Quanto è importante la raccolta fondi per l’organizzazione di eventi e quanto è importante strutturarsi in tal senso per far sì che un’associazione di volontariato riesca ad agire al meglio? La risposta sembra scontata, ma in Italia c’è ancora molto da imparare. Soprattutto nel riconoscere il peso di una figura specifica appositamente formata per la ricerca di fondi, necessaria per fare il salto di qualità. Di tutto questo si è parlato nell’interessante incontro “Il fundraising per la cultura in Italia, una risorsa da scoprire?”, promosso al Cantiere Oberdan nell’ambito del Festival dei 2 Mondi dall’Assif (associazione italiana fundraiser) dell’Umbria in collaborazione con La Mama Spoleto Open 2016. Un dibattito che ha visto parlare di casi specifici, umbri e non solo.
Amelia Ciclopica – Ad analizzare l’esperienza della rassegna culturale amerina, che si è conclusa di recente, è stata Gulia Barbieri, referente di Assif Umbria. L’obiettivo della raccolta fondi nel 2016 per Amelia Ciclopica, ha spiegato, era di 11.500 euro. Sono stati raccolti 3.500 euro da aziende (che hanno preferito essere anonime), 1.000 euro dal tesseramento, 1.100 da donazioni per gadget, merchandising e libri, 1.070 euro dal crowdfunding, 1.000 da fondazioni e 200 da un’associazione culturale territoriale. Vari però sono stati gli sponsor tecnici che hanno svolto attività durante il festival, offrendo quindi servizi e contributi.
Il Sistema Musei Torino Piemonte – Veronica Manna ha invece voluto citare l’esempio del sistema museale di Torino, che dopo alcuni problemi iniziali ed assestamenti ha avuto ottimi risultati. “Il Sistema musei, che esiste dal 1995, nel 2013 contava 90mila abbonati alla carta di abbonamenti che permette l’accesso nei vari siti museali – ha ricordato Manna – e nel 2014-2015 ha voluto rinnovarsi, prevedendo delle quote di accesso differenziate. Il messaggio però era debole ed ha funzionato poco. Per questo – ha proseguito la fundraiser – per il secondo anno hanno dato un volto ai beneficiari del loro programma di membership“. Il messaggio lanciato era infatti quello di diventare sostenitore per donare l’abbonamento musei ai bambini disabili e alle loro famiglie che hanno difficoltà a comprarlo autonomamente. Così facendo sono riusciti a raccogliere 26.950 euro grazie a 121 donatori, tra cui ben 5 “platinum plus”, quelli cioè che hanno donato 1000 euro, tipologia di abbonamento che l’anno precedente non era stato nemmeno proposto. “L’iniziativa ha funzionato – ha commentato Veronica Manna – la regola del fundraiser dice che il 20% di grandi donatori dà l’80% di quello che serve. Lavorare sui grandi donatori è più impegnativo ma premia di più. Quando chiediamo fondi – è stato il suo messaggio conclusivo – mettiamoci la faccia, diamo un volto ai nostri beneficiari e non bisogna aver paura di chiedere“.
I progetti di Narni Sotterranea – Altra esperienza interessante a livello locale presentata è stata quella di Narni Sotterranea, illustrata da Annalisa Basili. Che dopo aver ripercorso la storia della scoperta della cittadina “underground” e della sua valorizzazione, ad opera di un’associazione che si avvale di volontari, ha spiegato come lo scorso anno è stata avviata una campagna di raccolta fondi. “Quello che è stato costruito in questi anni – ha evidenziato Basili – è stato fatto con gli introiti dai biglietti dei visitatori”. Ad esempio 3 anni fa è stato realizzato un Docufilm per Rai Storia, coinvolgendo 100 volontari, un progetto gratuito, salvo che per la musica ed il regista. Adesso, però, l’associazione sta cercando di strutturarsi in modo migliore, con l’obiettivo soprattuto di valorizzare una piccola chiesa ipogea venuta alla luce al centro di Narni dopo una campagna di scavi. Il progetto si chiama “La storia sotto vetro” e prevede un budget di 20mila euro. “Da un mese è iniziata la raccolta fondi – ha illustrato Annalisa Basili – che dovrebbe concludersi a settembre. Viene utilizzata la piattaforma buonacausa.org, con 10mila potenziali contatti. Nelle prime settimane sono stati raccolti 1.300 euro, se il trend si mantiene l’obiettivo può essere raggiunto. C’è però bisogno di strutturarsi maggiormente come realtà e per questo si stanno attrezzando per trovare fondi“.
L’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano – Un’altra curiosa realtà fuori regione, illustrata da Loretta Veri, è l’Archivio dei diari nella cittadina in provincia di Arezzo. Qui infatti da 32 anni si raccolgono diari, anche quelli più particolari, come il lenzuolo in cui una contadina di Mantova ha raccontato tutta la sua vita dopo la morte del marito. “Come iniziare a raccogliere fondi? – ha spiegato Veri – partite dalle tessere degli amici, sono contatti che si possono trasformare in donatori, si crea un legame, un’appartenenza”. Partiti nel 2011 con 187 donazioni e 8.230 euro raccolti, gli amici dell’Archivio sono diventati nel 2015 239, per un totale di 10.890 euro. “I donatori – ha detto Loretta Veri – hanno una predisposizione a donare, siamo noi che dobbiamo fare uno scatto mentale e imparare a chiedere: non è vero che se una persona ha già donato non donerà più nell’arco dello stesso anno“.
Il fundraising nel sociale – Abbandonando l’ambito culturale e passando a quello del sociale, della beneficenza, una vera e propria lezione di come fare – applicabile comunque in vari campi – è arrivata da Giusy Battain, direttrice dell’associazione per i bambini chirurgici del Burlo, organizzazione che sostiene i bimbi (e le loro famiglie) che nascono con malformazioni e che sono ricoverati all’ospedale di Trieste Burlo Garofolo: “Perché fare fundraising nelle piccole organizzazioni? Permette una sostenibilità a medio e lungo termine che rende possibile una progettualità, una stabilità interna e verso l’esterno. Permette anche alla causa ed all’organizzazione di essere conosciute sul territorio, e quindi un aumento della reputazione e la possibilità di divenire un punto di riferimento“. La realtà di Abc (questo l’acronimo dell’associazione), certo, è medio grande: raccoglie dai 200mila ai 380mila euro di fondi ogni anno, con il 97% che arrivano da privati ed è la terza organizzazione in Friuli Venezia Giulia per l’importo del 5 per mille (poco meno di 100mila euro).
Una diversa organizzazione – Un corretto utilizzo della comunicazione, una pianificazione delle attività: questi alcuni aspetti toccati da Battain. Che ha mostrato degli esempi concreti di ciò che si può fare. Come l’orsetto realizzato da da Trudi nel primo anno di attività dell’associazione, il coinvolgimento di associazioni ed organizzazioni che fanno club service (dai tradizionali Lions e Rotary ad addirittura le Frecce Tricolori), o di grandi aziende. Ad esempio Abc dopo un anno di lavoro è riuscita a coinvolgere l’Ikea. “Dobbiamo seminare molto per raccogliere, ognuno ha i propri tempi” ha evidenziato Giusy Battain. Che però ha puntato il dito sull’importanza di un’organizzazione. Ad esempio la sua associazione ha del personale retribuito. “C’è da ripensare una impostazione alla vogliamoci bene – ha spiegato – che porta a poco. Bisogna professionalizzare, altrimenti siamo legati a chi c’è in quel momento, alla buona volontà, alla disponibilità, che sono importanti, sì, ma il turnover non permette stabilità“.