Il sindaco Nando Mismetti, all’indomani della sentenza di condanna per la ‘Quintana dopata’ del 2006, era rimasto prudentemente in silenzio. Non altrettanto il presidente dell’Ente Giostra, Domenico Metelli che era corso in aiuto dei condannati dichiarandosi “solidale e vicino alle persone coinvolte nella vicenda doping”. Una frase che era sembrata un po’ troppo equivoca, quasi a rinnegare la sentenza del giudice Grimaccia. Ma alla luce delle intercettazioni, pubblicate da Tuttoggi.info (clicca qui) e preannunciate anche sul Corriere della Sera in edicola oggi (giovedì), il quadro che ha interessato le due Gare del 2006 è a dir poco nero.
Fantini e responsabili di scuderia, con le loro conversazioni ascoltate dai Nas di Perugia, hanno dimostrato che prima ancora dello stato di salute del cavallo c’era la conquista del Palio. A qualunque costo.
“Non posso che confermare tutta l’attenzione della Giostra della Quintana nei confronti dei cavalli, il nostro amore è sotto gli occhi di tutti”, aveva dichiarato pochi giorni fa il presidentissimo. Oggi sarà pure così, ma 5 anni fa le cose stavano in ben altra maniera. Almeno per i cavalli di 5 dei 10 rioni. Tanto che non è ancora chiaro ai più perchè nè l'Ente Giostra, nè il Comune di Foligno abbiano deciso di non costituirsi parte civile al processo visto il grave danno di immagine subìto dalla kermesse e dalla città.
Di certo i contenuti delle intercettazioni sono destinati a sollevare il popolo della Quintana, quello che fino ad oggi ha seguito la kermesse convinto di assistere ad uno spettacolo genuino – proprio perché una rievocazione storica – ma che si ritrova a fare i conti con personaggi che non avevano scrupoli. E a creare più di qualche imbarazzo ai piani alti dell’Ente Giostra. Che, alla luce della sentenza, dovrà ora necessariamente rivedere alcune posizioni e probabilmente rinnovare il proprio regolamento. Se vorrà allontanare per sempre lo spettro del doping. (Ca. Cer.)
© Riproduzione riservata
Ultima notizia
Scandalo Quintana, l’ira della Brambilla su Foligno “solo vergogna, altro che tradizione”
Articolo correlato