IL SINDACO BENEDETTI PRESENTA LA RELAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2011 - Tuttoggi.info

IL SINDACO BENEDETTI PRESENTA LA RELAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2011

Redazione

IL SINDACO BENEDETTI PRESENTA LA RELAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2011

Lun, 30/05/2011 - 18:51

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In una nota alla stampa del Comune di Spoleto, ecco la relazione di accompagnamento al Bilancio di Previsione del Comune.

– La prima delle due giornate dedicate alla discussione in Consiglio comunale del bilancio di previsione 2011, si è aperta oggi con la relazione del sindaco Daniele Benedetti. Questo il testo integrale del documento letto ad apertura dei lavori.

“Il nostro mandato è iniziato nel 2009 in un momento di crisi economica che si è riversata sulle famiglie e sui giovani come mai in passato, ma ancora oggi i contesti sociali e istituzionali devono fare i conti con incertezze finanziarie e pochissime prospettive di futuro.
Di fronte ad alcuni modesti segnali di ripresa, la crisi dimostra ancora tutta la sua aggressività che ha modificato i parametri di crescita dell’economia e dell’occupazione con particolare riferimento alle giovani generazioni.
A gennaio di quest’anno, l’ISTAT ha rilevato un tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 29,4% su base mensile. Si tratta del livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal gennaio del 2004 .
Nel mese di marzo il tasso di disoccupazione italiano si attesta all'8,3% dall'8,2% di febbraio .
Il tasso di occupazione è pari al 57,1%, in aumento rispetto al 56,8% di febbraio.
Sale di 0,3 punti mensili il tasso di disoccupazione giovanile, che si attesta al 28,6%.
Una settimana fa, lunedì 23 maggio l’ ISTAT ha presentato alla Camera dei deputati i suoi dati sulla situazione del paese nel 2010.
Rispetto al PIL: “l’Italia è il fanalino di coda dell’Ue perché nel decennio 2001-2010 il nostro Paese ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i paesi dell’Unione europea con un tasso medio annuo di appena lo 0,2 per cento contro l’1,3 registrato dall’Unione Europea“.
”La crisi ha portato indietro le lancette della crescita di ben 35 trimestri, quasi dieci anni”, si legge nel documento, e l’attuale “moderata ripresa” ne ha fatti recuperare ancora solo tredici. Anche l’inflazione continua a crescere: nella media dell’anno scorso l’aumento è stato dell’1,5 per cento, sette decimi di punto in più rispetto al 2009. Nell’anno in corso la tendenza sembra restare in rialzo. Per l’Istat, nei primi mesi del 2011, fino ad aprile, il tasso d’inflazione è aumentato al 2,6 per cento. Un terzo della risalita, secondo l’istituto, è dovuto alla sola componente energetica. Unica nota positiva contenuta nel rapporto: “A differenza di molte economie europee”, l’Italia non ha avuto bisogno durante la crisi “di interventi di salvataggio del sistema finanziario”.
La situazione economica ha portato un italiano su quattro – il 24,7 per cento della popolazione, più o meno 15 milioni di persone – a “sperimentare il rischio di povertà o di esclusione sociale”. Un valore superiore alla media europea, che è del 23,1 per cento. Così una famiglia italiana su dieci è in arretrato nei pagamenti del mutuo o delle bollette, e quattro su dieci non si possono permettere una settimana di vacanza lontano da casa. Secondo l’Istat, quello concluso con il 2010, per l’Italia è stato un “decennio perduto”.
L’occupazione e istruzione. ”In Italia l’impatto della crisi sull’occupazione è stato pesante”, conferma l’Istat. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità. Tra questi, 501 mila sono giovani tra i 15 e i 29 anni. C’è chi non lavora, chi non studia né frequenta un corso di formazione: i giovani inattivi in Italia – con un calcolo al 2010 – sono più di due milioni, 134 mila in più rispetto a un anno prima. E insieme ai disoccupati, giovani e adulti, crescono anche gli scoraggiati. Nel 2010 sono stati circa 2 milioni gli italiani che hanno rinunciato a cercare un lavoro: 500mila tra loro sono però in attesa di una risposta di passate ricerche. Anche in questo caso l’Italia registra un primato negativo, con un’incidenza più che doppia del fenomeno “rispetto all’insieme dei Paesi dell’Unione”.
In due anni 500 mila giovani hanno perso il lavoro Per quanto riguarda ancora i giovani, resta preoccupante il numero di abbandoni scolastici prematuri nel Paese. Nel 2010 il 18,8 per cento dei ragazzi iscritti ha lasciato gli studi senza conseguire un diploma di scuola superiore. Una soglia molto più alta del limite del 10 per cento fissato come obiettivo nella Strategia Europa 2020, e comunque più di quattro punti in rialzo rispetto alla media europea.
Le questione femminile. Secondo i dati Istat, il ruolo svolto dalle donne italiane all’interno della famiglia condiziona ancora la possibilità di lavorare. E, soprattutto, di ricoprire incarichi qualificati. Nel 2009 più di un quinto delle donne con meno di 65 anni – che lavorano o hanno lavorato – ha interrotto l’attività per il matrimonio, una gravidanza o altri motivi familiari. Per il 30 per cento si tratta di madri e l’interruzione del lavoro è dovuta nella metà dei casi alla nascita di un nuovo figlio. Nella metà dei casi, secondo l’istituto, non si tratta di scelte volontarie. Circa 800 mila donne – L’8,7 per cento delle lavoratrici racconta di essere stata allontanata dal lavoro perché incinta. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro italiano, confrontata con il resto dell’Europa, continua a essere “molto più bassa”. Nel 2010 il tasso di occupazione femminile è stato del 46,1 per cento, 12 punti percentuali in meno di quello medio europeo. Un altro indicatore del “peggioramento della qualità del lavoro femminile riguarda la crescita delle donne sovraistruite“. Tra le lavoratrici laureate il 40 per cento – contro il 31 per cento degli uomini – svolge un lavoro sottoqualificato.
Il lavoro straniero in Italia. Le buste paga più leggere della penisola toccano ai lavoratori stranieri. A parità di professione, la retribuzione mensile netta dei migranti è stata del 24 per cento in meno rispetto a quella degli italiani: rispettivamente 973 euro contro 1.286. La differenza aumenta ancora di più se si considera la retribuzione delle donne straniere, inferiore del 30 per cento.

