diversi ma rappresentano, tutti, le eccellenze di questa nuova identità dei Longobardi in Italia.
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