E' quello che, insieme alle foto del piccolo Alex insanguinato, Katalin avrebbe mandato a un suo conoscente | Il padre: ce l'ha la polizia ungherese
Un audio, registrato e inviato a un suo amico, in Ungheria. “Ho ucciso mio figlio“. L’avrebbe inviato Katalin Erzsebet Bradac, la 44enne ungherese in carcere a Perugia con la terribile accusa di aver pugnalato a morte il piccolo Alex, di soli due anni.
Il papà di Alex conferma il suo racconto
in attesa di poter riferire agli inquirenti italiani
Di quell’audio inviato tramite Whatsapp ha subito parlato il padre del bambino, Norbert Juhasz, da noi contattato. E poi la tv ungherese.
Norbert non sa darsi padre per una tragedia che forse poteva essere evitata, dopo la sua segnalazione della scomparsa della donna e del bambino, che il tribunale di Budapest aveva affidato temporaneamente al padre.
Il padre di Alex: non si può chiamare madre,
spero sconti una degna punizione in Italia
I messaggi con la macabra foto
A far scattare nuovamente l’allarme, quando ormai però la tragedia si era consumata, la foto inviata da Katalin al figlio 18enne, che vive in Ungheria. Una foto macabra, in cui si vede il piccolo Alex con la maglietta insanguinata, su cui sono evidenti i tagli delle coltellate.
Foto che il giovane, inorridito, invia subito al padre di Alex. Che si rivolge alla polizia ungherese.
Quella foto, secondo quanto racconta lo stesso Norbert, sarebbe stata inviata da Katalin a più persone. Tra cui a un responsabile dell’Associazione di padri separati, a cui Norbert si era rivolto pe rla causa di affidamento. Ma non a lui, che l’ha ricevuta appunto dal figlio 18enne della donna. In almeno un caso – sempre secondo quanto riferisce Norbert – la foto sarebbe stata accompagnata da un messaggio in cui Katalin dice che ora il bambino non lo avrà nessuno. Riferendosi evidentemente alla lite giudiziaria con il padre per l’affidamento del piccolo.
Una telefonata nella notte:
così l’orrore è arrivato a Po’ Bandino
La confessione: “Ho ucciso mio figlio”
A un altro suo amico – che poi si è recato in polizia – Katalin avrebbe poi inviato il messaggio audio. Una confessione, a tutti gli effetti. Registrato dopo che, secondo gli inquirenti, avrebbe ferito mortalmente il suo bambino ne pressi del rudere dell’ex cabina Enel di Po’ Bandino. Prima della corsa verso il supermercato con il corpicino in braccio, per quella che, secondo gli inquirenti, è stata l’ennesima messa in scena di un delitto forse premeditato, forse per vendetta verso il padre di Alex.
Anche se la donna, nelle poche dichiarazioni rese agli inquirenti e anche attraverso il suo avvocato Enrico Renzoni, continua a professarsi innocente nonostante i pesanti indizi contro di lei.
Ecco perché la Procura di Perugia ha chiesto alle autorità ungheresi di venire in possesso quanto prima di quell’audio, per poterlo ascoltare dopo averne accertata l’autenticità.