Frode fiscale con base a Terni, sequestri per 12 milioni: ecco come agivano gli indagati | Aggiornamenti - Tuttoggi.info

Frode fiscale con base a Terni, sequestri per 12 milioni: ecco come agivano gli indagati | Aggiornamenti

Redazione

Frode fiscale con base a Terni, sequestri per 12 milioni: ecco come agivano gli indagati | Aggiornamenti

Gio, 23/05/2024 - 08:04

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"Operazione Lybra", in corso sequestri in tutta Italia ed all'estero nei confronti di 42 persone e 39 società

Maxi operazione della Guardia di finanza in corso giovedì mattina con l’esecuzione di un provvedimento cautelare patrimoniale nei confronti di 42 persone fisiche e 39 società. I sequestri – disposti dalla Procura della Repubblica di Terni, guidata da Alberto Liguori – hanno un valore complessivo di 12 milioni e 552mila 360,53 euro.

Sono oltre 50 gli uomini delle fiamme gialle che dalle 7 di oggi stanno eseguendo il provvedimento cautelare, con il supporto di militari del servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (S.C.I.C.O.) e dei reparti del corpo sub-delegati. I reati contestati agli indagati – nell’ambito di un’operazione denominata “Lybra” – sono associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, alle indebite compensazioni, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio ed all’autoriciclaggio.

Sono stati individuati e colpiti dai sequestri complessi aziendali, beni e disponibilità finanziarie degli indagati nel territorio di Terni e di altre 14 province (Milano, Torino, Novara, Verona, Lucca, L’Aquila, Teramo, Viterbo, Roma, Napoli, Potenza, Catania, Sassari e Nuoro), nonché in Romania, grazie alla collaborazione delle Autorità giudiziarie tramite EUROJUST.

Frode fiscale e sequestri, da dove è partita l’indagine

L’indagine – hanno spiegato gli inquirenti – è stata originata da un controllo fiscale effettuato nei confronti di una società di consulenza tributaria e fiscale, formalmente residente a Roma ma operante effettivamente nel ternano, che svolgeva la funzione di “garante” nell’istituto dell’accollo tributario con il ruolo di intermediario tra il soggetto accollante ed il soggetto accollato. In sintesi, la società di consulenza, mediante contratti di natura civilistica, garantiva la buona riuscita dell’operazione di compensazione di debiti erariali di molteplici contribuenti, sparsi su tutto il territorio nazionale, con crediti fiscali generati da società terze, fornendo anche la consulenza legale in caso di controllo dell’Amministrazione finanziaria. Dalle attività amministrative effettuate emergevano, infatti, palesi anomalie in relazione della generazione del credito IVA vantato dalle società, rivelatesi mere cartiere e denominate tecnicamente “accollanti”, atteso che le stesse risultavano per lo più prive della capacità economica ed operativa atta a generare una esposizione creditoria di tale entità.

Il meccanismo fraudolento ricostruito veniva attuato mediante la creazione di diverse società intestate a soggetti nullatenenti, privi di fonti di reddito certificate, al solo fine di generare ed esporre in dichiarazione un ingente credito d’imposta non giustificato dalla necessaria documentazione contabile. Il sodalizio si avvaleva di alcuni professionisti compiacenti che attestavano falsamente la genuinità delle dichiarazioni fiscali, mediante l’apposizione di visti di conformità non realmente comprovanti la realtà societaria.

Successivamente, il credito IVA veniva ceduto mediante la stipula di contratti d’accollo tributario, tra le società accollanti (società cartiera titolare del credito) e le accollate (società titolari del debito tributario) e una società garante. Il contratto serviva a fornire simulatamente una giustificazione legale alle operazioni di compensazione. In sintesi, l’accollante (società cartiera), che aveva generato il credito fittizio, tramite la società garante, “versava” per conto del contribuente (accollato), reale debitore verso l’Erario, l’INPS e l’INAIL, le imposte dovute attraverso la presentazione di modelli F24, e percependo quale compenso, il 60/70 percento dell’imposta dovuta. Alcuni soggetti indagati, tramite società create in Romania, emettevano fatture per operazioni inesistenti che successivamente venivano inviate in Italia che hanno utilizzato per bonificare all’estero i profitti illeciti derivanti dall’attività criminosa. Le risultanze emerse nell’ambito dei citati approfondimenti sono state partecipate con apposita comunicazione di notizia di reato alla locale Procura della Repubblica.

L’Autorità Giudiziaria, pertanto, delegava la Finanza a svolgere mirati accertamenti tesi a raccogliere ogni elemento utile per dimostrare le condotte del reato di indebita compensazione di crediti inesistenti disponendo, tra l’altro, l’acquisizione della documentazione bancaria. Dalle attività delegate emergevano evidenti punti di connessione tra le indagini in corso da parte del Nucleo P.E.F. di Terni e le investigazioni condotte dal Gruppo di Terni in materia di riciclaggio e/o reimpiego di capitali di illecita provenienza.

Più nel dettaglio, è emerso come alcune delle disponibilità economiche frutto della condotta illecita analizzata nelle indagini svolte dai militari del Nucleo siano state impiegate, tra l’altro, per l’acquisizione di un deposito di prodotti petroliferi insistente su Terni del valore di 450.000,00 euro.

Al fine di corroborare gli elementi già raccolti e delineare compiutamente ruoli e responsabilità, la Procura procedente delegava l’esecuzione di un decreto di perquisizione e sequestro di documentazione nei confronti di 39 società.

A seguito di varie riunioni tenutesi con il collaterale estero, e in risposta all’ordine europeo di indagine emanato dalla locale Procura della Repubblica, sono stati individuati numerosi conti correnti nonché diversi beni immobili che sono oggetto di sequestro con apposito certificato di congelamento emesso dal G.I.P. cosi come previsto dalla normativa europea. Nel corso dell’operazione odierna sono stati sequestrati anche gioielli, orologi ed accessori vari di altissimo lusso (nella foto), titoli bancari e denaro contante in valuta euro ed estera.

L’attività svolta testimonia l’impegno quotidiano delle Fiamme Gialle per evitare l’inquinamento dell’economia con capitali di provenienza illecita ed il sinergico operare delle Autorità giudiziarie e di polizia nazionali ed estere per impedire la monetizzazione dei falsi crediti e garantire le imprese oneste, che vengono così tutelate dall’illecito vantaggio competitivo ottenuto da aziende concorrenti che frodano il fisco.

(ultimo aggiornamento alle 13.25)

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