Carlo Ceraso
Sara Minciaroni
E’ stato fissato per martedì prossimo, 24 settembre, l’interrogatorio di garanzia di Maria Rita Lorenzetti, ex presidente dell’Umbria ed ex di Italferr (ieri ha rassegnato le dimissioni), ai domiciliari per l’inchiesta Tav Toscana che vede indagate 33 persone fra pubblici funzionari, imprenditori e tecnici. Ai domiciliari sono finiti in sei: l’ordinanza di custodia cautelare ha riguardato la Lorenzetti, Walter Bellomo (per il quale il pm aveva chiesto l’arresto in carcere), Furio Saraceno, Valerio Lombardi, Alessandro Coletta e Aristodemo Busillo. Fra cinque giorni dunque la ‘zarina’, com’è definita da sempre dagli avversari politici, potrà spiegare la propria versione dei fatti. Anche se di avversari veri e propri, nel mondo della politica, non ne ha mai avuti, anzi ironia della sorte si è dovuta sempre più guardare dalle faide interne al Pd che da quelle di Pdl e dintorni: grazie forse alla grande capacità di relazioni sviluppate dapprima in Parlamento e poi alla guida della regione verde d’Italia. Leggendo gli atti non è così difficile imbattersi in nome influenti della politica italiana, tutti estranei all’inchiesta: da Anna Finocchiaro (più volte menzionata da alcuni indagati nelle conversazioni telefoniche intercettate dai Ros) a Gianni Letta, Pierluigi Bersani, Antonio Catricalà, Massimo D’Alema, Clini, o al capo di gabinetto Mibac Salvo Nastasi, solo per citarne alcuni. O in quelli dei dipendenti della Regione dell’Umbria distaccati presso la sede di rappresentanza a Bruxelles che la Lorenzetti contatta per sapere su quali parlamentari europei può eventualmente fare affidamento in vista di un parere atteso dall’U.E.. Per il momento comunque ci sono le carte del gip Angelo Antonio Pezzuti ad incastrare la ‘cricca’ di cui, secondo l’accusa, la Lorenzetti sarebbe la punta di diamante. 450 pagine, numero tondo, che danno l’ennesimo spaccato della Roma degli affari poco leciti già tristemente cantata dal Trilussa. Fatta di conoscenze altolocate nei palazzi del potere che possono fornire sempre un valido aiuto per aggirare la legge, rendere pareri compiacenti, insomma per aggiustare le cose a danno dei contribuenti e della legge stessa. Piaceri da ricambiare con incarichi prestigiosi e posti di lavoro. Così lavorava per i pm la ‘squadra’ della Lorenzetti. E chi si metteva contro era ‘spacciato’.
FANGHI PER TERRA – Il fulcro dell’accusa si muove intorno ai fanghi di risulta della megatrivella Monna Lisa: rifiuti speciali che andrebbe smaltiti con inevitabili costi per le aziende che si sono aggiudicate l’appalto ferroviario. Così si prova e si riesce a farli passare per rifiuti normali, sversati in siti non autorizzati. Ma pagati da Italferr – che su questo aspetto sarebbe stata tratta in errore – almeno il doppio del costo reale (100 euro a tonnellata, come i 40-50 euro). Sul tentativo di traffico illecito di rifiuti a Lorenzetti viene descritta come colei che “operava e svolgeva attività nell’interesse e a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette, da cui poi pretendeva favori per il marito, e mettendo a disposizione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati”.
