Fotocopie, a Perugia business da 110 e lode / Inchiesta TO sulla reprografia - Tuttoggi.info

Fotocopie, a Perugia business da 110 e lode / Inchiesta TO sulla reprografia

Sara Minciaroni

Fotocopie, a Perugia business da 110 e lode / Inchiesta TO sulla reprografia

Quanto vale il giro d'affari dei libri fotocopiati in una città universitaria ? / La legge punisce anche chi compra
Mer, 10/12/2014 - 11:55

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Aggiornamento dell 13.15

Mentre TO lavorava all’inchiesta sul mondo delle fotocopie illegali a Perugia, in Umbria gli inquirenti stringevano il cerchio dell’operazione “Quarto Passo” nella quale sono rientrati anche i sequestri di almeno due copisterie di Perugia.

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Copiare è un’arte. Fotocopiare è un business. Specie in una città universitaria. Specie a Perugia. Tra gli studenti dell’ateneo all’ombra della Fontana Maggiore e corso Vannucci clonare libri originali è prassi e pratica diffusa. Diffusissima. E come ogni culto che si rispetti ha la sua “mecca”. Solo che qui si deve adoperare il plurale. Perché sono molti, praticamente in ogni angolo, vicino alle facoltà. Pardon, dipartimenti. Posti che gli studenti conoscono benissimo. Ognuno con una propria specialità.

Dai libri fotocopiati per intero, alla vecchia maniera, alle migliaia di pdf già belli pronti. Entri, scegli, stampano ed esci a mani piene. Fuori in sessanta secondi, come Nicholas Cage, ma in versione universitario. E tanti saluti alla Siae, al diritto d’autore e alla legge. Di titoli ne hanno quanti ne vuoi. E il prezzo? Dipende. Basta moltiplicare i tre centesimi (il ‘costo’ a fotocopia) per il numero delle pagine. Quello di copertina te lo puoi dimenticare in fretta, ovviamente. Un esempio volante, per chiarire meglio. Con poco meno di 14 euro rimedi due libri. Niente scontrino, ovviamente. Il prezzo totale di copertina dei due, per fare un raffronto, sarebbe di 39,00 euro.

Numeri a caso? No. Assolutamente no. Tutto sperimentato sul campo. Empirismo radicale. Siamo andati direttamente alla fonte. Siamo entrati in una copisteria, abbiamo scelto due libri tra i tantissimi pdf a disposizione e abbiamo aspettato. Tempo un paio di minuti ed eccoli pronti. Caldi caldi. Li abbiamo presi, pagato il dovuto e siamo usciti senza troppi complimenti. Lo scontrino lo abbiamo chiesto, ma un “no” ha chiuso la questione. E 25 euro è quello che si risparmia con il metodo illegale.

Ancora. Se per caso c’è troppa gente, scatta l’elimina code. Ti consegnano un ticket, come dal salumiere, e ripassi con comodo a ritirare la merce. Di più, quando entri ti viene sempre chiesto di chiuderti la porta alle spalle e prima di uscire hanno cura che tu riponga il libro nello zaino. Occhio non vede, Finanza non multa? Facile.

Gli studenti, si sa, fanno di tutto per risparmiare. E così il business delle fotocopie si autoalimenta. Cambiano le facce, ma non le abitudini. E i posti dove andare passano di “generazione” in “generazione”. I giovani di Perugia cambiano, loro no. La risposta quando chiedi se conoscono questo o quel posto è quasi standard. “Ma certo!”, ti sorridono, come se tu che domandi fossi un alieno o giù di lì. E spesso e volentieri aggiungono qualcosa del tipo “devo passarci dopo a prendere un libro”. Appunto. Controprova. E perché fotocopiare senza ritegno? Anche qui c’è la risposta: “I testi originali costano l’ira di Dio. Con i classici è un altro conto. Ma con i libri degli esami minori, fai così”. Fotocopiare o comprare? Non c’è scelta.

