Il Covid ha "salvato" 5 mila femmine di cinghiale: sono oltre 300 mila nella regione

Il Covid ha “salvato” 5 mila femmine di cinghiale: sono oltre 300 mila nella regione

Massimo Sbardella

Il Covid ha “salvato” 5 mila femmine di cinghiale: sono oltre 300 mila nella regione

Gio, 11/02/2021 - 13:53

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Audizione di cacciatori e agricoltori in Commissioni, disaccordo su filiera carni e aree per la selezione | La Regione pronta a varare nuove linee guida

Il Covid ha “salvato” in Umbria circa 10 mila cinghiali a seguito delle giornate di caccia perse, di cui la metà femmine. Si teme un incremento esponenziale della presenza di cinghiali nei boschi e nelle campagne (ma ormai anche a ridosso delle città) dell’Umbria. Dove – è la stima portata questa mattina (giovedì) in Commissione regionale – ci sono ormai oltre 300 mila esemplari di cinghiale.

Cinghiale, l’audizione in Commissione

Ennesima audizione in Commissione regionale per cercare di trovare una soluzione a quella che viene definita un’emergenza. Dagli agricoltori, per i continui danni alle colture. Dalla Regione, che oltre ai problemi delle attività economiche è preoccupata per i rischi sulle strade (15 morti e 221 feriti in Italia nell’ultimo anno per incidenti stradali con animali selvatici). E per i cacciatori, che sono chiamati a ripagare gli squilibri di cassa, come nell’Atc1.

Un’audizione, quella con le associazioni venatorie e degli agricoltori, che arriva a pochi giorni dall’approvazione, da parte della Giunta regionale, del nuovo regolamento di selezione, che inserisce anche la specie cinghiale. Un provvedimento duramente contestato dal Coordinamento delle squadre dei cinghialisti umbri, per i quali si è di fatto introdotta una nuova forma di caccia.


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Il nodo filiera delle carni

Gli agricoltori lamentano lo scarto tra i danni subiti dai cinghiali e i rimborsi ricevuti: all’appello mancherebbe mezzo milione di euro. E rilanciano l’idea della filiera delle carni per i cinghiali catturati e abbattuti. I cacciatori, però, su questo punto non ci stanno. Le carni dei capi abbattuti nelle braccate seguono già un disciplinare di sicurezza. E non serve “snaturare” i cacciatori per altri scopi che non sono di loro competenza.

Valutazioni concordi, invece, sul monitoraggio che l’Osservatorio dovrà effettuare in particolare per lo oasi, le zone di ripopolamento e cattura, i parchi. Ed anche sull’opportunità di istituire un Tavolo permanente sul tema cinghiali. Al quale, è stato chiesto, devono sedere anche le associazioni ambientaliste rappresentative sul territorio, così da provare a comporre lì i tanti disaccordi.


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Quanto al discusso nuovo regolamento sulla caccia di selezione, diverse sono le valutazioni sulle regole tra le cosiddette “zone bianche” e quelle assegnate alle squadre.

La Commissione consiliare comunque intendere rivedere tutti i regolamenti in vigore in Umbria, a partire proprio da quello dei cinghiali. Per i quali la Regione intende adottare a le linee guida per il nuovo piano di gestione.

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