Afferma Daniele Cipriani, “…la vera modernità nasce dal dialogo con le proprie radici, dal saper guardare avanti senza dimenticare da dove veniamo”. Ed aggiunge poi, “Restituire a Spoleto la sua vocazione più autentica, quella di città, come la città Ideale del Rinascimento…”
Urca!! Grazie, Daniele Cipriani, nuovo Direttore Artistico del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Alla prima prova pratica per il suo insediamento nella posizione più scomoda del mondo dopo la presidenza degli Stati Uniti, il “nostro” dimostra un bel caratterino, ino..ino, e ci indica la via, come Mao Tse-tung. Quella per intenderci che il mai dimenticato M° Thomas Schippers descrisse nei primi anni ’60 come motivo fondante del Festival in un video molto conosciuto, che si può trovare in rete, in cui parlava di se e del M° Gian Carlo Menotti come di Signori Rinascimentali. Insomma le radici sono salde, e anche salve!
L’Elevazione Spirituale…che salva
Celebrata dunque, ieri 13 dicembre, una Elevazione Spirituale nella Basilica Cattedrale di S.Maria Assunta, festeggiando anche l’825° anniversario di dedicazione della Cattedrale, che apre nel contempo la nuova direzione artistica festivaliera, segnando la storia del Due Mondi con due passi di tutto rispetto: aprire la Cattedrale ad una iniziativa del Festival, ristabilendo un rapporto istituzionale con S.E. Mons. Renato Boccardo, Vescovo di Spoleto. Un rapporto, per così dire “freddo” da diverso tempo e legato alla ben nota decisione di tenere la Cattedrale al riparo da musiche, musichette, spettacoloni e spettacolini. Sono ormai celebri le discussioni sull’uso delle luci con cui illuminare la facciata del Duomo in occasione delle iniziative festivaliere nella piazza antistante-vedi Concerto Finale.
Il Presule, che conosce alla perfezione l’arte della diplomazia vaticana, prendendo la parola per il saluto istituzionale come “padrone di casa” in apertura della iniziativa, sgombera subito il campo (di battaglia?) sul “pensiero stupendo” dei più: “Visto? Sua Eccellenza ci ha ripensato!”
E Monsignore, non senza una buona dose di “spirito” simpatico (dal greco antico sympátheia, anticamente il patire insieme), chiarisce “Tutti si domandano come mai il Vescovo ci ha ripensato. Ma questo che andiamo ad ascoltare non è un concerto, ma una Elevazione Spirituale”.
Ecco! Come dire, “non ci provate nemmeno”. Ed il bello è che ha anche ragione. Che poi i più sappiano davvero cosa sia una Elevazione Spirituale rimane la domanda delle domande.
Elevazione o “elevamotore”? (cit. Mario Marenco)
Di sicuro la Cattedrale era stata preparata con una cura notevole dalle sempre straordinarie maestranze del Due Mondi. Sobri pannelli recitativi alle colonne della navata centrale con il rosone della facciata del Duomo come simbolo comune. L’intera struttura illuminata come meglio non si poteva, un disegno luci che ha quasi raddoppiato le dimensioni della struttura, tutte naturali e senza filtri strani, esaltando tutto ciò che vi è di prezioso all’interno. Un colpo d’occhio che dal vivo ha un impatto decisivo per la riuscita di quella Elevazione Spirituale di cui sopra.
Ma la vera sorpresa di questa iniziativa è scoprire che in presenza di una orchestra e un coro, l’acustica della Cattedrale è affascinante e realmente efficace. Nella chiesa non mancava il consueto servizio di fonica, ma in realtà il vero tocco in più sull’argomento è stata la perfezione del manufatto. Le radici…!
La Nuova Opera Orchestra e il Coro della Diocesi di Roma sono due realtà più che decennali che hanno raggiunto un livello di perfezione davvero interessante e persino sorprendente. Mons. Marco Frisina, che dirige questi due ensemble, è anche M° elaboratore e orchestratore. Ed è proprio questa la vera differenza che anche un orecchio inesperto può percepire. Concretamente, brani molto noti come Tu scendi dalle Stelle o l’abusato Jingle Bells, raggiungono una dimensione orchestrale con una tale facilità di ascolto, ma al contempo nuova e di non banale struttura che fa venire sempre voglia di ascoltare “la prossima” per vedere dove sta il trucco. Ma trattasi di Elevazione Spirituale, e noi cialtroni imperituri lo sappiamo, tutto è come nel caso della stra-nota Beata Quartina, “contro de lei nun ce poi fa gnente!”.
