Gavotte, Sarabande e Minuetti. Danza e commedia dell’arte, musica d’Ensemble orchestrale serrata e senza respiro, parrucche alla Balanzone fatte di bigodini incollati e costumi di scena coloratissimi oltre ogni ragionevole dubbio. Tutto questo è La Finta Tedesca di Johann Adolf Hasse, andata in scena ieri sera per la sua prima rappresentazione in tempi moderni al Piccolo Teatro di San Nicolò di Spoleto per la 69^ Stagione del Teatro Lirico Sperimentale.
Nel rodato palinsesto dello Sperimentale non poteva mancare la riscoperta di una chicca musicale, che “banalmente” annoveriamo tra le Opere Buffe. In realtà una simile partitura, nella sua semplicità e nella sua rappresentazione scenica, frutto di un collaudato schema drammaturgico, nasconde nicchie di libertà a favore degli interpreti, registi, orchestra, cantanti e attori per le migliorie e gli arricchimenti del caso, che ne fanno una straordinaria novità ogni volta.
Ed è così che La Finta Tedesca vista a Spoleto è il risultato di una ricerca accurata, che sorprende e diverte il pubblico della prima. Merito anche dello splendido lavoro critico di Claudio Toscani, Direttore del Centro Pergolesi, responsabile della collana “Intermezzi napoletani del Settecento”.
«Abbiamo avviato la cura di una raccolta di intermezzi napoletani inediti – racconta il professor Toscani – Una collana pubblicata dalle Edizioni ETS in collaborazione con il Centro Studi Pergolesi, Centro Interdipartimentale di Ricerca dell’Università degli Studi di Milano. Il nostro progetto è quello di almeno un’edizione all’anno e per ora abbiamo i fondi necessari. La finta tedesca è un esempio di quello che prevediamo essere un repertorio molto interessante, vivace e moderno. La musica è di ottima qualità. E’ davvero una sorpresa».
Una sorpresa divertente e moderna. «Sia gli interpreti della commedia dell’arte sia quelli degli intermezzi comici – scrive il professor Toscani – assumono il comportamento dei tipi ben caratterizzati e stabili della tradizione delle maschere, che sono al tempo stesso parodie di personaggi regionali».
E la trama è semplice da sintetizzare. La bella serva Carlotta, giovane e furbetta, che mette in scena ogni astuzia e i più esilaranti travestimenti per farsi sposare dal ricco e candido Pantaleone. Il quale, a sua volta, pur amando già la ragazza, non vuole i fastidi del matrimonio. Alfine, si arriva all’accordo che rende tutti soddisfatti: il sogno d’amore è coronato, come pure quello della promozione sociale. E vissero tutti felici e contenti.
Nel cast, a vestire i panni della giovane graziosa e del vecchio barbagianni, inscenare la pazzia simulata e il finto duello, ci sono i giovani cantanti dello Sperimentale che si alterneranno nelle repliche del 19 e 20 settembre: i soprani Rosaria Fabiana Angotti e Sabrina Cortese (nella prima del 18 settembre), i baritoni Tommaso Barea e Eugenio Di Lieto (nella prima del 18 settembre).
Accompagnati dall’Ensemble O.T.Li. S. diretto dal maestro Francesco Massimi al clavicembalo e formato da Lorenzo Fabiani, Valerio Quaranta, Ilaria Metta, Margherita Pelanda, Anna Chiappalupi (violini), Andrea Pomeranz (viola) Matteo Maria Zurletti (violoncello), Giuseppe Zago, Emanuele Giunta (corni). I costumi sono di Clelia De Angelis.
Ma ciò che colpisce più di altro l’attenzione della platea del Piccolo Teatro di San Nicolò è lo strampalato linguaggio usato nel libretto. Una sorta di scilinguagnolo dulciniano del tipo di quello usato da Frate Salvatore ne Il nome della Rosa (per intenderci quello del Penitenziagite ndr.) dove la mescolanza di termini regionali con alitterazioni germaniche o roboanti frasi latine, usate come armi contundenti per spaventare un avversario, sono il frutto di una certosina ricostruzione di ciò che probabilmente circolava in terra italica intorno ai primi anni del 1700. Divertente e assurdo nella sua spavalda semplicità recitativa.
Come sempre solida, partecipata, ma sopratutto divertita la direzione d’orchestra di Francesco Massimi, figura “alta” ( Massimi è ben oltre il metro e novanta di altezza ndr.) ed inimitabile di musicista e ormai spoletino ad honorem.
Fulminante la regia di Luca Bargagna che nella tradizionale scena scarna del Piccolo Teatro, ricrea situazioni ed imprime ritmi serrati, con quattro sedie, due casse e poco più, obbligando i cantanti ad una sovrabbondanza di balzi e rotolamenti che mettono a dura prova il diaframma e la voce. Fa sorridere il pubblico persino l’azzardato duello a suon di boxe con tanto di guantoni tra i due protagonisti. E nonostante il funambolismo registico la soprano Sabrina Cortese e il baritono Eugenio Di Lieto fanno la loro splendida figura vocale dimostrando in più ottime doti sceniche. Il tutto sotto la sorveglianza operosa, quanto silenziosa, del mimo Jacopo Spampanato, sorta di Jaques Tati in salsa operistica. Tra il pubblico anche l’assessore alla Cultura del Comune di Spoleto, Gianni Quaranta.
Repliche, da non perdere, questa sera, 19 settembre, alle ore 21 e domani, 20 settembre, alle 17 sempre al Piccolo Teatro di San Nicolò di Spoleto.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)