"I terremoti non si prevedono ma sono ottimista". Don Martino Siciliani a Città di Castello - Tuttoggi.info

“I terremoti non si prevedono ma sono ottimista”. Don Martino Siciliani a Città di Castello

Redazione

“I terremoti non si prevedono ma sono ottimista”. Don Martino Siciliani a Città di Castello

Lun, 29/04/2013 - 18:07

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“I terremoti non si possono prevedere ma si possono valutare e il sisma di Città di Castello fornisce agli scienziati molti indizi che lasciano pensare ad un fenomeno in esaurimento”: lo ha dichiarato padre Martino Siciliani, direttore dell’osservatorio “A. Bina” di Perugia, intervenendo alla conferenza stampa indetta dal Comune tifernate per fare il punto sul terremoto che sta interessando il territorio.

“Abbiamo voluto questo momento di sintesi per ribadire che le conseguenze del sisma sono lievissime e per rassicurare, nei termini che la scienza lo permette, la popolazione sulla natura del fenomeno che in questi giorni ha tenuto alta la nostra attenzione” ha spiegato il sindaco Luciano Bacchetta, ringraziando la macchina comunale, le forze dell’ordine, le associazioni di volontariato per “il grande cuore e il grande senso di responsabilità dimostrato”.

“Abbiamo potuto analizzare il terremoto di questa faglia ben prima che avvenisse” ha spiegato padre Siciliani “grazie ad una stazione che monitora il territorio con particolare esattezza. Gli strumenti ci dicono in primo luogo che a provocare le scosse non è un distretto sismico ma la faglia, che da Gubbio raggiunge Pietralunga e quindi Città di Castello. Un certo dinamismo nella zona è cominciato a Bocca Serriola il 25 marzo: da allora sono state 1100 gli eventi e 650 quelli riconducibili a Città di Castello. L’apice, la scossa delle 9.58 di sabato 20 aprile, di 3.6 gradi della Scala Richter, non è stata seguita altri episodi di analoga intensità ma da sciami assai contenuti di cui la popolazione ha avuto sentore perché l’epicentro è praticamente coincidente con il perimetro del capoluogo e perché è molto superficiale, dai 6 ai 9 chilometri. Secondo le nostre statistiche e i casi pregressi, grandi crisi sismiche provengono da grandi strutture sismotettoniche: non sarebbe questo il quadro emergente a Città di Castello” ha aggiunto padre Martino, sottolineando che “si tratta di valutazioni e non di previsioni”.

Alla conferenza stampa era presente anche Michele Arcaleni, sismologo tifernate dell’osservatorio “A. Bina”, per il quale “i terremoti distruttivi che nei secoli scorsi si sono verificati a Città di Castello o quelli più recenti dell’84 e del ’97 avevano genesi completamente diverse sia nella forma che nell’origine. Lavorando fianco e fianco con il coordinamento comunale, mi sono sentito fiero di essere tifernate perché ho constatato organizzazione, profes-sionalità e ponderazione nell’assumere le decisioni. E questo come cittadino mi tranquillizza perché non ho notato nessuna sottovalutazione e al tempo un grande equilibrio nei messaggi da dare”. “La conta dei danni è presto fatta” ha aggiunto il dirigente del Settore urbanistica del comune tifernate Federico Calderini, ripercorrendo le tappe della mobilitazione intorno al Coc, sede del coordinamento comunale, “all’oggi sono stati eseguiti 85 sopralluoghi delle 150 segnalazioni pervenute, 45 a opera dei Vigili Urbani. Solo in quattro casi si sono resi necessari provvedimenti di inagibilità totale: ai magazzini dell’ex mattatoio, nella Cappella della Madonna del Corallo di Barzotti, nella chiesa di Muccignano e nella vecchia chiesa di Volterrano; nella chiesa della Madonna delle Grazie a San Giacomo e in un’abitazione vicino alla Chiesa di Volterrano è stato sufficiente interdire la zona critica. Oggi termineremo le trenta verifiche non ancora effettuate. Le scuole sono sicure oggi come era sicure prima del sisma” ha concluso “tutte le strutture sono rispondenti alle norme previste per una zona ad alto rischio sismico come è la nostra. La decisione di sospendere le lezioni non è stata mai motivata da una precarietà delle scuole o da una sopraggiunta insicurezza, esclusa dai sopralluoghi, ma esclusivamente per evitare alle famiglie le problematiche connesse all’interruzione delle lezioni in un giorno per loro lavorativo”.

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