La Regione: niente proroga caccia al cinghiale | Da domani squadre per individuare carcasse

La Regione: niente proroga caccia al cinghiale | Da domani squadre per individuare carcasse

Redazione

La Regione: niente proroga caccia al cinghiale | Da domani squadre per individuare carcasse

Gio, 27/01/2022 - 17:49

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In Commissione l'audizione di associazioni venatorie e agricole per le misure contro il rischio della peste suina africana

Ad associazioni venatorie e agricole la Regione ha ribadito la propria posizione di fronte all’ipotesi di prolungare la caccia al cinghiale: non si può. Nonostante la richiesta provenga anche da esponenti della maggioranza. Tra loro il presidente della Seconda Commissione consiliare, Valerio Mancini, che insieme alla collega della Terza Commissione, Eleonora Pace, in seduta congiunta ha invitato in audizione i rappresentanti delle associazioni venatorie e agricole per parlare delle misure per contenere la presenza dei cinghiali e quindi il rischio del diffondersi della peste suina africana, dopo i casi dei cinghiali infetti trovati nel nord Italia. In Umbria l’idea è quindi di proseguire con la caccia di selezione, fino al 15 marzo.


Peste suina africana,
25 i casi finora accertati


Il giorno prima si era consumato l’ennesimo scontro sulla caccia tra Morroni e la Lega. Innescato dalle parole dette dall’assessore contro la proposta leghista di allungare la caccia al cinghiale. Con successiva replica, a mezzo stampa, del Gruppo del Carroccio.

In Commissione, questa mattina, Morroni non c’era. C’era invece l’assessore alla Salute, Luca Coletto. A rappresentare la Regione in materia di caccia, il
dirigente regionale Umberto Sergiacomi, per la Sezione Organizzazione
attività venatoria, i rappresentanti delle associazioni venatorie e di Cia,
Coldiretti e Confagricoltura.

Il “no” alla proroga

Al consigliere Valerio Mancini, presidente della Seconda commissione, che
chiedeva come mai nel Molise sia stata prolungata, in deroga, la caccia al
cinghiale, Sergiacomi, come fatto da Morroni in Aula, ha risposto che la misura è stata motivata dal fatto che in quella regione si sono verificati 17 giorni di piogge incessanti, un terzo della durata della stagione venatoria, ed è stato quindi deciso di aumentare l’incisività del prelievo.

“Non possiamo certo andare contro la legge 157 – ha aggiunto – semmai intervenire a livello nazionale per ampliare gli interventi previsti dalla legge”. Ipotesi impraticabile, soprattutto di fronte all’emergenza in atto.

Le ragioni dei cacciatori

Le associazioni venatorie insistono sull’opportunità di aumentare gli abbattimenti per ridurre la popolazione dei cinghiali (in Umbria la stessa Regione ne stima circa 70mila) e quindi i rischi di diffusione della peste suina africana. Perché se è vero che nelle zone infette vengono vietate caccia e pesca (ammessa solo la selezione dei cinghiali), perché questo potrebbe favorire la dispersione degli ungulati in altre aree, nelle zone dove la peste suina africana non è arrivata occorre ridurre la popolazione dei selvatici.

Braccio di ferro Lega – Morroni

Mancini e la Lega, anche sulla base di quanto emerso nel confronto con i cacciatori e gli agricoltori, intendono proseguire nella loro richiesta. Per quello che si prospetta come l’ennesimo confronto tra il Carroccio e l’assessore di Forza Italia.


Caccia ancora materia di contro
nella maggioranza


Task force di cacciatori e controlli negli allevamenti

“In Umbria non sono stati ravvisati casi di peste suina – ha ricordato
l’assessore Coletto – ma bisogna attivarsi immediatamente per prevenirne
la diffusione, per scongiurare sia problematiche legate alla patologia che
danni economici per le attività. Abbiamo costituito una task force di
intervento composta da squadre di cacciatori che battono il territorio per
recuperare eventuali carcasse e verificare se c’è la presenza di infezione
da peste suina. Stiamo partendo con le simulazioni di questo tipo di
attività di controllo del territorio per non farci trovare impreparati alla
peggiore delle ipotesi. Oltre al controllo del territorio si procederà nel
controllo delle infezioni e sull’anagrafe allevamenti. La nostra priorità
è tutelare una filiera che occupa un posto fondamentale nell’economia
dell’intera regione. Ci stiamo coordinando con i Ministeri di Salute e
Agricoltura e siamo in stretto contatto con le regioni contermini per un
monitoraggio della situazione che sia il più attento possibile”.

Le conseguenze in caso di infezioni accertate

“Se l’Umbria dovesse divenire zona infetta – hanno spiegato i
responsabili della Prevenzione sanitaria regionale – scatterebbero misure
quali il divieto di attività venatoria di qualsiasi tipologia, con deroga
per la sola caccia di selezione, azioni di ricerca delle carcasse e
smaltimento delle stesse. I Ministeri hanno previsto il divieto assoluto di
movimentazione nella zona infetta di prodotti a base di carne, la
macellazione immediata dei suini negli allevamenti familiari e programmata nei centri di allevamento, il divieto di movimentazione dei suini ad eccezione che per la macellazione”.

I timori degli agricoltori

Le associazioni degli allevatori hanno espresso grande preoccupazione: alla
prima carcassa infetta tutto il sistema verrebbe bloccato e ne risentirebbe
gravemente l’intera economia e soprattutto i piccoli allevatori di animali
allo stato brado o semibrado, che faticherebbero anche ad intercettare
eventuali ristori con specifiche tipologie di indennizzo. Le associazioni
venatorie chiedono una intensificazione delle attività di controllo ma anche
della caccia di selezione, uso di trappolamenti e perimetri di sicurezza,
foraggiamento del selvatico per evitare spostamenti degli animali. Oltre agli
allevamenti – è stato detto – bisogna tutelare anche quelle aree, come i
parchi, dove c’è maggiore concentrazione di selvatici. Occorre mettere da
parte le polemiche fra cacciatori, agricoltori e ambientalisti per accettare
criteri di rigoroso controllo scientifico, la posta in palio è la salvezza
del sistema economico legato alla filiera umbra di carni pregiate. Suggerite
anche misure di biosicurezza per il trasporto delle carcasse, con incentivi
per questo tipo di attività, la separazione fra la filiera del suino e
quella dei selvatici, evitando che questi ultimi siano portati nei mattatoi
ma siano invece visionati da veterinari nei centri di raccolta, anche per
ottenere la fiducia dei consumatori, perché se scoppiasse anche solamente la psicosi l’intero mercato crollerebbe”.


Filiera carni cinghiale,
un mattatoio si candida


Venerdì prime esercitazioni delle squadre di cacciatori

Domani, venerdì, ci sarà la prima prova di esercitazione delle squadre
per il rinvenimento immediato di tutte le carcasse nelle aree identificate.
“Una formazione per le squadre – ha detto Sergiacomi – e per farci trovare
pronti”.

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