Il ciclo d'incontri è promosso da Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli, Archivio di Stato, Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria
Prosegue il ciclo d’incontri “Il diritto alla salute mentale: coltivare la memoria e promuovere il cambiamento”, nell’ambito di una collaborazione avviata nel 2022 tra Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli, Archivio di Stato di Perugia e Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria, che ha l’obiettivo di sollecitare attenzione, confronto e riflessione sull’affermazione e sull’esercizio del diritto alla salute mentale.
Il prossimo appuntamento, patrocinato dalla Società italiana di antropologia medica e dal Ministero della cultura, è la presentazione del volume “Una psichiatria senza manicomio. Il paradigma dell’esperienza ternana: identità collettiva, capitale sociale e salute mentale” di Alberto Antonini e Paolo Modesti, che si terrà venerdì 14 giugno, alle ore 16, nel Salone storico della Soprintendenza, in corso Garibaldi, 185, a Perugia.
All’iniziativa parteciperanno, oltre agli autori, Francesca Valentini, la nuova soprintendente archivistica e bibliografica dell’Umbria, Elisabetta Rossi, consigliera di amministrazione della Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli, Renato Covino, storico e già docente all’Università degli studi di Perugia, e lo psichiatra Francesco Scotti.
“I convegni vertono su tematiche riguardanti la memoria dell’istituzione manicomiale e le battaglie per il suo superamento – spiega la presidente della Fondazione Seppilli, Cristina Papa –, ma anche sui problemi relativi alle difficoltà che i servizi pubblici territoriali affrontano a causa di una progressiva riduzione di risorse nel garantire agli utenti e alle loro famiglie risposte adeguate ai problemi di salute mentale. E, proprio di fronte a forme di sofferenza sociale e di disagio psichico che negli ultimi anni si sono acuite e maggiormente diffuse, soprattutto tra i più giovani, l’intento di questi incontri è di promuovere il confronto su prospettive e strategie, per riconfigurare i servizi territoriali, come servizi di comunità, capaci di realizzare percorsi partecipativi d’inclusione sociale”.
“Il volume analizza l’apporto del territorio ternano al percorso umbro di riforma psichiatrica – spiegano i due autori, Antonini e Modesti –, le cui vicende vengono osservate con uno sguardo ‘locale’, per raccontare il percorso lungo il quale la comunità ternana, esaminata come soggetto collettivo, ha sviluppato il suo impegno anti-istituzionale, senza che vi fossero le mura fisiche del manicomio da abbattere”.
Alberto Antonini, psichiatra e psicoterapeuta, ha partecipato in prima linea al percorso di riforma psichiatrica che ha interessato l’Umbria. Dai primi anni Ottanta, ha lavorato all’interno dei Servizi psichiatrici della provincia di Terni, guidando prima il Csm (Centro salute mentale) del Basso Tevere e poi quelli territoriali di Terni, poi come primario del Csm e come direttore del Dipartimento. Dal 2016 al 2018 ha svolto funzioni di coordinamento delle attività per la salute mentale per la Regione Umbria.
Paolo Modesti, in qualità di dipendente della Provincia di Terni, ha fatto parte dei gruppi di lavoro istituiti tra il 1970 e il 1971 dall’assessore alla sanità, Ferruccio Mauri, per il riordino dei servizi psichiatrici e per l’organizzazione del servizio di medicina del lavoro. Ha ricoperto anche incarichi amministrativi. Dal 1974 assessore alla sanità del Comune di Terni, dal 1977 presidente dell’Ospedale di Terni e membro del Comitato di gestione dell’Ulss di Terni fino al 1990. In anni più recenti, è stato mandato prima all’assessorato alla sanità della Regione fino al 2000, poi all’Azienda sanitaria di Terni fino al 2006.
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