Aveva dichiarato di essere in crisi aziendale pur di ottenere la cassa integrazione per i suoi lavoratori con un'indennità pari all'80% della retribuzione. E' quanto hanno scoperto i finanzieri della Tenenza di Città di Castello riguardo ad un'autoficcina altotiberina.
Le indagini si sono svolte grazie al coordinamento del Comando Provinciale della Finanza di Perugia, nell'ambito di un più ampio controllo economico del territorio per contrastare il lavoro sommerso nella provincia: le verifiche svolte sono state mirate e indirizzate nei confronti di imprese destinatarie dei cosiddetti ammortizzatori sociali, in particolare per chi, come azienda, recepisce gli incentivi per la cassa integrazione da destinare ai lavoratori.
L’autofficina, avendo dichiarato di essere in difficoltà economiche, aveva richiesto in deroga la CIG alla Regione. Secondo quanto stabilito dalla legge, ottenuta la cassa integrazione, l’azienda destinataria può chiedere la cassa a rotazione: in questo caso i dipendenti lavorano per un numero minore di ore e la loro retribuzione viene integrata grazie all’intervento delle casse pubbliche. Nel corso del controllo, sulla base delle dichiarazioni dei dipendenti, i finanzieri hanno controllato le presenze in azienda confrontandole con il libro unico del lavoro, scoprendo così che sette dei nove dipendenti avevano lavorato in orari soggetti a cassa integrazione. Sono oltre 7 mila le ore annotate nel libro unico del lavoro passate al setaccio dai finanzieri. L'autofficina ha dunque utilizzato in maniera fraudolenta i fondi della cassa integrazione stanziati dalla da Regione e dal governo per aiutare le aziende a superare la crisi, facendo lavorare i propri dipendenti e scaricando gli oneri sullo Stato.
E’ così scattata a carico dell’azienda la segnalazione alla Procura della Repubblica di Perugia per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis del C.P.) e la contestuale comunicazione all’INPS per la decadenza dei benefici degli ammortizzatori sociali ottenuti indebitamente dall’impresa. Alla società verificata per la parte che riguarda le ore pagate dall’azienda non soggette a cassa integrazione è stata inoltre contestata la violazione dell’omesso versamento delle ritenute Irpef sugli emolumenti dei dipendenti.
(Ale. Chi.)
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