Altro passo verso il commissariamento formale (che nella sostanza, a giudizio del commissario Walter Verini, è gia avvenuto) dell’Assemblea umbra del Pd. Ed altro passo verso lo scontro finale con la maggioranza di quella stessa Assemblea, che non si rassegna ad essere azzerata e quindi esclusa dalla partita in vista delle regionali di autunno. E da qui a lunedì – giorno per il quale il commissario Verini ha chiamato a raccolta, insieme alla sua “Segreteria”, eletti ed esponenti del Pd a vario livello – può accadere davvero di tutto.
L’adunata dem
Spiega Verini: “Lunedì prossimo ci ritroveremo, come gruppo dirigente effettivo e allargato del Pd umbro (segretari città, sindaci, parlamentari, consiglieri regionali, membri assemblea nazionale, personalità) per cominciare a costruire e decidere insieme il percorso, i programmi, le alleanze, le candidature che porteranno il Pd, tante forze civiche, progressiste e riformiste di questa regione, ad affrontare uniti la sfida delle prossime regionali. Una sfida, nonostante le evidenti difficoltà e problemi che abbiamo attraversato e ancora attraversiamo, del tutto aperta“.
Il nemico verso il quale il commissario invita a puntare i cannoni è all’esterno: “Siamo convinti – prosegue – che una destra divisa e dannosa per l’Italia sarebbe altrettanto dannosa per l’Umbria. E la società regionale ne è consapevole“.
La volontà di Zingaretti
Ma intanto la battaglia è ancora una volta dentro il partito. E non è propriamente un mero allenamento. Una battaglia per il controllo del partito, in un momento in cui si decidono candidature e alleanze per le regionali. Perché è chiaro che nel percorso avviato lunedì tutti i convocati avranno una funzione consultiva e di supporto al commissario, al quale spetterà l’ultima parola. Qualora invece il confronto fosse all’interno dell’Assemblea, Verini (che ne è presidente) dovrebbe fare i conti con la maggioranza nata dal “compromesso storico” Bocci – Marini.
Prosegue Verini: “Per questo credo ci siano e ci debbano essere tutte le condizioni per mettere da parte polemiche interne, estremismi rissosi e concentrarci su cose che interessano i cittadini: le nostre idee su quale Umbria vogliamo costruire in futuro, quale sostenibilità ambientale (che significa qualità della vita e dell’ambiente ma anche crescita e occupazione);quali proposte per il lavoro; per la trasparenza e la legalità. E tanto altro ancora. Mettiamo quindi da parte polemiche ormai superate sulla validità o meno di questo o quell’organismo“.
A Verini il “Manifesto per la nuova stagione”
“La volontà del segretario nazionale, lo scorso 12 aprile – afferma – era chiara. Già oltre un mese fa, ricordo, ho ricevuto una lettera della segreteria nazionale con la quale mi si chiedeva – come commissario – di procedere alla nomina del tesoriere ‘vista la decadenza dell’assemblea regionale e degli organi da essa deliberati’. Successivamente – è noto – ci sono state nel Pd umbro prese di posizione contrarie a questa interpretazione“.
“Carissimo commissario…”
E di fronte alle rivendicazioni dei “104” dell’Assemblea (pronti ad iniziative eclatanti sul piano formale e sostanziale), in attesa di un atto chiaro della Direzione nazionale e di un pronunciamento definitivo del segretario Zingaretti in prima persona, Verini mostra la lettera che gli è stata inviata circa una settimana fa da Andrea Martella (coordinatore della Segreteria nazionale) e di Stefano Vaccari (responsabile organizzazione) che per il commissario “conferma inequivocabilmente la determinazione originaria“.
Questo il testo della missiva:
“Carissimo,
a seguito della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il segretario regionale dell’Umbria, con conseguente privazione della sua libertà personale, la direzione nazionale ha disposto il commissariamento del Pd umbro e la nomina di un commissario allo scopo di svolgere le funzioni del segretario, nel frattempo dimessosi dalla carica e dal partito. In seguito a tali eventi il Pd nelle elezioni locali ha riportato sconfitte, che segnano in negativo l’andamento elettorale rispetto al resto del panorama nazionale. Nonostante i tentativi esperiti allo scopo di dare al partito un assetto dirigenziale provvisorio, condiviso e plurale non si è placata una aspra conflittualità interna che, anche a causa di prese di posizione pubbliche, ha ulteriormente esposto il nostro partito al rischio di un grave discredito. A tale situazione occorre reagire ristabilendo un quadro di chiarezza e mettendo il Pd umbro nelle condizioni di rivolgersi alla società regionale con il necessario grado di discontinuità. Si ritiene a questo punto opportuno e necessario ribadire che, al fine di celebrare in un tempo congruo un congresso che riavvii il normale svolgimento della vita democratica interna, ai sensi dell’Art. 17 dello Statuto, su delega espressa del Segretario, si intendono revocati tutti gli organismi del Pd umbro eletti congiuntamente al segretario Bocci”.
