Tre indagati di Perugia indagati nell’ambito dell’indagine per corruzione condotta dalla Procura della Repubblica di Firenze sul “giudice-poeta” Ernesto Anastasio, il magistrato del Tribunale di sorveglianza perugino sospeso dal Csm oltre un anno fa.
Mercoledì pomeriggio sono scattate le perquisizioni da parte della Guardia di finanza in tre studi legali del capoluogo umbro, notificando così gli avvisi di garanzia ad altrettanti avvocati perugini. L’accusa, anche per loro, sarebbe di corruzione. Gli inquirenti – che hanno portato via dagli uffici fascicoli e supporti informatici – ipotizzano favoritismi da parte del giudice ad alcuni legali. Accuse che questi ultimi sono pronti a respingere.
La vicenda del “giudice-poeta”, ancora prima dell’inchiesta, era diventata un caso nazionale. Il magistrato, che in sostanza prediligeva occupazioni artistiche al suo lavoro, aveva accumulato oltre 800 fascicoli arretrati. Una questione che aveva provocato le proteste di avvocati e detenuti, con questi ultimi impossibilitati ad ottenere permessi proprio perché le loro richieste non venivano affrontate dal giudice Anastasio. Questo a fronte di altri legali le cui istanze invece sarebbero state vagliate. Lo stesso “giudice-poeta” in una intervista al Corriere dell’Umbria aveva dichiarato: “Alcuni avvocati obiettivamente hanno ottenuto un po’ di più ma non perché fossero in procinto di farmi dei favori, assolutamente no. Da parte di alcuni avvocati c’è stata maggiore presenza in ufficio, una cordialità, un’intuizione psicologica, hanno capito come dovevano relazionarsi con me. Questo fa parte della bravura dell’avvocato”.
Proprio dopo le sue parole e le prese di posizione anche dell’Ordine degli avvocati era nata l’inchiesta penale in cui si ipotizza il reato di corruzione. Che appunto ora mira a verificare eventuali illeciti da parte di alcuni avvocati di Perugia.