LA TRIADE – ma è dalla lettura delle contestazioni che vedono ben 14 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso di ufficio che si intuisce il modus operandi della ‘cricca’ (Saraceno, Lorenzetti, Lombardi, Bellomo, Coletta, Calandra, Casale, Lombardi, Brioni, Bonistalli, Ponzone, Mele, Incalza e Ferro). Lorenzetti e Lombardi (Rup di Italferr) “agivano in contrasto con gli interessi della stazione appaltante a conseguire l’esecuzione dell’opera a regola d’arte e nel rispetto dei costi preventivati, così operando in danno della stessa Italferr, anche con condotte illecite finalizzate ad influenzare e condizionare le determinazioni delle pubbliche amministrazioni interessate, in violazione di legge sulle autorizzazioni e sui vincoli di tutela ambientale e paesaggistica e ciò al precipuo scopo di favorire economicamente il general contractor Nodavia e il suo socio di maggioranza Coopsette”. Per gli inquirenti tutti e 14 si erano associati fra loro “con Lorenzetti, Valerio Lombardi e Saraceno (legale rappresentante Nodavia, n.d.r.) quali capi e promotori della associazione criminale, Alfio Lombardi, Bonistalli e Brioni quali aderenti con ruolo di vertice e di responsabilità strategica, gli altri quali partecipi associati” per commettere una “serie indeterminata di delitti” fra i quali abuso di ufficio e corruzione, gestione organizzata finalizzata al traffico di rifiuti.
IL TUTTOFARE BELLOMO – geologo, pubblico ufficiale quale membro della commissione Via del Ministero dell'Ambiente, Gualtiero Bellomo (detto Walter) si mette a disposizione “per stilare pareri compiacenti utilizzando documenti forniti dagli stessi interessati, permettendo di declassificare il fango di perforazione in terra non inquinata”. Inoltre, scrivono i pm, “rivelava informazioni riservate, monitorava posizioni e determinazioni sui altri membri della Via”. In favore di Bellomo come contropartita per l'apporto fornito per l'approvazione del Put e delle varianti all'autorizzazione paesaggistica (per il lavori Tav Firenze) e il rapido e positivo esame per la realizzazione dell'autostrada Cispadana appaltata ad Ati e Coopsette, sarebbero arrivati affidamenti di più incarichi nella Toto Costruzioni Spa a seguito di segnalazione di Lombardi di Italferr, per la realizzazione dei lavori ferroviari sulla tratta Cefalù-Castelbuono. Sempre Lombardi e Lorenzetti di Italferr avrebbero spinto per il conferimento a lui di un incarico da parte di Coopsette come consulente in materia ambientale per la realizzazione di una nuova tangenziale est milanese. Lo avrebbero aiutato anche ad essere riconfermato nella commissione Via interessando anche il ministro Clini. Il 28 settembre 2012 chiama l’ex governatrice perchè il ministro Clini ha disposto la soppressione della commissione Via e le fa presente l’importanza che lui resti nella costituenda commissione. La Lorenzetti, parlando con un certo Paolo (utenza registrata a nome del Partito democratico) dice, “no ti volevo dire invece di Bellomo, c’hai parlato con Clini?’. L’interlocutore risponde: si tutto a posto, tutto a posto, ma ti pare che non lo conosco che non so chi è, tranquillissimi!”. E sempre per Bellomo la Lorenzetti si sarebbe spesa per aiutarlo ad ottenere un posto di lavoro per una parente di Terni del geologo da far assumere in un market. A gennaio del 2013 qualcosa si rompe; Bellomo, come si legge nelle intercettazioni, sperava in una candidatura al parlamento nella circoscrizione siciliana per la quale, a sentirlo parlare, si sarebbe spesa sia la Finocchiaro, sia la Lorenzetti. Indubbiamente l’aiutino non arriva: Bellomo non verrebbe ‘calato dall’alto’, dovrebbe invece passare dalle primarie e così decide di ritirarsi. Ma la delusione resta tutta, minaccia di dimettersi dalla commissione Via anche perché “sono 10 anni che lavoro qui a Roma”, come a ricordare che qualcosa in cambio deve pure averla meritata per i suoi servigi. Torna sui suoi passi solo dopo che alcuni interlocutori ipotizzano un suo prossimo incarico nel nuovo governo. Cosa che non avverrà.