In estrema sintesi, Il nostro Paese da oltre 10 anni perde terreno rispetto ai principali competitors, con un andamento del Pil pro capite e della produttività del lavoro declinante rispetto alla media europea. Questo deficit di competitività è aggravato dal vincolo di bilancio, appesantito da uno dei debiti pubblici più grandi del mondo, seppur parzialmente compensato da un basso livello di indebitamento di famiglie ed imprese.

La risposta politica a questa grave situazione economica e finanziaria da parte del governo nazionale, stretto dal vincolo di finanza pubblica e non in grado di dare una vera svolta riformatrice al Paese, è stata quella di scaricare l’onere della correzione dei conti pubblici sulle risorse pubbliche destinate all’investimento e allo sviluppo e, in particolare, sulla finanza regionale e locale, onere che per la nostra regione è cifrabile in circa 100 milioni di euro di minori entrate.
La Legge 122/’10, come spiega il DAP dell’Umbria, “accolla infatti l’onere della manovra correttiva dei prossimi anni in gran parte sulle Regioni, con il taglio delle risorse dei trasferimenti del cosiddetto federalismo amministrativo, rendendo di fatto monco il processo, già di per sé denso di incertezze e di nodi irrisolti, del federalismo fiscale delineato con la legge delega 42/’09.

Ma alle pesanti riduzioni di risorse, che rendono particolarmente arduo il percorso di costruzione di un quadro di bilancio “sostenibile” per tutte le Regioni italiane, si aggiungono le incertezze che riguardano anche altri, importanti, strumenti finanziari. Basti pensare all’uso del Fondo Sociale Europeo che è stato in parte destinato al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e alla soluzione dei problemi aperti sul versante dei precari a causa di una poco meditata riforma della scuola, distogliendolo quindi dalla sua funzione di supporto – sul versante delle politiche attive del lavoro – alle politiche di sviluppo.

A tale riguardo va segnalato il vero e proprio “federalismo per abbandono” che ha caratterizzato l’atteggiamento del governo in materia di istruzione e formazione, con le pesanti ricadute che esso comporta su una delle risorse fondamentali per investire sul futuro, ovvero il capitale umano.

