Festival Nazioni, 'Castello Cambia' chiede dimissioni di presidente e Cda "Serve rilancio radicale" - Tuttoggi.info

Festival Nazioni, ‘Castello Cambia’ chiede dimissioni di presidente e Cda “Serve rilancio radicale”

Davide Baccarini

Festival Nazioni, ‘Castello Cambia’ chiede dimissioni di presidente e Cda “Serve rilancio radicale”

Consiglio comunale boccia mozione del capogruppo Bucci ma concorda su nuovo progetto e nuovo corso della manifestazione
Mar, 26/02/2019 - 18:10

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Bocciata con il “no” della maggioranza, l’astensione di Lignani (Fd’I) e Pescari (Pd), e il “sì” di ‘Tiferno Insieme’ e dei proponenti di ‘Castello Cambia’ la mozione che chiedeva le dimissioni del presidente del Festival delle Nazioni, l’azzeramento del Cda e un nuovo progetto culturale per la manifestazione.

Questo il significato, in sintesi, della proposta illustrata nel Consiglio comunale di ieri (lunedì 25 febbraio) da Bucci (Castello Cambia), che ha parlato di “marginalità della manifestazione sul piano della qualità artistica senza alcuna peculiarità (prime assolute, produzioni proprie) e inesistenza sotto il profilo mediatico, che non aiuta ad attrarre sponsor né pubblico. Questo ha generato il crollo dei finanziamenti da parte del Ministero, che tiene conto di tali parametri evidentemente non riscontrati per Città di Castello”. Tra le 13 criticità elencate Bucci annovera:

La sconsiderata soppressione dei corsi di perfezionamento che si autofinanziavano; l’inadeguatezza ad attrarre il benché minimo flusso turistico; spazi di esecuzioni in poche e sempre ripetitive sedi senza l’allargamento alle eccellenze architettoniche della città; l’assoluta estraneità nei confronti della città, non coinvolta nelle sue realtà imprenditoriali, con conseguente rifiuto di sponsorizzazioni; il tradimento della formula Nazione ospite, ridotta a un pallido omaggio a sparuti autori; l’assenza di qualsiasi personaggio in grado di catalizzare attenzioni anche oltre la nicchia di riferimento

Castello Cambia, oltre la critica, ha proposto “la convocazione di un pool di esperti a livello nazionale sul piano musicale e di marketing culturale, a partire dai musicisti operanti in loco, per studiare forme di rilancio radicale della manifestazione, oltre ad una nuova analisi sul progetto di trasformazione della chiesa di San Domenico in auditorium, per dotare la città di una sede stabile, capiente e prestigiosa per spettacoli ed eventi culturali, non solo festivalieri”.

Zucchini (Pd): “Le cose si possono fare in modo migliore ma è ingeneroso, da parte vostra, trattare così 50 anni di storia del Festival. Sembrerebbe che tutto sia negativo: le presenze di alto profilo sono state molte, la stampa nazionale ha dato molta attenzione. Il crollo dei finanziamenti da parte del Ministero è accaduto a tutte le manifestazioni. Nel 2016 il flusso turistico legato al Festival è stato di circa 600 presenze nelle strutture alberghiere, quest’anno di poco inferiore. La città, le vetrine e gli sponsor sono state vicine al Festival. Il giudizio su presidente e Cda è tranciante. Giubilei ha detto di voler continuare a lavorare fuori dal ruolo istituzionale e nel prosieguo si deciderà. La trasformazione di San Domenico in auditorium va progettata”.

Procelli (La Sinistra): “Tredici punti di critiche sono tanti ma la storia non è come viene dipinta. Di personaggi famosi e illustri ce ne sono stati molti, Giubilei non è incompatibile e il consiglio scade nel 2020. Oggi è prematuro chiedere le dimissioni. Aspettiamo la scadenza naturale. Il sindaco deciderà se ha portato turismo. A volte è vero che la levatura mediatica nazionale è oscurata ma dipende dal fatto che è a Città di Castello”.

Lignani Marchesani (Fd’I): “A questa manifestazione voglio bene ma non posso tacere situazioni in cui una parte della mozione ha delle ragioni, anche se il tono da crepuscolo degli dei mi trova poco d’accordo. Dobbiamo salvaguardare la manifestazione. Giubilei ha avuto grandi meriti, anche nel trovare sponsor. E’ la Regione che non ha fatto la sua parte. Abbiamo consiglieri che non sono più all’altezza. Giubilei è candidato sindaco di una città (Perugia, ndr) che ha una concorrenza diretta con il Festival. Urge un rapido cambiamento del Cda. O si ha la capacità di intercettare i gusti o ci si dimette. Sul programma: con quel bilancio il direttore artistico fa miracoli”.