CI FANNO DIVENTARE BERLUSCONIANI – il 29 ottobre 2012 i Ros ‘ascoltano’ la telefonata Lombardi e la Lorenzetti. L’ingegnere ragguaglia la presidente sull’incontro avuto nel pomeriggio presso il ministero delle Infrastrutture. Lombardi aggiunge che i funzionari Mibac hanno annunciato che invieranno la lettera sulle Varianti alla procura di Firenze: “….hanno ribadito che loro…’cioè attenzione voi questa lettera metteteci tutti gli allegati percè dobbiamo mandarla poi alla prcura della repubblica’….tanto per cambiare….e quindi….anche sulle varianti ci hanno comunicato quelli dei Beni culturali che la Procura li ha già interessati affinchè ogni provvedimento che sarà preso su questo progetto sia trasmesso anche alla procura…”. E’ a questo punto che la ‘zarina’ reagisce alle attenzioni della procura: “oh!…ma tu ti rendi conto che cazzo!…che siamo diventati…ma io….ma veramente guarda…ma veramente ci fanno diventare berlusconiani…eh ma è così…ma è una follia quello che sta succedendo…una follia una follia proprio…comunque va bè intanto via!…ottimo lavoro…”
GLI AIUTI AL MARITO – Nel gennaio 2013 la Lorenzetti è raggiunta dall'avviso di garanzia per l'inchiesta Tav, in una telefonata intercettata “…L'altra cosa, poveraccio il marito mio, guarda a questo punto mi tocca veramente fargli un monumento… non c'entra un cazzo…nn è vero niente… l'unica cosa che lui c'ha è perché ha vinto una gara della Regione Emilia Romagna per una scuola del Comune di Novi…punto…che non gli ha portato nessuno…se non il fatto che hanno fatto bene l'offerta…io ti giuro proprio sono…perché poi si dice “prendeva incarichi per il marito”…ma di che cazzo parlano!!??”. Sarebbe questo l’unico ‘vantaggio’ che i pm contestano che la Lorenzetti perseguisse ma per la verità, a leggere le 450 pagine, non sembrano vi siano molti riscontri. E anche su questo l’avvocato Ghirga, legale della Lorenzetti, è pronto a dare battaglia dicendosi sicuro di poter dimostrare l’estraneità della sua assistita anche su questo asetto.
AMICI E NEMICI – In questa cornice chi osteggiava il progetto era il “nemico”, “lo stronzo”, “il bastardo”. Dalle conversazioni intercettate sull'utenza di un dipendente della Regione Toscana in aspettativa e in servizio presso la via del Ministero Ambiente, si comprende, secondo l'accusa, come la vicenda della rimozione dell'architetto Zita, sia stata concordata su richieste e pressioni della Lorenzetti e con decisione assunta dal presidente della Regione Toscana, “il quale, indipendentemente dalla buona fede nell'assumere tale decisione in vista della rapida evoluzione autorizzativa del procedimento istruttorio di Via, ha di fatto consentito all'associazione criminale, di escludere un funzionario pubblico scomodo, che poteva porre, come sicuramente avrebbe fatto, questioni di merito e di sostanza in tema di tutela ambientale”. Quelle che non facevano comodo all’aggiudicatario dell’appalto. Ma nel mirino della cricca non finisce solo Zita, cui ieri è giunta la solidarietà del comitato No Tav, ma anche l’assessore regionale Anna Rita Bramerini cui Rossi toglierà contestualmente la delega alla valutazione di impatto ambientale.
