Dopo gli interrogatori degli arrestati, otto persone tra cui il poliziotto di Panicale S.M. (subito sospeso dal servizio in Polizia della stradale), che si è avvalso della facoltà di non rispendere, ieri è stata la volta degli altri tre indagati, quelli confinati agli arresti domiciliari per la vicenda definita una “gomorra” in chiave umbra, fatta di traffico di droga, furti ai bancomat, vigilantes e poliziotto “corrotti” e rapimenti lampo.
M.C. è stato il primo a comparire dinanzi al gip Amodeo ieri mattina. Accompagnato dall’avvocato Donatella Panzarola, ha semplicemente confermato quanto già confessato agli agenti della squadra mobile nell’aprile scorso, e cioè che, tra l’altro, era stato proprio il poliziotto a dare indicazioni per fare uno dei colpi al bancomat.
Una “Gomorra” umbra, il narcotraffico tra soldi falsi, rapimenti e un poliziotto corrotto
Si perché, è emerso nell’inchiesta che ha portato cinque persone in carcere e tre ai domiciliari, che a dare le disposizioni per rubare ingenti somme di denaro, erano sia alcuni uomini della vigilanza privata che il poliziotto stesso. Dopo di lui, è stata la volta di R.S. e L.S., padre e figlio residenti a Magione, titolari di un bar a Bastia Umbra.
Anche loro, secondo quanto ricostruito dal pm e dal giudice, hanno avuto un ruolo nella banda che comprava droga a Napoli e la portava a Perugia in quantità industriali. Gli S. (padre e figlio magionesi) avrebbero dato dei soldi al famigerato “Pablo”, il 26enne brasiliano che, dopo aver rubato un carico di droga e i soldi dei sodali prima tentati farsi arrestare e poi inscena un rapimento.
Sono loro stessi a darne atto con degli sms che gli inquirenti (gli arresti sono stati eseguiti dalla Squadra Mobile di Perugia) hanno intercettato, mentre indagavano per ricostruire tutta la rete di più o meno sospettabili che smistavano tanta droga e che rubavano tantissimi soldi grazie alle ‘dritte’ di addetti ai lavori negli istituti di vigilanza privata. La vicenda avrebbe preso corpo, sotto il profilo delle indagini, quando un giovane si è presentato in questura con due panetti di hashish chiedendo di essere arrestato. Insolito, certo. Come lo era la storia che ha raccontato agli agenti e ai cronisti una sua amica nel mese di gennaio quando parlò a TO della sparizione di un suo amico che “aveva scelto di collaborare con la magistratura perché faceva il narcotrafficante e quindi aveva rapporti con la criminalità organizzata”, e “aveva collaborazioni con poliziotti corrotti ed era in possesso di informazioni e foto molto compromettenti”.
(immagine di repertorio)