Promosso nuovo referendum contro la caccia, opposte mobilitazioni di animalisti e cacciatori

Promosso nuovo referendum contro la caccia, opposte mobilitazioni di animalisti e cacciatori

Massimo Sbardella

Promosso nuovo referendum contro la caccia, opposte mobilitazioni di animalisti e cacciatori

Ven, 12/02/2021 - 11:11

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Raccolta firme avviata da 13 associazioni animaliste: 90 giorni di tempo per trovare 500 mila firme | I cacciatori: assurdo di fronte all'emergenza Covid

Promosso un nuovo referendum contro la caccia. In Gazzetta Ufficiale pubblicato l’11 febbraio si informa la notifica in Cassazione, da parte delle associazioni animaliste, dell’avvio delle firme per un referendum abrogativo della legge 157/92 sulla protezione della fauna selvatica e il prelievo venatorio.

Gli animalisti a caccia di 500 mila firme

Sono 13 le associazioni animaliste che si sono mobilitate per la raccolta di firme. Per abrogare la legge 157/92 e il decreto legislativo 26/2014 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.

Dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale i promotori del referendum hanno 90 giorni di tempo per raccogliere le 500 mila firme richieste. A quel punto il quesito referendario viene sottoposto al giudizio preventivo della Cassazione per l’ammissibilità o meno.

Il referendum, eventualmente, potrebbe svolgersi nel 2022.

La mobilitazione dei cacciatori

Il mondo venatorio si è subito compattato di fronte a questa nuova minaccia della caccia. I presidenti nazionali delle associazioni venatorie si sono confrontati subito, una volta appresa la notizia dalla Gazzetta Ufficiale. E chiamano alla mobilitazione tutti i cacciatori e le loro famiglie. Ma anche le associazioni degli agricoltori.

Viene ricordato che la legge 157/92 non riguarda solo la caccia, ma anche la prenotazione della fauna selvatica. E si contesta il momento in cui viene proposto un referendum così divisivo, con il Paese alle prese con l’emergenza Covid.

I precedenti referendum sulla caccia

Una notizia che fa ritornare al 1990, quando furono promossi due referendum sulla disciplina della caccia e sull’accesso dei cacciatori ai fondi privati. L’affluenza alle urne si fermò al 43% e i referendum furono dunque bocciati.

Ma allora anche la situazione politica era molto diversa.

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