Inchiesta 'ndrangheta a Perugia, Romizi: "E' la battaglia di tutti" - Tuttoggi.info

Inchiesta ‘ndrangheta a Perugia, Romizi: “E’ la battaglia di tutti”

Redazione

Inchiesta ‘ndrangheta a Perugia, Romizi: “E’ la battaglia di tutti”

Il punto sull'inchiesta, il ruolo della politica, l'amarezza personale, la difesa della città e delle sue Istituzioni
Lun, 16/12/2019 - 20:59

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Il sindaco Andrea Romizi ha fatto il punto sull’inchiesta da cui sono emerse infiltrazioni della ‘ndrangheta in Umbria e a Perugia. Ecco il testo integrale.

“Come sindaco di Perugia ritengo doveroso intervenire in questa aula a seguito delle notizie emerse dall’inchiesta condotta dalle Procure di Reggio Calabria e Catanzaro.

L’operazione

Il 12 dicembre scorso la maxi operazione contro la ‘ndrangheta, che ha portato all’arresto di 27 persone e al sequestro di 10 milioni di euro, ha coinvolto l’Umbria e Perugia, dimostrando – come ha detto il procuratore capo antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri – la presenza della ‘ndrangheta in Umbria in modo sistematico.

Due le indagini parallele portate avanti dalla Polizia di Stato (tre le squadre mobili coinvolte, Catanzaro, Reggio Calabria e Perugia), denominate rispettivamente Infectio – sotto la direzione della procura distrettuale antimafia di Catanzaro (Nicola Gratteri)- e Core Business – della procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria (procuratore capo Giovanni Bombardieri).

Quattro le cosche calabresi coinvolte, nonché le loro proiezioni in Umbria.

Gli affari della ‘ndrangheta

L’operazione ha fatto emergere, tra l’altro, un ingente traffico di droga destinata al mercato umbro e di armi, reati economico-finanziari con estorsioni, truffe alle banche e, in generale, l’inquinamento del tessuto economico regionale. Tre le società sequestrate in Umbria, a Marsciano, Torgiano e Corciano (in tutto 11, tra Roma, Milano, Latina e appunto l’Umbria). A riguardo, come già anticipato in una precedente nota stampa, la città plaude al lavoro delle Procure interessate, oltre a quello delle Forze dell’Ordine impegnate nell’operazione; in particolare permettetemi di sottolineare il lavoro portato avanti dal dott. Messina, già Questore di Perugia, e dal dott. Chiacchiera, concittadino e già dirigente della Squadra Mobile della Questura di Perugia, verso i quali esprimiamo viva riconoscenza per il fondamentale impegno profuso non solo con riferimento ai fatti di cui oggi trattiamo, ma anche per quanto compiuto in questi anni nell’azione di contrasto alle attività malavitose nella nostra provincia.

Gli anticorpi dello Stato e di Perugia

Ancora una volta, lo voglio ribadire, lo Stato ha dimostrato di avere gli strumenti e le capacità necessarie a difenderci, a difendere questo nostro territorio dai tentativi di infiltrazione e dalla penetrazione mafiosa, da parte della criminalità organizzata, nazionale o straniera che sia. Oggi, come negli anni scorsi, quando vennero portate avanti altre importanti azioni di investigazione, la città non vuole e non può sottovalutare i segnali che evidenziano una presenza della ‘ndrangheta che si consolida ed il suo pervicace tentativo di intromissione nel tessuto cittadino per sviluppare le proprie attività illecite.

Come in altre circostanze, Perugia saprà attivare tutte le azioni utili ad arginare ogni infiltrazione mafiosa, in collaborazione con le diverse componenti dello Stato. Questo non può sottacere la necessità di un richiamo alla città, ai singoli cittadini, alle Pubbliche Amministrazioni e alle imprese, a tenere alta la guardia, ad alzare ancor più le barriere della legalità, a denunciare ogni singola circostanza, per evitare che certi personaggi e metodi possano inquinare la nostra società e l’economia legale.