Il Dio-uomo e la “pasta della storia”
Chi conosce le cose di Liturgia sa bene che l’invocazione dello Spirito Santo è tutto, il passo decisivo verso la comprensione e la comunione con Dio.
Un Concerto-Elevazione non è una vera e propria Liturgia, ma ci si avvicina molto. E nella bellezza della musica entrano anche i testi. Più che semplici parole assemblate. Quasi un motore invisibile di quella vibrazione che muove la materia.
Prendiamo ad esempio lampante la scelta molto indovinata di leggere un celebre passo di Bariona o il figlio del tuono, di Jean Paul Sartre. Sartre il comunista, il Marxista, lo scandaloso convivente di Simone de Beauvoir, il drogato e chi più ne ha ne metta, ma capace di mettere su carta un testo di sconvolgente bellezza catartica. Ci sono passi che, letti in “quella” Cattedrale di ieri sera, nel corso dell’Elevazione Spirituale, hanno una fortissima vocazione alla comprensione del mistero dei misteri: può esistere un Dio-uomo?
Ricorrono proprio in questo 2025 che sta volgendo alla fine i 1700 anni dalla celebrazione del Concilio di Nicea (325 d.C.) in cui la questione della divinità del Cristo-Gesù (omoousios) divenne motivo di eresia (Arianesimo) e produsse oltre al credo niceno, secoli di dispute che ancora oggi hanno strascichi, forse non più tanto comprensibili.
All’epoca furono necessari altri concili decisivi per affrontare le complesse tesi sulla natura del Cristo. Ricordiamo Allessandria (362 d.C.), o Efeso (431 d.C.) dove entra nella discussione a pieno titolo anche Maria per decidere se fosse madre di Dio (Theotokos) o madre dell’uomo-Gesù (anthropotokos). Seguiranno poi Calcedonia (451 d.C.) con la crisi Monofisita (quella del monaco Eutiche) e Costantinopoli II (553 d.C.) e Costantinopoli III (681 d.C.).
Sartre, nella sua innocente capacità evocativa, descrive invece i sensi di una madre che ha partorito un Dio, e guardandolo pensa “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Mi assomiglia. E’ Dio e mi assomiglia. E nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo che si può prendere nelle braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che vive”. Semplice no?
E Mons. Boccardo, che conosce ovviamente il significato vero dei “piccoli” evangelici, chiede agli attori-detenuti di #SIne NOmine di leggere proprio quei passi, a cui seguirà poi la lettura di un discorso di Papa Leone XIV sulla pace, “La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni…essere presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità…”
Premesse e “inguercibili sgatosci”
Quando un Festival, come il Due Mondi, con le sue radici (che tanto piacciono a Daniele Cipriani-in merito, l’articolo di Carlo Ceraso e Sara Cipriani), apre un percorso di avvicinamento alla prossima edizione del 26 giugno-12 luglio 2026 con un evento come quello della Elevazione Spirituale in Duomo, non si può fare a meno di pensare che immaginarsi Rinascimentali forse non è proprio il percorso coerente con la premessa, almeno per quello che se ne sa di come la Chiesa aveva in cura i “rinascimentali”. Tuttavia è decisamente apprezzabile l’aver riaperto un canale di dialogo con l’Archidiocesi, dimostrando invece come essere dialoganti e aperti può solo far del bene alla manifestazione ed anche al pubblico, spoletino o meno, che ha avuto la possibilità di partecipare ed assistere a questa splendida serata.
Siamo dunque davanti ad una promettente premessa, salvo inciampi, danni collaterali e inguercibili sgatosci (cit. Mario Marenco) che si manifestano a tratti, mentre si è ancora in Duomo, nelle eccessive-plateali dimostrazioni di affetto di qualche comprimario politico locale per il nuovo Direttore Artistico, confondendo l’altare con il palcoscenico. Proprio quello che manda in ebollizione Sua Eccellenza, e fa disperare gli osservatori riproponendo il vecchio schema proprietario del “è uno de noi”.
Sarà bene che qualcuno salvi “il soldato Cipriani” prima che faccia una fine poco consona e senza nemmeno essere passato dal “Via”.
Foto: Tuttoggi (Carlo Vantaggioli e Niccolò Perini)