SCANDALO PER LA SCUOLA – un gran bel rischio, a leggere le carte della procura, lo hanno corso gli scolari della scuola “Ottone Rosai” di via dell’Arcovata a Firenze, un plesso scolastico costituito da tre edifici, contraddistinti sulle mappe con i numeri 178, 179 e 180, adiacente al luogo dove verrà effettuato lo scavo. Nel contratto è previsto che il plesso scolastico deve essere monitorato, lo scavo effettuato nel periodo di chiusura della scuola, il monitoraggio fatto su tutti gli edifici e vi è l’obbligo di “sospendere immediatamente l’avanzamento dello scavo e mettere in sicurezza il fronte dello scavo” nel caso del superamento della soglia di attenzone stabilita per il monitoraggio potendosi verificare dei danni agli edifici. La soglia di attenzione è fissata in 5 millimetri di scostamento. Alcune crepe vengono segnaate intorno al 12 settembre, “quattro crepette” commentano alcuni tecnici che rivelano al telefono come il monitoraggio non sia stato fatto ma, soprattutto, non sia stato comunicato alla Vigilanza il superamento della soglia di 5 mm. Va da subito chiarito che dalle carte non risulta che la Lorenzetti fosse a conoscenza della cosa, mentre sembrerebbe evidente la responsabilità dell’ing. Lombardi che il 9 settembre 2011 contestava al telefono a Saraceno: “Saracè – sbotta Lombardi – stiamo contravvenendo una prescrizione che dovevamo operare solamente nel periodo di vacanze e quindi ora…un fatto è se abiamo operato nel periodo non di vacanze e non è successo niente…se uniamo le due cose…le lesioni più il fatto che stiamo operando nel periodo in cui i bambini sono nella scuola….”. Il 19 settembre i lavori riprendono. Così Saraceno: “…abbiamo fatto una verifica con i progettisti, delle valutazioni….è uscito fuori che inettiamo con una quantità di miscela molto più bassa…mi pare circa un quinto rispetto a quella che facevamo…ingegnere noi stiamo iniettando….le dico….a bassissima quantità in pressione”. La preoccupazione di Lombardi non è legata, questo il pensiero degli inquirenti, tanto ai rischi conseguenti alle modalità dei lavori di Nodavia, quanto alle conseguenze che potrebbero derivare sul progetto qualora la notizia delle lesioni nella scuola fosse resa pubblica: “ora ci attaccheranno, ci massacreranno su questa cosa….è un danno di immagine…”. Devastante l’ultima perizia disposta dalla Procura di Firenze affidata all’ingegner Campedelli secondo la quale la realtà sarebbe molto più grave dei fatti come contestati all’inizio: “i lavori sarebbero continuati per tutto il mese di ottobre 2011 con le lezioni in corso e con un sollevamento della struttura scolastico che aveva superato i 4,5 centimetri”
LE REAZIONI – poche, pochissime le reazioni e i commenti da parte della politica, a dimostrazione che la Lorenzetti può vantare ancora molta stima tanto a sinistra che a destra. A quarantotto ore dall’arresto si limitano a 3-4 le dichiarazioni ufficiali. Dopo quella di Ronconi (Udc) che ha espresso “vicinanza umana alla Lorenzetti che vive, con la sua famiglia, un momento assai difficile”, oggi è arrivata quella della presidente regionale Catiuscia Marini solitamente restia a commentare vicende giudiziarie: “Il provvedimento restrittivo assunto dal gip di Firenze nei confronti di Maria Rita Lorenzetti – scrive in una nota – non può non colpire tutti noi e l’Umbria, la terra nella quale lei ha svolto da protagonista importanti funzioni politiche ed istituzionali. Non è mio costume commentare in alcun modo indagini e provvedimenti della magistratura, della quale rispetto convintamente l’autonomia della funzione a garanzia di tutti i cittadini. Peraltro, si tratta di vicende che attengono a società nazionali delle quali non ho alcuna diretta conoscenza. La conoscenza che io e tanti protagonisti della vita politica e civile dell’Umbria abbiamo avuto negli anni con Maria Rita Lorenzetti mi portano ad esprimere con sincerità vicinanza e comprensione per lei e la sua famiglia, che vivono questi giorni con dolore ed angoscia. Sono certa di interpretare i sentimenti di umana comprensione di tanti di noi impegnati in politica, ma anche di moltissimi cittadini dell’Umbria che hanno conosciuto Maria Rita Lorenzetti“. Cirignoni (Lega Nord) e Nevi (Pdl) chiedono invece che venga fatta chiarezza sull’eventuale uso della struttura regionale a Bruxelles. “In questo momento – dice Nevi – non ci può essere neanche il sospetto che i nostri uffici prendano ordini da chi con la Regione non c’entra più nulla”. Più caustico Cirignoni che chiede “l’immediata sostituzione di tutto il personale distaccato a Bruxelles”.
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