Oltre al Fondo Sociale Europeo, la Regione Umbria, nel proprio DAP, ricorda che anche il Fondo per le Aree sottoutilizzate (FAS) è stato utilizzato per finalità molto diverse da quelle originariamente pensate all’interno del Quadro strategico nazionale. Ciò ha distolto una gran parte di risorse dalla finalità originaria di finanziamento degli investimenti e delle misure per lo sviluppo. Per non dire della mancata emanazione del provvedimento di autorizzazione del Ministero dello Sviluppo economico all’utilizzo delle risorse, nonostante il Programma Attuativo Regionale del FAS (PAR FAS) dell’Umbria sia stato oggetto di presa d’atto da parte del CIPE già dal 6 marzo 2009.

Alle pesanti incertezze relative al cruciale tema delle risorse finanziarie si aggiunge la confusione istituzionale in merito al percorso di ridefinizione del sistema delle competenze istituzionali dei diversi livelli di governo, di fatto ignorata nel percorso di costruzione del federalismo fiscale e con il sostanziale arenarsi della “seconda gamba” del federalismo, che avrebbe dovuto essere rappresentata dal codice delle autonomie.

La riduzione dei trasferimenti statali agli Enti locali è prevista all’art. 14, commi 1 e 2 del D. L. 78/2010 che per il Comune di Spoleto determina, per l’anno 2011, minori trasferimenti per circa 1.394.000 euro; per l’anno 2012 euro 2.094.000 e per l’anno 2013 euro 2.794.000 rispetto ai trasferimenti dell’anno 2010.
Oltre a questi minori trasferimenti la situazione dei comuni è complicata dal fatto che su di essi si ripercuotono anche i tagli dei trasferimenti statali alle regioni.

Il quadro complessivo delle ENTRATE da trasferimenti dal 2010 al 2013 evidenzia contrazioni pesantissime dal – 27% di quest’anno fino al – 52% del 2013.

2010 € 5.243.500,00
2011 € 3.849.500,00
– 27%
2012 € 3.149.500,00
– 40%
2013 € 2.449.500,00
-52%

E’ fin troppo facile comprendere come l’insieme delle minori entrate determini, per il nostro comune, una situazione di estrema criticità finanziaria che, per evitare il disavanzo di amministrazione, si può affrontare solo razionalizzando o riducendo molti servizi e/o prestazioni. E’ altrettanto evidente come la situazione si ripercuota sugli investimenti costringendo a limitare molto gli interventi prevedibili nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche rispetto alle esigenze reali di un territorio vastissimo che conta tante frazioni e località oltre ai centri storici di pregio presenti in tanti borghi. Per il centro storico cittadino una boccata di ossigeno è venuta dal PUC2 e dai PIR, ma anche in questo caso le risorse sono insufficienti. Per la cura e la valorizzazione dell’ingente patrimonio di cui disponiamo servirebbero ben altre risorse ed una attenzione più forte da parte del governo. Basti pensare da quanti anni stiamo chiedendo, anche su leggi speciali, i finanziamenti per il ponte delle Torri.

La crisi economica, congiuntamente a difficoltà strutturali e a scelte contingenti di alcune imprese, ha determinato impatti di rilevanza nazionale che stanno interessando l’Umbria come nel caso della Merloni Spa e della recente cessazione delle produzioni dello stabilimento ternano della Lyondell Basell. Il nostro territorio, già storicamente povero di attività industriali di un certo livello, (dalla chiusura delle Miniere e del Cotonificio in poi), non è esente da situazioni analoghe che sono sotto gli occhi di tutti: Minerva, ex Pozzi, Panetto & Petrelli, per citarne alcune. Per invertire la tendenza stiamo spingendo molto sulla attrattività della nuova area industriale Flaminia e come sapete ci sono buone possibilità di chiudere il progetto per l’insediamento di un polo produttivo tagliato sullo sviluppo sostenibile.
.
Gli effetti della crisi, soprattutto in termini di impatto sull’occupazione, colpiscono duramente le famiglie, ampliando l’area di marginalità e di rischio di impoverimento, ma anche in questo caso la risposta del Governo nazionale va nella direzione opposta con tagli pesanti al fondo per le politiche sociali nel momento in cui servirebbe, quanto meno, il mantenimento della stessa quantità di risorse stanziate negli ultimi anni.
Invece i dati dimostrano una riduzione significativa e progressiva che dai circa dodici milioni e settecentomila euro assegnati alla regione Umbria nel 2006 arriva ai 731.000 euro del 2013. In particolare si passa dai 6.235.656,00 euro del 2010 ai 3.696.589,00 del 20111.


