La Procura di Firenze ha chiuso l’inchiesta sull’ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, indagata per corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto istruttorio e peculato.
Tra gli indagati (l’avviso di conclusione delle indagini è arrivato a sette persone) anche Carlo Colaiacovo, patron Colacem ed ex presidente di Confindustria Umbria, gli ex sottufficiali del Ros, Orazio Gisabella e Costanzo Leone, e l’imprenditore Valentino Rizzuto.
Secondo la procura di Firenze, Colaiacovo avrebbe istigato i concorrenti nella commissione dei reati di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto. I fatti risalgono agli anni tra il 2016 e il 2017, quando Duchini, che indagava su un procedimento penale relativo alla famiglia Colaiacovo, “comunicava – si legge nelle carte – a Gisabella, e per suo tramite a Leone, notizie relative alla tempistica del compimento di atti di indagine del procedimento”.
Inoltre la pm avrebbe fatto visionare atti di indagine ai carabinieri e avrebbe rivelato loro l’adozione di un decreto di sequestro preventivo e la possibilità di avanzare istanza di fallimento di società di Franco e Giuseppe Colaiacovo.
“Violando i loro doveri di ufficio”, sarebbero state fatte visionare a un dipendente delle consulenze tecniche e le trascrizioni di conversazioni telefoniche intercettate e una nota della guardia di finanza di Perugia. Inoltre, a Carlo Colaiacovo sarebbe stata “comunicata l’adozione di un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza della quota della società Financo di proprietà della Franco Colaiacovo Gold”, fatto – secondo l’accusa – concordando contenuti e tempistica dell’emissione, al solo scopo di “impedire l’erogazione di finanziamenti in favore di Giuseppe e Franco Colaiacovo”, favorendo quindi Carlo Colaiacovo nel suo progetto di acquistare quote.
Tesi che il diretto interessato respinge: contattato dal Corriere dell’Umbria, fa sapere di non aver commesso i fatti contestati, tra cui l’acquisto delle quote che non si è mai verificato.
Accuse respinte al mittente, in passato, anche dagli avvocati del magistrato, Nicola Di Mario e Michele Nannarone, che a metà luglio 2018 definivano gli addebiti “privi di fondamento giuridico”.
Tesi ribadita con una nota oggi, con cui Duchini, insieme a Gisabella e per tramite dei legali Di Mario e Nannarone, scrivono che “la lettura delle evidenzia delle criticità di contenuto, che riguardano da un lato l’inquadramento giuridico della vicenda e dall’altro la ricostruzione del suo profilo storico-fattuale”. I legali in particolare segnalano un “assoluto difetto degli elementi costitutivi dei reati” e che “le contestazioni di peculato riguardano decreti di liquidazione compensi per attività di consulenze tecniche svolte in modo effettivo e corretto e perciò doverosamente retribuite”.
Duchini è inoltre indagata, insieme a Gisabella, all’imprenditore Valentino Rizzuto per corruzione. Nel mirino della Procura i 108mila euro che Rizzuto avrebbe dato a Gisabella, “insieme ad altre utilità, consistenti nel pagamento di viaggi all’estero, per avere Duchini, d’intesa con l’avvocato Pietro Gigliotti (che non è indagato) compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio, quali, tra gli altri, avere definito favorevolmente il procedimento contro Rizzuto”.
A Gisabella, Duchini e altre due persone viene anche contestato il peculato (ma le accuse sono prescritte, in quanto risalgono a prima del 2011) e, nello specifico, di essersi appropriati di parte delle somme liquidate in favore di consulenti della procura, circa 400.000 euro.