FESTIVAL DEI 2 MONDI: MEGLIO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE? - Tuttoggi.info

FESTIVAL DEI 2 MONDI: MEGLIO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE?

Redazione

FESTIVAL DEI 2 MONDI: MEGLIO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE?

Gio, 23/10/2008 - 00:28

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Gentile Direttore,

ormai sono passati tre mesi, da quando il sipario si è calato sul cosiddetto Festival Spoleto51 e nel frattempo, come temevo, è calato anche un silenzio assordante. L'unica notizia degna di nota è stata la rappresentazione nel Lussemburgo il mese scorso della pièce “Oh, les beaux jours” di Samuel Beckett – una coproduzione della Change Performing Arts italiana e del Grand Théâtre de Luxembourg (con la regia di Robert Wilson), in collaborazione con Spoleto52 Festival dei 2 Mondi [sic] – che ha visto protagonista la signora Ferrara, al secolo Adriana Asti (ne allego una foto). Chiedere anticipazioni su Spoleto52 mi sembra prematuro, ma avere qualche ragguaglio su Spoleto51 – sulle presenze, per esempio, o su come sono stati spesi i 6-7 milioni di Euro (diconsi M-I-L-I-O-N-I) a disposizione – mi sembra un diritto che spetti ad ogni singolo cittadino spoletino, se non al contribuente italiano in generale. In tutta franchezza, mi sarei aspettato una presa di posizione più responsabile anche da parte dell'amministrazione comunale, membro – se non vado errato – del Comitato di Gestione del Festival. Invece, niente. Il primo cittadino ci rassicura che il responsabile del Festival è stato molto impegnato all'estero. Ambe', meno male. Possiamo stare tranquilli. Con preoccupazione, Andrew Starling

Caro Andrew,

mi permetta di dissentire sul fatto il Comune sia l’unico responsabile. Vicino al ‘membro amministrazione’ – per la verità è più corretto parlare di ‘membri’, visto che in qualità di vice presidenti del Comitato siedono il Sindaco Brunini e l’assessore Stella – c’è anche la Regione e la Provincia. Difficile pensare che tutti questi soggetti non abbiano gli strumenti per obbligare il Presidente Giorgio Ferrara a sedersi intorno ad un tavolo e riferire sul bilancio 2008 e sulle ‘intenzioni’ per il 2009. Che non vogliano ascoltarlo? Che si accontentino dei trionfali annunci che lo stesso Ferrara continua a fare? L’ultimo resoconto, in ordine di tempo, il direttore artistico lo ha fatto in una intervista a Valerio Cappelli su Amadeus di ottobre: “ho vissuto molto bene questa esperienza, ho avuto consiglieri meravigliosi” ha dichiarato al giornalista. Beato lui! Di far di conto, però, sembra proprio non voler sentir ragione. Un invito in tal senso glielo ha inviato anche l’opposizione in consiglio comunale che, ormai quasi tre settimane fa, ha chiesto di convocare in audizione il presidente. Ma anche in questo caso la richiesta sembra caduta nel dimenticatoio. L’unico rumore lo ha segnato il motore dell’autovettura di Ferrara, rimasta parcheggiata nel parcheggio dell’Hotel dei Duchi per due mesi e ‘ripartita’ a fine settembre chissà per quale destinazione. Forse per la vicina Todi, dove Ferrara ha casa, e dove il direttore artistico di quel festival, il ben più indaffarato Maurizio Costanzo, ha già riconvocato tutti i collaboratori per lavorare alla prossima edizione. Certo è che più passano i giorni, più il Festival dei Due Mondi perde l’occasione di mostrarsi trasparente, aperto, rispettoso di questa Città che ha dato fin troppo. A Francis è stato concesso molto nel corso degli anni, ma anche con Ferrara, in questi primi 10 mesi, le istituzioni sono state di manica larga. Di certezze dunque continuano ad essercene poche. E non solleva lo spirito sapere che l’estate prossima riporterà Bob Wilson, stavolta con Adriana Asti che interpreterà uno spettacolo presentato quasi un anno prima in Lussemburgo. Ci saranno “ben nove repliche” ha tenuto a precisare Ferrara ad Amadeus, tranquillizzando così la massa di spettatori che è sicuro non vorranno mancare all’appuntamento. Di produzioni del Festival però nessuna traccia, della città-laboratorio idem, di sponsor nulla. Questo lugubre silenzio che avvolge la manifestazione rischia di alimentare la cultura del sospetto, la paura stessa sulle sorti del Festival. Un amico, che ora vive a Philadelphia, di fronte a situazioni di crisi prolungata, era solito dire “meglio una fine spaventosa, che uno spavento senza fine”. Ed agire di conseguenza. Credo che di incubi Spoleto ne abbia vissuti anche troppi.

Carlo Ceraso


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