Tenere alta la guardia

L’attività condotta da magistratura e forze dell’ordine ha consentito di frenare questa espansione. Nessuna opera di repressione, però, potrà essere definitivamente risolutiva, se a questa non si accompagnerà la capacità dell’intera società civile di assumere una nuova consapevolezza nel proteggere la propria terra opponendosi, ogni giorno, alle logiche e agli interessi delle organizzazioni malavitose. La capacità sociale di resistere alla penetrazione criminale c’è, ma va ravvivata, rinnovata, rinvigorita ogni giorno: guai a sottovalutare il pericolo o a pensare che ci siano degli anticorpi forti e dati una volta per sempre.

Tenere la guardia alta, altissima, contro il crimine, cercare di riconoscerlo anche quando finemente mimetizzato, è un obbligo per tutti. E da sindaco e cittadino ho ben chiaro che questo dovere è innanzitutto in capo a chi ha maggiori responsabilità. 

L’amarezza personale e la vicenda CasaPound

Proprio per questo motivo, avendo il sottoscritto sempre tenuto a mente questo precetto morale, non posso oggi nascondere l’amarezza vissuta in questi giorni, anche solo nel leggere, in alcuni giornali, il mio nome in quanto in una intercettazione uno dei dialoganti, che tra l’altro risulterebbe non essere indagato, avrebbe affermato di aver “mangiato insieme al sindaco”, parrebbe per ragionare di ipotetiche alleanze con il movimento politico Casapound.

La circostanza assolutamente non corrisponde al vero. Ignoro chi siano i soggetti che parlano nella telefonata oggetto di captazione. L’unico confronto avuto con la lista Casapound, così come con numerosi altri soggetti politici candidatisi nella scorsa tornata elettorale, è avvenuto a ridosso delle elezioni e nello specifico è intercorso con il Sig. Antonio Ribecco, colui che si è poi presentato come candidato sindaco nella medesima lista. E, aggiungo, a lui manifestai la mia indisponibilità ad un collegamento con la lista di Casapound. Evidenzio, in ogni caso che, per le funzioni che svolgiamo, siamo tutti esposti a maggiori rischi di – pur inconsapevole – “contatto” con persone di cui ignoriamo il profilo e la storia personale.

L’agenda di un sindaco

Vi consegno un dato, che molto carinamente ha voluto offrirmi la mia segreteria: solo nel 2018 – anno scelto a campione – risulta che io abbia avuto 1810 appuntamenti, oltre 70 pranzi istituzionali, 510 tra cene, eventi, matrimoni e sagre.

Per quanto riferito, capirete allora come abbia trovato ingiusto e perfino insopportabile il semplice accostamento di nomi in articoli di giornale, tenuto anche conto del fatto che per formazione umana e familiare, per impegno politico e amministrativo, ho sempre combattuto non solo la doverosa battaglia contro le varie forme di criminalità, ma anche tutto ciò che precede il malaffare: le scorciatoie, i ragionamenti di convenienza, il calcolo per il proprio tornaconto. Credo fermamente siano questi i momenti in cui dovremmo trovare la forza, sentire la responsabilità ed anche il senso di necessità di una impermeabile unità e di una pronta reattività. Manteniamoci vigili e concentrati, senza disperdere le nostre preziose ma limitate energie. 

In questa direzione ci spingono anche le parole del Ministro Lamorgese, intervenuta sul tema, esortandoci a tenere sempre la guardia alta contro organizzazioni criminali, che non si rendono più evidenti come un tempo e che proprio per questo richiedono nell’azione di contrasto un’attenzione massima.

Le azioni del Comune contro le mafie

Come Amministrazione comunale abbiamo in questi anni avviato importanti azioni, alcune delle quali voglio con l’occasione ricordare a tutti noi.

Il Comune di Perugia in questi anni si è costituito parte civile in diversi procedimenti per reati associativi; in particolare con decreto sindacale del 26.09.2016 ci siamo costituiti nel procedimento penale denominato “Quarto Passo”.