Fondo nazionale politiche sociali
Quota fondo nazionale assegnato alle Regioni Quota fondo nazionale assegnato alla Regione Umbria
2006 € 1.624.922.940,00 € 775.000.000,00 € 12.723.258,00
2007 € 1.635.141.000,00 € 745.000.000,00 € 12.230.745,00
2008 € 1.582.815.000,00 € 656.451.148,80 € 10.777.029,00
2009 € 1.311.555.000,00 € 518.226.539,00 € 8.507.780,00
2010 € 1.174.944.000,00 € 380.000.000,00 € 6.235.656,00
2011 € 273.900.000,00 € 225.401.826,00 € 3.696.589,00
2012 € 69.954.000,00 € 69.954.000,00 € 1.147.245,00
2013 € 44.590.000,00 € 44.590.000,00 € 731.276,00
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In soli 6 anni dal 2007 al 2012, i tagli operati dal Governo nei confronti dell’Umbria, , producono una diminuzione delle risorse destinate ai servizi sociali di Spoleto pari ad oltre i ¾ della somma iniziale. Si passa infatti da un milione 286mila euro del 2007 ai 293.844,00 del 2012.
Con la propria manovra la Regione Umbria è riuscita a limitare i danni per il 2011, infatti a fronte della diminuzione di circa il 50% dei trasferimenti governativi rispetto al 2010, la Regione, per fronteggiare la grave crisi sociale in atto, mette in campo risorse proprie contenendo in circa 100.000 euro la riduzione del trasferimento al nostro ambito di zona che passa da euro 854.578,00 del 2010 ad euro 742.237,00 del 2011. Tuttavia, allo stato attuale non ci sono eguali certezze per i prossimi due anni in quanto la proiezione, senza l’intervento regionale, determina in 293.844,00 euro il finanziamento per le politiche sociali relativo al 2012 e al 2013.

Fondo sociale Regione
Umbria Fondo sociale per zona
sociale Spoleto
2007 € 7.437.634,00 € 1.286.481,00
2008 € 8.376.604,00 € 1.156.932,00
2009 € 10.376.034,00 € 1.134.055,00
2010 € 10.676.730,00 € 854.578,00
2011 € 10.676.037,00 € 742.237,00
2012 € 7.437.634,00 € 293.844,00
2013 € 7.437.634,00 € 293.844,00

La vera battaglia dei prossimi anni, se rimane inalterato il quadro nazionale, sarà quella di “difendere in ogni modo, come ha detto in più occasioni l’Ass.re alle politiche sociali e bilancio Paolo Proietti, la nostra positiva esperienza dei servizi alla persona”.
Per mantenere l’attuale qualità e quantità dei servizi, sia sociali che sanitari, ci siamo già battuti, con buoni risultati sia per modificare il PRINA, sia per difendere l’ospedale. I capigruppo e i consiglieri sono stati informati, in più circostanze dell’azione che abbiamo svolto grazie anche all’impegno assiduo dei consiglieri Piselli e Trippetti e all’efficacia del tavolo tecnico – istituzionale costituito con i vertici della ASL3. Tutti ricorderete l’ultima audizione a cui ha partecipato anche la Presidente dell’Umbria. Abbiamo però ragione di credere che ciò non basterà. Occorre lavorare sodo per rinforzare la rete del Terzo Settore e coinvolgere quanto più organizzazioni, operatori, cooperazione, forze sindacali, associazioni di settore in un piano condiviso per il mantenimento degli standard e delle tipologie di servizi che costituiscono per Spoleto un grande patrimonio di esperienza e qualità, con la consapevolezza, da non dimenticare mai, che siamo oltretutto una delle città più “vecchie” in una regione con uno degli indici di vecchiaia più alti in Italia.