Vincenti (Tiferno Insieme): “Nessuno scalpita per fare lo sponsor, perché manca un ritorno mediatico. Esigo che ci sia il meglio. Quanto dice Castello Cambia è un dato di fatto. E’ ora di cambiare facce e personaggi. Voglio il meglio e finora non l’hanno dato. Basta dire che non ci sono soldi per la cultura. 600 presenze negli alberghi in due settimane di evento sono briciole e sembriamo accontentarci. Giubilei ha fatto il suo corso”.

Morani (Psi): “La mozione non è accettabile e non mostra un punto positivo. Il Festival non è una sagra paesana. Non sarebbe arrivato alla 52^ edizione se fosse stato tutto negativo. La musica che propone deve essere capita e non si deve pensare solo al programma ma anche gli eventi collaterali. Il Festival si può criticare ma ha contributo ad un turismo di alta qualità. Al Cda suggerisco di prendere atto di questa mozione come spirito perché il Festival vada sempre avanti”.

Arcaleni (Castello Cambia): “Malgrado la non condivisione di alcuni passaggi, tutti gli interventi hanno ribadito la necessità di una riflessione e di un cambio di rotta. Come ottenerlo se si vuole mantenere lo status quo? Già nel 2016 avevamo chiesto di evitare la deroga, che ha portato ad una riconferma totale. Ribadiamo che il Festival oggi è inesistente perché una volta era rinomato anche nei media. La caduta dispiace a tutti e da qui la mozione. Vorremmo tornare ai fasti. La bassa caratura dipende dai pochi soldi. Il Mibac ha dei criteri per i finanziamenti. Questo festival non li soddisfa”.

Il sindaco Luciano Bacchetta: “Si tratta di una mozione strumentale. Dobbiamo ridimensionare queste supposte età dell’oro del Festival: negli anni ’70 era una manifestazione di nicchia. I grandi nomi di una stagione successiva sono costati un’eresia e hanno lasciato debiti da ripianare. Oggi le risorse sono poche e il Comune fa la sua parte. Tuttavia il Cda si è mosso in completa autonomia quando, ad esempio, ha esonerato il direttore amministrativo De Lellis, senza che i componenti pubblici abbiamo informato il sindaco. Stessa autonomia noi useremo nel fare una valutazione serena a fine mandato. Il problema vero è che il Festival deve fare i conti con la sua città, scrollarsi di dosso quell’aura di vetustà che lo circonda. I soci privati, che esprimono tesoriere e vicepresidente, contano tanto quanto Comune (che sostiene il Festival con 40mila euro) e Regione. Tuttavia non si può essere ingenerosi perché ci sono state anche alcune iniziative coraggiose, il coinvolgimento di molti giovani e la riscoperta di luoghi. Il documento non coglie la vera realtà del Festival, perché è una mozione ad personam”.

Nella replica Bucci ha sostenuto la necessità di valutare i costi: “530mila euro contro 38mila di incassi. Quale strategia abbiamo per rilanciare il Festival? Giubilei dovrebbe dimettersi anche per la sua libertà di movimento. Il sindaco ha rinviato alla scadenza delle nomine. Nel frattempo valutiamo. Sono disponibile a lasciare solo la parte propositiva della mozione”. Il sindaco ha proposto a Bucci di ritirare il documento “perché il consiglio è in scadenza, anche il sindaco dopo due mandati non può essere riconfermato. C’è una stagione per tutti. Così la mozione è solo punitiva”.

Nelle dichiarazioni di voto Mirco Pescari (Pd), a titolo personale, ha dichiarato che “se l’obiettivo della mozione era quello di aprire un dibattito sulla revisione del festival e non una vendetta personale, le parole del sindaco sono state molto chiare. Io mi sarei aspettato che Castello Cambia ritirasse la mozione. Ora invece voteremo no e della mozione non rimarrà traccia. Io mi asterrò”. Lignani: “La mozione chiede le dimissioni del presidente e mi auguro che nel 2020 chi governerà la Regione non rinominerà gli attuali rappresentanti. Anch’io mi astengo”. Al momento del voto Rigucci (Lega) e Tavernelli (Pd) sono usciti dall’aula.

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