Con una mozione da sottoporre ai voti dell'Aula di Palazzo Cesaroni, il consigliere Orfeo Goracci (Comunista umbro) sollecita la Giunta regionale ad assumere “tutti gli atti necessari e in tutte le sedi opportune” per impedire che in Umbria si utilizzino i cementifici per incenerire i rifiuti.
Goracci, oltre ai rischi per la salute umana, fa presente che il cemento umbro è prodotto in tre impianti che si trovano a ridosso di Gubbio e Spoleto, due città simbolo dell'immagine turistica ed ambientalista dell'Umbria.
“La Giunta regionale assuma tutti gli atti necessari e in tutte le sedi opportune per impedire che in Umbria sia presa in considerazione ogni ipotesi di incenerire rifiuti nei cementifici, in particolare i cosiddetti combustibili solidi secondari, ipotizzati dal ministro Cini”, ha chiesto nella mozione il consigliere che da ieri, dopo aver lasciato Prc-Fds, è stato assegnato al Gruppo misto, con la denominazione “Comunista umbro”.
Dopo aver preso atto con soddisfazione che lo scorso 7 febbraio, la maggioranza che sostiene la Giunta Marini ha respinto una mozione del centro destra, con la quale si esortava la Regione a chiudere il ciclo dei rifiuti utilizzando i cementifici presenti in Umbria, Goracci invita a mantenere e consolidare quella posizione politica, riflettendo su tre aspetti del problema. “L'Umbria, cuore verde d’Italia, ha una sua specifica vocazione e possibilità di sviluppo nelle filiera ambiente-turismo-cultura, assolutamente incompatibile con l’ipotesi avanzata dal Ministro Clini. La collocazione dei tre cementifici umbri – due a Gubbio ed uno a Spoleto – è proprio a ridosso di città che, assieme ad altre, simboleggiano al massimo le caratteristiche positive e attrattive dell’Umbria”.
Per ultimo, ricorda Goracci nel testo della sua mozione, non si può tacere sul fatto che, “la combustione di determinati materiali (pneumatici fuori uso, plastiche, scarti di gomme varie, frazioni secche combustibili, materiale calzaturiero e tessile) può essere altamente nociva e presentare rischi potenziali verificati per la salute umana. Sembra dunque ovvio e scontato, conclude Goracci, che almeno per il principio della cautela e della precauzione, occorra evitare questa scelta”.