Pur in questo contesto di oggettiva difficoltà per tutti i comuni umbri e italiani, abbiamo agito anche sulle politiche tributarie cercando di andare incontro, il più possibile, agli strati sociali più deboli.
Il bilancio infatti prevede una serie di esenzioni e/o riduzioni sia per l’I.C.I. che per la TARSU e precisamente:

– I.C.I. aliquota ICI uguale a zero per gli immobili affittati a canone concordato.
– I.C.I. agevolazioni immobili cat. D per i nuovi insediamenti
– T.A.R.S.U. Riduzione del 100% per i nuclei familiari con reddito ISEE da euro 0 ad € 7.000.

La compartecipazione IRPEF è prevista per euro 765.860 con una consistente flessione rispetto al 2010 di euro 123.555 .

Sul fronte delle Entrate proprie, non volendo agire su aumenti delle imposte, ma avendo anzi confermato la strada della riduzione per le fasce deboli, la manovra non può che concentrarsi ancora sul recupero dell’evasione e/o elusione fiscale.
Del resto il principio che intendiamo continuare ad osservare è quello della giustizia ed equità fiscale “tutti sono tenuti al pagamento delle imposte in maniera equa”. L’azione di recupero è incentrata essenzialmente su due fronti: l’I.C.I. e la TARSU.

Sul fronte delle Entrate Extratributarie da tariffe e le entrate diverse, continuerà ad applicarsi l’ISEE per i servizi di maggior rilievo sociale quali: la mensa scolastica e gli asili nido oltre che per il trasporto terapeutico e da quest’anno viene estesa ai seguenti servizi: Bus a Chiamata, Assistenza domiciliare leggera, Trasporto frequenza centri diurni anziani e disabili. L’applicazione di questo sistema ha consentito una rimodulazione delle tariffe nella loro interezza con l’obiettivo di far pagare di più ai soggetti con reddito alto e meno a quelli con reddito medio basso, attraverso una compartecipazione equa. Ciò modifica radicalmente la precedente impostazione dove la tariffa base era applicata alla totalità degli utenti con esclusione di quelli esentati.
Tutte le tariffe non hanno subito incrementi.

Gli Investimenti
Gli interventi relativi agli investimenti, per l’anno 2011 ammontano a complessivi € 7.943.669. Le maggiori somme di finanziamento sono costituite da:
– entrate dallo stato per un milione e seicentomila euro,
– entrate dalla Regione per 600.000 euro
– tre milioni e trecentomila euro con mutui
– 686.000 euro dalla Legge 10.
– 400.000 euro da alienazioni immobili

Per quanto concerne le entrate dalla L. 10, faccio notare che su un importo preventivato in euro 1.236.000, soltanto il 55,5%, pari ai citati euro 686.000, viene destinato ad investimenti. A tale proposito chiarisco che il limite minimo previsto dalla normativa, da destinare ad investimenti, è pari al 25% e ricordo che lo scorso anno, in una situazione di migliore agibilità, era stato possibile destinare agli investimenti il 100% della L. 10.
Per quanto concerne le entrate da alienazioni la somma prevista dalla vendita di immobili è limitata ad euro 400.000. Questo dato dimostra che abbiamo voluto impostare un “bilancio vero”, fermo restando che esiste un piano delle alienazioni che potete esaminare e che ci auguriamo possa portare nelle casse del comune qualche euro in più di quelli preventivati.
Identica considerazione va fatta per le entrate da contravvenzioni stradali che sono state previste per euro 800.000 a fronte di euro 1.506.000 previste nel 2010, 1.606.000 euro previsti nel 2009, 1.669.000 del 2008 ed euro 1.918.578 del 2007.

La spesa corrente ammonta a complessivi euro 35.996.228 oltre ad euro 1.668.235 per rimborso di prestiti. Le spese del titolo primo hanno avuto una contrazione pari ad euro 2.085.959.
Occorre precisare che nel Titolo I° è presente la spesa di euro 1.385.215 relativa alla gestione della mobilità alternativa, somma questa non prevista nell’esercizio precedente.
Se si somma, pertanto, l’importo di euro 2.085.959 a quello di cui sopra, si ha il taglio effettuato sulla spesa corrente, che ammonta a complessivi euro 3.471.174.

