Il fondatore e direttore artistico, insieme al presidente della Fondazione, Laurenzi, ospite dell'ultimo degli "Incontri al Santa Giuliana"
Il dolore per un incidente domestico non ha impedito a Carlo Pagnotta di onorare l’appuntamento che ha chiuso in questa stagione il ciclo “Incontri e dialoghi al Santa Giuliana”, nella sede della Scuola Lingue Estere dell’Esercito. Nell’anno in cui Umbria Jazz si appresta a festeggiare, nell’imminente prossima edizione, i suoi 50 anni dalla nascita, il fondatore e direttore artistico della manifestazione, stimolato dalle domande dei giornalisti Mario Mariano e Donatella Miliani, insieme al presidente della Fondazione Uj Gian Luca Laurenzi, ha ripercorso gli esordi difficili sotto l’impulso di amministratori come Conti, Marri e Mandarini e la lungimiranza di Alberto Provantini (“erano gli anni della contestazione, del ‘la musica è la nostra e la vogliamo gratis'”), la rinascita negli anni Ottanta (“finita la contestazione, con una nuova formula: i concerti a pagamento”), il grande programma per celebrare i 50 anni (“è eccellente, non c’è solo Bob Dylan) e il desiderio che qualcuno possa festeggiare i cento anni. “L’importante – ha detto Pagnotta – è che tra 50 anni ci sia qualcuno che festeggi i 100 anni. Vuol dire che questa manifestazione ha mantenuto un livello importante”.
“Quel vecchio di 90 anni?”
Vicino ai 90 anni, Pagnotta ha insistito su questo concetto, di una manifestazione che merita di sopravvivere al suo fondatore. Ribadendo però il suo ruolo di appassionato di jazz e di esperto: “Uno che viene da fuori potrebbe dire: a 90 anni, quel vecchio che ci sta a fare? A parte che, come vi ho spiegato (rivolgendosi a Laurenzi accanto a lui, ndr) c’è un pool di gente accanto a me che sa come comportarsi. Io ancora, alla mia età, – ha aggiunto – malgrado qualche acciacco, mi considero un goliarda. Mi diverto. E finché uno si diverte, le cose le può portare avanti. Poi, vediamo…”.
Ricordando di quando, all’annuncio di Gian Carlo Menotti del passaggio di consegne al figlioccio Francis, lui scherzò sulla lunga attesa per l’eventuale passaggio del testimone, visto che nel 1995 suo figlio aveva solo 5 anni…
Tanti gli aneddoti raccontati da Pagnotta, tra grandi artisti (Armstrong, Gil Evans, Sting) molti dei quali diventati amici come Sonny Rollins (“il jazz, all’epoca, era di nicchia. Mi commuovo se penso che tanti ci hanno lasciato…”) e appassionati ingombranti (il guardaspalle non richiesto e il contestatore che si è preso una randellata).
Grandi concerti poprock ancora allo stadio…
Pur con la premessa di non voler fare polemiche, Pagnotta, e non poteva essere altrimenti conoscendo il personaggio, non ha rinunciato a ribadire l’importanza di dotare Perugia di strutture per la musica: “Purtroppo sono contornato da rockettari. Il poprock si fa ovunque. A Perugia meno, perché non ci sono gli spazi. Dopo 50 anni, ancora si deve andare allo stadio a montare per 10 giorni una struttura che costa mezzo milione. In una città seria ci fanno già un festival…”.
Lorenzi e il paragone con la piccola San Sebastian
Concetto ribadito dal presidente della Fondazione, Laurenzi, che ha ricordato le strutture di cui si è dotata la piccola San Sebastian per il suo festival. “E noi – ha detto – dobbiamo fare i conti con quello che corre sulla pista del Santa Giuliana, con il funzionario del Comune che ti guarda male se c’è un graffio… Noi, alla fine, dobbiamo far quadrare i bilanci. Ma molte volte non ci mettono in condizione di ottimizzare i costi”.