Nel mese di novembre (il giorno 20 per la precisione) del corrente anno è stato rinnovato con la locale Prefettura il patto per la legalità e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione (sottoscritto per la prima volta il 3.7.2015), che, muovendo proprio dalla constatazione di una crescente tendenza delle organizzazioni criminali mafiose ad affermare la propria presenza anche al di fuori delle Regioni d’origine, si pone quale obiettivo quello di innalzare ulteriormente il livello di collaborazione tra Prefettura e Comune di Perugia, integrando le sinergie già esistenti con nuove azioni prioritariamente finalizzate alla prevenzione di possibili infiltrazioni criminali e mafiose nell’economia, con particolare riguardo ai settori degli appalti e contratti pubblici, dell’urbanistica e dell’edilizia anche privata, del commercio e del contrasto all’immigrazione irregolare.

Controlli su appalti e costruzioni

Si prevedono controlli più penetranti e approfonditi nell’ambito degli appalti pubblici mediante l’estensione in via pattizia delle cautele antimafia – nella forma più rigorosa – anche ad atti e contratti “sotto soglia”, nonché all’intera filiera degli esecutori e dei fornitori.

Nel campo dell’urbanistica e dell’edilizia privata vengono previsti controlli antimafia, nonché controlli mirati e verifiche in materia di commercio, con scambi informativi volti ad intercettare, anche attraverso analisi e monitoraggio dei passaggi di proprietà o di gestione, eventuali fenomeni di riciclaggio, usura ed estorsione.

I tentativi di infiltrarsi nella politica

La cronaca del nostro Paese ci consegna, ormai da anni e in tutti i territori – anche quelli un tempo immuni da questi fenomeni come la Valle d’Aosta -, un quadro nel quale le mafie, al fine di raggiungere i loro obiettivi cercano, non necessariamente riuscendovi, o millantano interlocutori nelle istituzioni, ad ogni livello ed ambiente. In primis dunque nella politica questi tentativi vengono ormai diffusamente esperiti.

Abbiamo appreso dagli organi di stampa che nell’inchiesta legata alla presenza in Umbria di propaggini della ‘ndrangheta in alcune intercettazioni taluni indagati hanno fatto il nome di esponenti politici locali sostenendo di averne appoggiato la candidatura in tornate elettorali. Ciò, è evidente, non può che creare allarme e profonda preoccupazione. E’ altresì da evidenziare che gli interessati hanno nell’immediatezza smentito di avere avuto alcun rapporto con detti soggetti e che peraltro agli stessi non è stata contestata alcuna ipotesi di reato. In parte della stampa si riporta inoltre il fatto che le autorità inquirenti sentite in merito avrebbero escluso un ruolo attivo dei politici chiamati in causa.

Garantire l’integrità dell’Istituzione

Ad ogni modo, in attesa dei futuri sviluppi dell’inchiesta e di poter acquisire ulteriori elementi di conoscenza, va affermata la assoluta necessità e doverosità da parte di questo Consiglio comunale e dell’Amministrazione tutta di attivarsi nelle forme più consone e adeguate, con tutto il rigore che è d’obbligo, onde garantire che l’integrità dell’Istituzione non possa neanche minimamente venire intaccata

Sia chiaro però: la situazione emersa dalle inchieste non è il problema di alcuni o di una parte politica, è il problema di una comunità intera, cittadina e regionale.

Legalità: la battaglia di una comunità intera

Comprendo come sia prioritario affrontare questioni che attengono a questo organo politico. Ciò non ci distolga però dal farci carico dell’imprenditore che non ha potuto lavorare ad Ellera! Il malaffare, la penetrazione malavitosa toglie la libertà, violenta l’economia, annichilisce la speranza. Per decenni siamo stati e ci siamo pensati come l’Umbria verde, caratterizzata dalla bellezza del paesaggio e da una storia gloriosa. Oggi ci scopriamo diversi, dobbiamo adattarci ad una realtà più complessa e a battaglie che prima pensavamo appartenessero solo ad altri. Urge una forte presa di coscienza e una nuova consapevolezza. Ciascuno di noi, nel proprio ruolo, può e deve svolgere una parte importante nel contrasto a quella pericolosa mentalità che favorisce l’avanzamento della criminalità nelle sue varie forme. Ciascuno di noi ha una parte che lo riguarda in questa doverosa lotta alla malavita e alla mentalità mafiosa.

Non sottraiamoci a questo compito, è la battaglia di una comunità intera, è la battaglia di questa comunità perugina”.

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