Ovviamente la concorrenza è sleale. O meglio, illecita. La ricaduta del fenomeno sulle librerie locali e sulle case editrici è devastante. A Perugia sono tantissime le saracinesche di librerie anche storiche già tirate giù. Ed altre, a sentire i mugugni di chi ci lavora, sono su quella strada. Colpa delle fotocopie illegali? Difficile immaginare che pagando le imposte e imponendo il prezzo di copertina si riesca ad essere competitivi con chi pratica un “sottocosto” irraggiungibile. Del resto è un cane che si morde la coda. I prezzi dei libri originali potrebbero diminuire solo se se ne vendessero di più. Ma in Italia, si sa, si legge pochissimo. E chi lo deve fare per dovere accademico sembra preferire il risparmio. Ma non è tutto infatti anche chi fa fotocopie “legali” si stupisce di come certi negozi possano applicare un prezzo fisso di 3 centesimi quando in realtà (da testimonianze raccolte) il costo vivo a pagina (compreso di acquisto o noleggio della fotocopiatrice, della carta, dell’elettricità e del toner) sarebbe superiore.

“Apriti Sesamo”. Nessuno interviene, si dirà. Ma non è così. Svariate inchieste e almeno due blitz negli scorsi anni hanno travolto una di queste rinomate copisterie, “il Copione”, una delle più note attività di settore. La vicenda è anche già approdata nelle aule di tribunale, in seguito al primo dei sequestri che la guardia di finanza mise in atto. Poi, nel 2012 gli inquirenti trovarono anche una stanzetta dove venivano nascosti i libri già fotocopiati pronti alla vendita. E qui scoprirono il trucco: un piccolo telecomando nascosto dietro un termosifone. Schiacciandolo si apriva magicamente una porta nascosta nel muro dietro una libreria. Un passaggio segreto di stampo medievale o simile a quelli per nascondere i bunker dei latitanti. All’interno quella che il colonnello Vincenzo Tuzi, allora comandante provinciale della Finanza di Perugia, definì una “Santabarbara”.

La Santabarbara delle fotocopie. All’interno gli investigatori trovarono 810 libri già fotocopiati e pronti per essere venduti, altri mille testi su hard disk che potevano essere stampati in qualsiasi momento, un registro con l’elenco di tutti i volumi disponibili e altro materiale. Il titolare della copisteria, un 30enne originario di Cosenza, dovrà rispondere, quando a breve inizierà il processo, di violazione della legge sul diritto d’autore che prevede la reclusione da uno a quattro anni e la multa che nel caso del titolare del “Il Copione” ammontava a circa 200 mila euro (calcolata in base al numero dei testi riprodotti illegalmente ed al loro prezzo di mercato). L’esercizio venne chiuso e poi riaprì, come già era accaduto in passato.

Cosa dice la legge. La reprografia, ossia alla riproduzione meccanica di un’opera attraverso fotocopia, xerocopia o sistema analogo è chiarita dal comma III dell’art.68, che prevede la possibilità di riprodurre al massimo il 15% di un testo protetto da copyright, e solo per uso personale: questo il punto cardine, il tema centrale che ha segnato le indagini delle fiamme gialle, e che ha condotto a una delle operazioni più grandi che siano state effettuate negli ultimi anni in Italia.

E anche chi compra rischia. L’acquisto di materiale in violazione alle leggi sulla tutela del diritto d’autore è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria pari al doppio del prezzo di mercato dell’opera o del supporto oggetto della violazione, in misura comunque non inferiore a 103 euro. Se il prezzo non è facilmente determinabile, la violazione è punita con la sanzione amministrativa da euro 103 a euro 1032. La sanzione amministrativa si applica nella misura stabilita per ogni violazione e per ogni esemplare abusivamente duplicato o riprodotto.

Ma quindi quanto vale il business dei libri fotocopiati? Difficile quantificare il sommerso. Plausibile immaginare come si tratti di un giro da diverse centinaia di migliaia di euro all’anno se riportato al numero di negozi con il “vizietto”. E intanto a Perugia le librerie e le copisterie (quelle che i libri fotocopiati non li vendono) continuano a chiudere.

(Sa.Mi. – Lorfe)

© Riproduzione Riservata

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