Andrea Martella Coordinatore della Segreteria
Stefano VaccariResponsabile Organizzazione
Sanitopoli e rissosità, le cause della sconfitta
Insomma, anche l’Assemblea umbra dem era da sciogliere. Perché il segretario dimissionario era agli arresti domiciliari; perché a seguito di Sanitopoli il Pd umbro ha perso alle amministrative più che in altre parti d’Italia; perché resta la conflittualità interna che getta grave discredito sull’intero partito.
“La sostanza politica – ribadisce Verini – era chiara fin dall’inizio. Ora lo è anche di più. Credo anche quella formale. Non possiamo costringere tutti a pensarla allo stesso modo, anche su questioni come queste. Tuttavia ci sembra chiaro, urgente e necessario che adesso si passi, tutti insieme e con una fortissima apertura alla società, a una fase davvero nuova. Quella in cui il Pd discute e decide di come portare in dote alla nostra terra e all’alleanza che costruiremo, il meglio delle nostre esperienze di governo regionale e locali insieme ai necessari elementi di discontinuità e forte innovazione che gli umbri si aspettano“.
I “ribelli/resistenti” non ci stanno
Ma il gruppo dei “104” (ribelli o resistenti, a seconda da che parti si osservi la disputa) non si accontenta. Anche perché, da Roma, arriva la notizia che è stato fatto solo un pezzo del passaggio previsto per il commissariamento dell’Assemblea umbra (cioè richiedere il parere della Commissione di garanzia) ma una delibera formale della Direzione non c’è. E senza quella, i “104” si sentono in carica a tutti gli effetti.
“Verini continua a far finta di non capire. Le lettere non contano nulla e lui lo sa” commentano. Ribadendo che per commissariare l’Assemblea regionale “serve un provvedimento che ad oggi non c’e stato“.
“Verini – commentano ancora – concepisce la democrazia in modo strano: crede che spetti a lui (che ha perso il Congresso e che e stato nominato in virtù dell’essere presidente dell’Assemblea regionale) il diritto di decidere il gruppo dirigente, chi ne fa parte e chi ne è escluso. Forse riunire l’Assemblea sarebbe stato un gesto di correttezza e trasparenza. Rifiutare la discussione in un organismo legittimato dagli elettori la dice lunga sulla considerazione dei cittadini. Del resto – arriva l’affondo – non stupisce questo atteggiamento da chi non è mai passato per un’elezione democratica ma sempre cooptato da capibastone o capocorrenti nazionali“.
Verini, dunque, può convocare “chi crede“, ma spetta “al segretario nazionale decidere sull’Assemblea ed alla Segreteria nazionale individuare le strade migliori per garantire una gestione plurale e inclusiva“. A tutti, poi, spetterà ovviamente valutare le eventuali scelte.
“104” più o meno
A questo punto, se da Roma non riusciranno a metterci una pezza convincente e soprattutto che tenga un po’ gonfia la ruota per questa campagna elettorale già in salita, visto che nessuna delle parti intende recedere, si potrebbe passare dalle lettere alle carte bollate. Un epilogo che spaventa qualcuno dei 104 firmatari del documento con cui, un mese fa, si chiedeva a Verini di convocare l’Assemblea. “Sul piano formale abbiamo ragione, ma in questo modo andiamo tutti contro un muro” è la valutazione fatta da alcuni. E c’è anche chi sta provando a “trattare” direttamente con Verini. Di certo, qualche telefonata è arrivata in via Bonazzi per far togliere la firma a quell’appello pro-Assemblea. Che quindi non sarebbe più l’appello dei “104”, ma dei “104 meno”. D’altra parte, però, non tutti coloro che criticano le mosse di Verini, chiamato il Re Sole per come sta gestendo il partito dopo il commissariamento, erano usciti allo scoperto mettendo da subito la propria firma in quel documento. Che dunque sarebbe stato dei “104 più”. Tra più e meno, in queste ore si fa la conta su quanti sono pronti ad andare sino in fondo. Perché i numeri, in politica, sono sostanza.