Il Comune di Spoleto ha rispettato il patto di stabilità per il triennio 2007-2008-2009 e per il 2010. Dalle proposte di stanziamento per il 2011 è in condizioni di rispettare il patto di stabilità per l’anno 2011, nonché di ridurre le spese di personale rispetto al complesso delle spese correnti ad invarianza di dati. Tuttavia dobbiamo rilevare che l’amministrazione, pur avendo attuato nel corso degli anni una politica di riduzione delle spese di personale tanto da registrare nel 2011 una significativa e tendenziale riduzione in termini assoluti di euro 345.229,00, non può farlo in termini percentuali in presenza dei tagli disposti dalla legislazione finanziaria per l’anno 2011.
La recente riorganizzazione della struttura che partirà ai primi di giugno è un altro risultato importante, per il quale ringrazio l’Ass. Cintioli e tutta la Giunta. Con questa riorganizzazione, confrontata e concertata con i sindacati, siamo oltretutto uno tra i primi comuni italiani a chiudere la trattativa con le rappresentanze dei lavoratori sui salari accessori.
Il Piano di Riorganizzazione tiene nella massima considerazione le esigenze dei cittadini e delle imprese per velocizzare i servizi erogati.
Le innovazioni individuate sono molteplici: dall’incentivazione dell’uso della telematica, per migliorare l’efficienza e ridurre i costi al costante rilevamento dei bisogni dell’utenza con il sistematico ricorso a indagini di customer satisfaction.
Altro punto sostanziale, la semplificazione delle procedure per garantire snellimento, certezza dei tempi e quantificazione dei costi dei procedimenti. Altra scelta forte è rappresentata dall’ottimizzazione dei servizi dello Sportello del Cittadino e dell’Impresa (SUIC).
La valorizzazione e riqualificazione del personale, il contenimento dei costi, il recupero di significative risorse per l’incentivazione dei lavoratori, sono stati affrontati puntualmente e un’attenzione particolare è stata riservata al personale con l’ampliamento dei livelli di responsabilità e autonomia, tenendo conto della professionalità anche attraverso l’assegnazione di specifici incarichi. A questo proposito sono previste 5 posizioni di alta professionalità in altrettanti settori ritenuti strategici per il Comune di Spoleto: servizi ICT, Controllo di Gestione (con particolare riguardo all’attività delle aziende partecipate), servizi bibliotecari, servizi per l’ambiente, servizi per la promozione sociale.
L’apparato è stato razionalizzato e snellito anche attraverso l’accorpamento di uffici
La flessibilità organizzativa è un altro aspetto a cui abbiamo voluto attribuire la giusta importanza in relazione ai bisogni dell’utenza e ai programmi che l’amministrazione intende realizzare .La mobilità individuale è stata favorita secondo criteri oggettivi tenendo conto del rapporto tra professionalità ed esigenze organizzative/produttive.
La riorganizzazione, inoltre, ha recepito le recenti disposizioni di legge con la creazione di nuovi sistemi di valutazione delle performances ed è stato istituito il Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere lavorativo e la lotta alle discriminazioni.
Sul fronte dei servizi abbiamo stabilito che la gestione dei tre nidi comunali resta di competenza della amministrazione comunale. Infine sono state assicurate risposte adeguate a questioni di particolare rilevanza attraverso l’istituzione di nuovi servizi come lo “Sportello Integrato per la Casa” e il “Nucleo di controllo del Territorio”.

Rispetto alla spesa per le diverse funzioni va detto che siamo riusciti a mantenere i servizi chiedendo un sostanziale sacrificio a tutte le direzioni.
Per verificare l’impostazione della manovra di razionalizzazione è sufficiente esaminare la tabella che mostra le risorse assegnate a ciascuna direzione nel confronto tra le somme ottimali, quelle cioè che servirebbero per soddisfare tutti i bisogni rilevati, e le somme realmente attribuite.

Le spese per le manutenzioni degli stabili, del verde pubblico, delle strade, del calore, ecc., evidenziano negli ultimi 3 anni (2009 – 2011) un trend costante ed una sostanziale stabilità, ma anche in questo caso la differenza tra le somme ottimali e quelle disponibili è purtroppo apprezzabile : per il 2011 a fronte di euro 3.770.408 stanziati, occorrerebbero, per fronteggiare le varie esigenze, euro 5.111.053.

