Di ritorno da Londra, Giovanni Boni racconta la sua esperienza come medico della nazionale italiana di ciclismo fuoristrada. Il medico folignate (tra l’altro anche presidente dal 2006 della Federazione Medici Sportivi Italiani dell’Umbria) ha infatti accompagnato durante le recenti Olimpiadi la squadra azzurra di Mountain Bike e Bmx.
“È stata un’esperienza fantastica – afferma Boni – di grande impegno ma anche di grande soddisfazione. Quella di Londra è la seconda Olimpiade a cui ho partecipato dopo l’esperienza di Pechino. Ed ancora una volta è stata un'emozione molto forte rappresentare la mia regione ad un evento sportivo così importante”.
“Seguo questi ragazzi da tanti anni – prosegue ancora Boni – e sono orgoglioso di aver contribuito con la mia competenza scientifica a far raggiungere dei risultati importanti a sportivi di alto valore atletico”.
Per il medico azzurro, infatti, l’esperienza londinese è stata di arricchimento umano e professionale, grazie alla buona prestazione degli atleti italiani alle finali di Bmx e soprattutto di Mountain Bike che si sono svolte negli ultimi giorni di gare alle Olimpiadi.
Per quanto riguarda la Mountain Bike è arrivata anche la prima medaglia nella storia del fuoristrada. Una medaglia di bronzo storica per il MTB maschile italiano, la prima vinta alle Olimpiadi. Con Paola Pezzo l’Italia aveva già ottenuto due medaglie d’oro, ma per i maschi non era mai accaduto di salire sul podio.
“Neppure la più grande delle sfortune – racconta Boni – è riuscita a strappare il podio a Marco Aurelio Fontana nel cross country olimpico, con uno storico bronzo ottenuto senza sella nella fase decisiva. Una strepitosa prestazione dell’azzurro tradito dall’incidente mentre lottava per l’oro poi vinto dal ceco Jaroslav Kulhavy in volata sullo svizzero Nino Schurter. Impresa riuscita grazie alla forza d’animo dell’azzurro, che ha pedalato tutto il tratto finale alto sui pedali”.
“Per quanto riguarda la Mountain Bike – aggiunge il medico – è stato affascinante ed emozionante seguire i nostri atleti, ma in particolare il giovane Marco Aurelio Fontana, e la sua vittoria è merito anche di tutto lo staff. Un grande ringraziamento va anche all'allenatore Hubert Pallhuber, al segretario del settore fuoristrada Mauro Centenaro per aver formato una squadra competitiva in un ambiente sportivo, quello della mountain bike, che è molto difficile, perchè lo sport è molto duro e i ragazzi che lo praticano, dopo tante fatiche e dopo pochi risultati, l'abbandonano spesso anzitempo”.
Invece, in merito all’esperienza in generale delle Olimpiadi, dichiara Boni “ho avuto la possibilità di partecipare ad un avvenimento epocale, con la vittoria di uno sportivo italiano di una qualsiasi specialità federale che era anche la vittoria di tutti. Ho avuto modo di incontrare anche altri collaboratori umbri, come Fabio Morbidini, terapista della boxe, e presidenti federali come Luciano Rossi del tiro a volo e Franco Falcinelli del pugilato. Prima di partire ho ricevuto anche gli auguri del presidente del Coni Umbria Valentino Conti, che mi ha fatto un caloroso ‘in bocca al lupo’ oltre a complimentarsi dopo il mio ritorno”.
La vittoria di Marco Aurelio Fontana ha coronato quindi l’impegno di tutto lo staff della mountain bike, anche di quello sanitario, guidato proprio dal medico umbro, che ha assistito gli atleti in tutte le trasferte fatte nel quadriennio in giro per il mondo.
Dopo Pechino, infatti, in questi anni si sono svolte gare in Australia, in Sudafrica, in Canada, ed in molti Paesi d’Europa.
Prima di partire per le Olimpiadi di Londra, Giovanni Boni aveva accompagnato la nazionale di ciclismo fuoristrada in altre due tappe importanti, ottenendo anche in questi casi risultati eccellenti. Nella trasferta a Mosca per i Campionati Europei di Mountain Bike la squadra azzurra è arrivata prima nella staffetta. Mentre durante i Campionati Mondiali di BMX a Birmingham, in Inghilterra, con la nazionale italiana era presente anche il giovane perugino Diego Verducci che è arrivato quinto alle finali mondiali della sua categoria (15 anni). A completare la “squadra umbra” c’era anche Francesco Gargaglia, sempre di Perugia, ed allenatore della nazionale di BMX e trainer personale di Diego Verducci.