“Giù le mani da Pietramelina”, lo spettro di un nuovo biodigestore - Tuttoggi.info

“Giù le mani da Pietramelina”, lo spettro di un nuovo biodigestore

Davide Baccarini

“Giù le mani da Pietramelina”, lo spettro di un nuovo biodigestore

Regione toglie discarica da confini area “Sito d’Interesse Comunitario” proprio alla vigilia della bonifica del sito
Mer, 05/11/2014 - 11:31

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Sembra non aver mai fine il tormento subito dai residenti nei pressi della discarica di Pietramelina che, da poco, si sono riuniti nel “Coordinamento Pietramelina”, che vede anche la presenza di Inceneritori Zero, Pro Loco di Pierantonio e di S. Orfeto ed il Comitato Verde Pian d’Assino.

Fin dalla sua costruzione nel lontano 1984, voluta dal Comune di Perugia, gli abitanti della zona hanno dovuto convivere con l’atmosfera maleodorante proveniente da una delle discariche più grandi d’Europa.

I diretti interessati e i membri del comitato oggi dicono “basta” al grido di “Abbiamo già dato: giù le mani da Pietramelina”, sia per la salvaguardia del territorio che della propria salute.

L’urlo del Coordinamento, in questi giorni, non si è levato a caso. Nel 2008, infatti, la Regione fece richiesta all’Unione Europea per fare della zona, in cui è compresa anche la discarica, un Sito d’Interesse Comunitario (SIC) protetto. La stessa Regione, però, pochi giorni fa, alla vigilia dell’imminente bonifica del sito per raggiunto limite di capienza, avrebbe comunicato una modifica dei confini approvati dall’UE, lasciando di fatto fuori dall’area “SIC” la discarica di Pietramelina, con tutti gli svantaggi del caso.

Il nuovo comitato ha spiegato questo cambio di rotta con l’annunciata costruzione, finanziata in parte dalla stessa Regione, di tre digestori anaerobici (o biodisgestori) da 45 milioni di euro, dei quali uno verrebbe piazzato proprio a Pietramelina.

C’è il serio pericolo di inquinamento atmosferico – afferma il Coordinamento – con emissioni maleodoranti connesse (l’impianto produrrebbe metano, ndr). Il tutto per ottenere i famigerati certificati verdi, anomalia tutta italiana, che altro non è che un modo legittimo ma alquanto discutibile per fare soldi”.

Non si privilegia la salute della comunità e dell’ambiente – conclude il comitato – ma il mantenimento di un sistema malato e non si cerca di incentivare seriamente la raccolta differenziata, il recupero e il riuso, il compostaggio domestico. Intanto, per coprire i fallimenti della politica regionale, aumentano tasse sui rifiuti e i disagi per la gente”.

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