Per chiudere questo bilancio, abbiamo lavorato con un grande spirito di squadra, tutti si sono impegnati al massimo: assessori, dirigenti, funzionari, dipendenti e aziende partecipate. Certo è che non riusciremo a fare tutto e molto probabilmente, viste le proiezioni dei prossimi due anni, dovremo adeguare Programma di Mandato e Piano Generale di Sviluppo. Stante questa situazione non potremo più avvalerci, con una certa facilità, dei finanziamenti europei, che come si sa, per essere assegnati devono contare su adeguati cofinanziamenti a carico dell’ente. Ma quanto meno siamo riusciti a fare un bilancio vero salvaguardando i servizi alla persona, le agevolazioni e le prestazioni alle fasce più deboli. Tuttavia se la crisi non finirà, lasciando la strada a nuovo sviluppo, dovremo fare i conti con famiglie sempre più povere e giovani sempre più disoccupati.
Per proseguire sulla nostra idea di sviluppo è assolutamente necessario attivare maggiori collaborazioni con associazioni di categoria e privati e reperire sponsor, (non mi stancherò mai di ringraziare la Fondazione Carla Fendi e imprenditori locali molto attenti), sono indispensabili la condivisione e la sinergia con Provincia e Regione.

Spoleto ha un nome internazionale del quale dobbiamo essere tutti più consapevoli, meno provincialismo, più attenzione al mondo e più consapevolezza della nostra forza. Dobbiamo sapere “vendere” la nostra straordinaria potenzialità che è sempre stata più riconosciuta fuori di casa che dentro le nostre case.
In questo momento un pezzo importante di Spoleto è a Charleston e ci prepariamo a portare l’Anno Menottiano a Philadelphia per promuovere Spoleto sul mercato americano insieme alla Regione e all’APT dell’Umbria. Il Festival dei Due Mondi sta tornando alla sua dimensione internazionale, il Presidente Napolitano ha voluto che la Zecca coniasse una sua targa speciale per l’Anno Menottiano. La regione ha messo soldi veri per fare di Palazzo Collicola un punto di riferimento importante per la cultura dell’Umbria. Sono in corso trattative serie per rilanciare la Rocca con partner prestigiosi e sempre presso la Rocca partirà, entro l’anno, un master di livello europeo organizzato dall’Università di Perugia e di Bradford con l’apporto di un istituto di credito locale, della soprintendenza e della Fondazione di restauro del libro, oltre che del comune di Spoleto.
Palazzo Mauri, grazie al prof. Enzo Boschi, ospita il centro euro mediterraneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La biblioteca comunale, grazie al CAI, oggi dispone anche di un fondo unico sulla montagna. L’assessore Cerami ha in cantiere un “gemellaggio” con il festival di Edimburgo e ci apprestiamo a vivere la settima edizione di Vini nel Mondo.
Ma tutto ciò non basta perché seppure abbiamo chiuso il 2010 con dati positivi sui flussi turistici, se in questi ultimi due mesi, da Spoleto Tipica ai tornei di Scacchi, all’Assemblea Nazionale del CAI, (senza andare troppo indietro con la settimana di Studi sull’Alto Medioevo, la settimana della Danza e tanto altro ancora), abbiamo riempito gli alberghi e molti turisti sono stati ospitati dalle città limitrofe, non possiamo cullarci sugli allori.
Dobbiamo insistere insieme alle associazioni di categoria e ai consorzi degli operatori turistici, per affinare una collaborazione che sta dando i suoi frutti, dobbiamo migliorare spazi e gestioni: dai teatri, ai monumenti, al centro congressi di San Nicolò, dalla Biblioteca comunale al sistema museale; dobbiamo selezionare gli eventi e finalizzare bene i pochi contributi che siamo in grado di destinare; dobbiamo rifare il look al centro storico e migliorare i servizi di accoglienza e informazione.
Tutto ciò è in cantiere perché siamo convinti della forza culturale e turistica di Spoleto, come della sua vocazione allo sviluppo sostenibile, ma dobbiamo avere la capacità di perseguire gli obiettivi insieme a quanti hanno idee, proposte e risorse, ma soprattutto condividono la nostra idea di sviluppo perché questa credo che sia la strada obbligata per confezionare e “vendere” Spoleto all’altezza del suo nome nel mondo.

Le poche risorse disponibili e la necessità di riprogrammare il futuro mi hanno convinto di non dedicare alcun titolo a questo Bilancio di Previsione 2011, oggi vi lancio un’idea: cerchiamo insieme, maggioranza e opposizione, amministrazione e città un titolo da scrivere.”

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