Tutti vogliono lo sconto dell’aliquota Imu: lo chiede la politica, lo chiedono le imprese e i commercianti. La giunta, nel bilancio di previsione 2018, ha diminuito l’aliquota IMU (dallo 0,76 allo 0,66%) della zona P.I.P di Rivotorto, “una zona industriale di iniziativa pubblica – spiegava il sindaco Proietti – e pesante fardello del passato, prevista anni fa e che non verrà mai edificata”.
Ma il centrodestra e le associazioni di categoria non ci stanno: nei giorni scorsi i consiglieri comunali di minoranza Giorgio Bartolini, Emidio Fioroni e Moreno Fortini avevano chiesto al Comune diminuire l’aliquota Imu da 0,86% al 0,76% sugli immobili in cui esercitano l’attività artigiani e commercianti, così come riservato a edifici alberghieri, e ora si muovono anche Confcommercio e Api Umbria.
“Occorrono misure che contribuiscano a dare ossigeno alle imprese, stremate da anni di crisi”, spiega il presidente di Confcommercio Assisi Vincenzo Di Santi nel chiedere all’amministrazione comunale “una modifica delle aliquote Imu, abbassando quelle previste per gli immobili in cui sono esercitate le attività commerciali. In una città dalla fortissima vocazione turistica – sostiene Di Santi – le attività commerciali hanno condiviso con quelle turistiche anche gli enormi danni indiretti provocati dal terremoto. Agli immobili destinati ad attività ricettive è applicata una aliquota dello 0,76%, che sale allo 0,86% per gli immobili destinati ad attività commerciali. La pressione della fiscalità sulle imprese, anche a livello locale, è fortissima e all’amministrazione comunale chiediamo di intervenire abbassando il peso dell’Imu sul commercio, in primis per una questione di equità, ma anche per dare un segnale forte di vicinanza e di riconoscimento di un ruolo di servizio insostituibile”.
Dello stesso avviso Api Umbria (Associazione per le imprese dell’Umbria, con sede a Santa Maria degli Angeli e la maggior parte degli aderenti nell’assisano), che non solo ritiene “coerente” la richiesta dei tre esponenti di centrodestra, ma sottolinea come “La fortissima crisi economica e sociale di questi ultimi 10 anni ha rimarcato, qualora necessario, la netta differenza esistente tra il mondo reale (imprese, cittadini, giovani, anziani) e quello virtuale. Non passa giorno – continua Api Umbria – che aziende a noi associate segnalino la difficoltà di proseguire le proprie attività, sempre più preoccupate di indebitarsi per una crisi economica che in Italia non vuole concludersi e dove il Governo non è mai stato pronto a studiare provvedimenti seri a favore delle imprese e del lavoro. Chiediamo al Sindaco di Assisi di mettere le imprese locali, qualunque siano le attività svolte, sul medesimo livello visto che l’economia di un territorio sarà sempre trasversale rispetto alle attività presenti”.
