Che l’Umbria e la provincia di Terni vivano una crisi occupazionale profonda è un dato di fatto, incontestabile. Lo dicono i numeri, quelli più aggiornati a disposizione, di fonte Istat e Inps. Da una parte c’è un problema quantitativo, perché negli anni della crisi (2008-2016) si sono perse migliaia di posti di lavoro (13mila a livello regionale, 4mila in provincia di Terni, tutti nel manifatturiero), dall’altra un problema qualitativo, perché il nuovo lavoro è sempre più precario e povero (solo il 19% dei nuovi rapporti attivati nel 2017 in Umbria è con contratti a tempo indeterminato, contro una media nazionale del 26%). E i problemi del lavoro, come noto, si riflettono poi sulla vita quotidiana delle persone: è proprio di oggiil nuovo dato Istat sulla spesa delle famiglie che aumenta leggermente a livello nazionale, mentre cala in Umbria (da 2336 euro mensili nel 2015 a 2250 nel 2016).
“Purtroppo, i numeri confermano che parlare di ripresa e dispensare ottimismo sulla situazione economica e occupazionale dell’Umbria appare quanto mai fuori luogo”, hanno detto stamattina nel corso di una conferenza stampa tenuta presso la Cgil di Terni, Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil regionale, e Attilio Romanelli, segretario generale della Camera del Lavoro di Terni. Per la Cgil, “anziché raccontare una storia che si scontra evidentemente con la realtà dei fatti”, sarebbe opportuno prendere atto della gravità della situazione e mettere in campo politiche alternative a quelle proposte fino ad oggi, “politiche di investimento pubblico e privato che possano creare occupazione stabile e di qualità, quell’occupazione che la politica dei bonus e degli incentivi non è riuscita invece a produrre”.
Da questo punto di vista, l’opportunità offerta dal riconoscimento di Terni-Narni come area di crisi complessa è fondamentale: “Tuttavia – ha osservato il segretario della Cgil di Terni, Attilio Romanelli – non vorremmo che l’occasione andasse sprecata per la mancanza di una regia e di una progettazione chiara da parte delle istituzioni. Per questo – ha aggiunto Romanelli – abbiamo chiesto con insistenza di effettuare una mappatura dei reali bisogni del sistema produttivo ternano, con particolare attenzione, ad esempio, alla questione ambientale e alla logistica, ma al momento non ci sembra di riconoscere una strategia complessiva che scongiuri il rischio di una distribuzione di risorse non realmente legata agli obiettivi fondamentali di creazione di buona occupazione e nuovo sviluppo del territorio”.