Furto al Museo Archeologico di Terni: cronaca di un crimine annunciato - Tuttoggi.info

Furto al Museo Archeologico di Terni: cronaca di un crimine annunciato

Redazione

Furto al Museo Archeologico di Terni: cronaca di un crimine annunciato

Ven, 28/10/2011 - 10:40

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di Cinzia Fabrizi (*)

In una interrogazione urgente presentata in Consiglio Comunale il 17 Gennaio 2011 a seguito delle segnalazioni di numerosi cittadini e di diversi sopralluoghi da me personalmente effettuati, rilevavo tra l’altro che negli spazi espositivi presso il CAOS «non risulta essere attivo alcun efficace sistema di sorveglianza dal momento che: non è presente all’interno delle sale nessun addetto che controlli i visitatori; solo in alcune delle sale sono presenti delle telecamere (apparentemente non accese!), ma anche lì sono per lo più mal orientate e comunque in grado di inquadrare solo una parte delle opere esposte» e che «l’assenza di adeguata sorveglianza nelle sale del Museo espone le opere […] a evidenti rischi di danneggiamento, accidentale o volontario, e anche […] a quello di furto».
Nella sua risposta, nel corso del question time del 21 Febbraio 2011, l’Assessore Guerra sostenne, negando l’evidenza, che il servizio di sorveglianza e videosorveglianza era perfettamente adeguato.
Purtroppo per lui, ma soprattutto per la città, la realtà dei fatti si è incaricata di smentirlo clamorosamente se è vero che, come tutti abbiamo potuto leggere sui locali organi di stampa, al Museo Archeologico presso l’ex-Siri «un fermacapelli d’oro del II secolo a. C. è sparito nel nulla. Ed è stato un gioco da ragazzi, compiuto quasi certamente da mani poco esperte».
Mi spiace sinceramente di essere stata facile profeta di sventura. Mi spiace ancor più dover constatare che questa vera e propria “cronaca di un furto annunciato” — la quale per altro si colloca nel quadro di una vicenda, quella dell’appalto per la gestione del sistema museale, per nulla trasparente e oggetto di accertamenti da parte della Corte dei Conti — sembra non aver minimamente intaccato le certezze, tanto granitiche quanto lontanissime dalla realtà, dell’Assessore Guerra che da un lato incredibilmente cade dalle nuvole («Quello che è successo ci sembra assurdo»), dall’altro ha addirittura il coraggio di dichiarare ancora oggi che, fatta eccezione per la ristretta area in cui è avvenuto il furto, dal punto di vista della sorveglianza all’ex Siri tutto è perfetto («quanto alle telecamere pare che solo nell’area che ospita i reperti archeologici ci siano problemi di funzionamento. In tutto il resto della struttura sono molte e funzionano alla perfezione»).
Che cosa aspetta l’Assessore ad aprire gli occhi? Che cosa aspetta a prendere finalmente atto del fatto che nelle sale degli spazi espositivi del CAOS nessun addetto sorveglia i visitatori, che le telecamere sono mal posizionate e hanno tutta l’aria di essere spente, che nella sala che ospita l’opera di maggior pregio, cioè la pala di Piermatteo d’Amelia, la telecamera addirittura è posizionata dietro alla Pala stessa e quindi non può inquadrare chi le si avvicini da davanti?
Denunciare questa incresciosa situazione non è bastato. Non basta nemmeno un furto perpetrato? Dobbiamo attendere che se ne verifichino altri? O che un vandalo sfregi irrimediabilmente qualche capolavoro?
Le istituzioni e chi le rappresenta dovrebbero perseguire il bene comune e non arroccarsi, come in questo caso, nella difesa a oltranza di uno status quo palesemente indifendibile.
I risultati di questo modo di agire sono sotto gli occhi di tutti. L’Assessore Guerra, a questo punto, ne tragga le conseguenze e, come da più parti suggerito, faccia un passo indietro.

(*) consigliere comunale LB

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