Agli uomini della vigilanza privata, che hanno preso servizio lunedì scorso all’ingresso degli uffici giudiziari di Perugia e di Spoleto, si sono aggiunti, da giovedì mattina, anche i militari dell’esercito, nell’ambito del piano Strade Sicure. Da giorni intanto le guardie giurate munite di metal-detector – frutto di un appalto già stipulato dalla Procura generale di Perugia e aggiudicato da un’azienda di Terni – hanno preso ufficialmente servizio sia al Tribunale Civile, con tre unità, che al Penale (una) e in Procura della Repubblica (una). Vigilantes anche al Palazzo del Capitano del Popolo, sede di Procura generale e Corte d’appello, al tribunale dei Minori, alla sede giudiziaria di Spoleto e al tribunale di Sorveglianza (in tutto 12 unità).
Militari armati e metal detector
Così, agli ingressi del tribunale penale di Perugia, di quello civile e della procura, così come al tribunale e alla procura di Spoleto, da questa settimana, stazionano due uomini in mimetica armati fino ai denti, con un mitra che certamente potrebbe avere un effetto deterrente non secondario su eventuali malintenzionati.
Al tribunale civile di Perugia, in particolare, dove è avvenuto il drammatico accoltellamento dei giudici Umberto Rana e Francesca Altrui, adesso ci sono due militari all’ingresso, e tre vigilantes che si spostano nelle aule d’udienza e nei corridoi, controllando che tutto si svolga in maniera regolare. Non è ancora chiaro per quanto tempo resterà l’esercito ma, al Civile, potrebbero rimanere in servizio fin quando non verranno istallati i tornelli con i metal detector, come ci sono già sia al Penale, che in Procura che in Corte d’appello.
Accoltellati due giudici in Tribunale | Preso l’aggressore – FOTO
Intanto, ieri, la sicurezza degli uffici giudiziari è stata al centro del dibattito nella seduta del plenum del Consiglio superiore della magistratura, proprio in seguito a ciò che è accaduto a Perugia.
«Dopo i due gravissimi episodi che si sono verificati – ha detto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini – ho manifestato la solidarietà di tutto il Consiglio ai magistrati coinvolti. Mi auguro che la VII commissione possa portare al più presto in plenum una risoluzione su questa materia. Ho assunto l’impegno a promuovere sempre sul tema un incontro a Perugia».
A chi spetta il controllo
Ma a chi spetta la sicurezza nei Tribunali? Il decreto legge che lo stabilisce è del 1993. Il ministro di Giustizia e quello dell’Interno sanciscono che “compete al Procuratore generale esprimere il parere sui provvedimenti che il prefetto assume in ordine all’incolumità e alla sicurezza dei magistrati, oltre che sulla sicurezza esterna delle strutture in cui si svolge l’attività giudiziaria”. E qui parliamo di scorte e tutela ai giudici e di vigilanza esterna. L’articolo 2 stabilisce che “compete al Procuratore generale adottare i provvedimenti necessari ad assicurare la sicurezza interna delle strutture in cui si svolge attività giudiziaria. Salvo che nei casi di assoluta necessità, i provvedimenti sono adottati sentito il prefetto e i capi degli uffici giudiziari”.
L’arrivo dell’Esercito
E infatti a richiedere e disporre le nuove misure sono stati il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro e dal Procuratore generale Fausto Cardella. L’obiettivo per il Civile resta comunque quello della messa in sicurezza, frutto di un progetto elaborato nell’ultimo anno dalla Procura generale, che prevede gli ingressi dedicati per avvocati e personale da una parte e per il pubblico dall’altra, un impianto di scanner con personale della vigilanza e un circuito di videosorveglianza.
Ma un problema è dato dalla stessa conformazione del palazzo (anche sede al piano terra delle Poste). Qui ci sono veramente troppe vie d’accesso e il progetto prevede di ridurle e di istallare una telecamera all’esterno dell’ufficio notifiche.
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La Cittadella giudiziaria
Il progetto esiste. Un abbozzo almeno. Venne commissionato dal Provveditorato alle opere pubbliche e realizzato da uno studio. E’ quello che riguarda la cittadella giudiziaria nell’ex carcere di Piazza Partigiani. Ai venti milioni di euro per i quali è già stata trovata la copertura economica ne andrebbe aggiunta un’altra decina. Oggi se ne torna a parlare, come del resto ciclicamente s’è fatto per 20 anni. L’immobile attualmente è di proprietà del demanio.