Festival, debutto evento per Letter to a Man di Bob Wilson con Mikhail Baryshnikov - Tuttoggi.info

Festival, debutto evento per Letter to a Man di Bob Wilson con Mikhail Baryshnikov

Carlo Vantaggioli

Festival, debutto evento per Letter to a Man di Bob Wilson con Mikhail Baryshnikov

C. Melisso tutto esaurito per il visionario lavoro su Vaslav Nijinski | Pubblico internzionale e Tim Robbins a Spoleto
Gio, 09/07/2015 - 13:13

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Letter to a Man, prima di essere un lavoro teatrale dedicato al grande ballerino Vaslav Nijinsky, e a ciò che lo stesso ha scritto nei suoi diari, è innanzitutto un sorta di abito su misura cucito dal visionario Bob Wilson per il celebrato ballerino e attore, Mikhail Baryshnikov.
I due importanti artisti si ritrovano a lavorare insieme, dopo appena un anno dal grande successo di The Old Woman andato in scena a Spoleto57. Il feeling tra Wilson e Baryshnikov produce così un nuovissimo ed originale lavoro al suo debutto assoluto ieri sera, 8 luglio, al Teatro Caio Melisso, Spazio Carla Fendi. Dopo un intero mese di prove in teatro a Spoleto, e con le scenografie frutto del lavoro del Laboratorio del Festival, ritornato operativo e pronto a breve ad un nuovo rilancio, l’intesa artistica tra il regista texano e Baryshnikov da alla luce un nuovo capitolo della “saga wilsoniana” a Spoleto.
Tutto esaurito, e pubblico quasi tutto “straniero”, moltissimi americani ed un ospite d’eccezione come l’attore e regista Tim Robbins, già protagonista a Spoleto57 con Sogno di una notte di mezza estate, che è tornato al Festival dopo aver messo in scena il suo Midsummer Night’s Dream alla Triennale di Milano.

Letter to a Man- Recita il programma di sala, “L’opera prende l’avvio dai Diari di Vaslav Nijinsky, scritti nel 1919 da colui che viene considerato il più grande ballerino e coreografo dell’ultimo secolo, all’origine della fama dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev.
<Il Diario di Nijinsky dice molte cose sulla scrittura. È la scrittura di un uomo lucido e folle. È una comunicazione così nuda, così disperata da risultare unica. La realtà ci sta di fronte, ed è quasi intollerabile. Se non fosse finito in manicomio…avremmo avuto in Nijinsky uno scrittore paragonabile al ballerino>, scriveva Henry Miller a proposito dei Diari pubblicati la prima volta nel 1936”.
Uno scritto che si adatta benissimo alla consueta visionarietà di Bob Wilson che smonta letteralmente l’impianto testuale di Nijinsky e assembla invece una sorta di nuova scrittura di scena dove parola, movimento, macchina scenografica e luci, suoni e rumori, creano ex-novo un diario del Nijinsky ormai preda della follia.
Non si rimane indifferenti alle provocazioni del regista texano, che usa per tutta la durata dell’opera voci fuori campo che recitano, o meglio leggono, brani del diario, mentre Nijinsky-Baryshnikov si muove o accenna passi di danza, resta immobile o interpreta con secchi movimenti degli arti un passaggio del testo, magari aiutato da luci improvvise di tutti i colori. Pochissime, al limite dell’avarizia, le parole recitate direttamente dall’attore in scena. Testi letti alternativamente in inglese e russo (sottotitoli in italiano per chi ne ha bisogno), ripetendo in maniera ossessiva lo stesso passo anche 3 o 4 volte di seguito. Sembra evidente il senso di questa scelta, che sottolinea la follia di Nijinsky.
Una “colonna sonora” molto interessante, interrotta continuamente da un montaggio di suoni, rumori e voci, mentre in scena nulla si ferma, tale da diventare una sorta di documentario storico in cui collocare Nijinsky. Qualcosa di musicalmente paragonabile solo ai concerti evento del compositore americano Alvin Curran.
L’attore Baryshnikov è un elemento di questo caleidoscopio, non c’è possibilità che abbia una “sua” interpretazione. C’è solo il movimento di scena deciso con il regista e nulla più. Tuttavia l’eleganza del ballerino è talmente evidente che la sua presenza in scena sembra incorporea, nonostante a tratti il suo movimento sia frutto dalle crudeli e durissime parole dei diari.
Non c’è dubbio che solo il grande feeling tra Baryshnikov e Wilson può dare luogo al lavoro di Letter to a Man. L’impressione è che entrambi abbiano dovuto rinunciare a qualcosa per un “bene” superiore.
Cambi di regia all’ultimo minuto- Non potevano mancare delle curiosità su questo evento. Ormai digerito l’annullamento di tre anteprime previste in programma nei giorni precedenti il debutto, nell’unica rappresentazione-prova generale andata in scena il 7 luglio, qualcosa della scrittura di scena non deve essere andato come Wilson voleva, tanto che il regista nella mattinata dell’8 luglio, giorno della prima, ha lavorato ad alcune modifiche sostanziali. Per chi ha visto lo spettacolo, non può sfuggire l’enorme lavoro di sincronizzazione tra i vari elementi scenici, come musica, luci e movimento. E Wilson non è certo un regista accomodante rispetto a ciò che immagina per il suo lavoro. Quindi le modifiche dell’ultimo minuto sono solo un dettaglio e non una eccezione. Un pensiero deferente va anche ai tecnici del Teatro Caio Melisso, tutti spoletini, che in uno spazio decisamente ridotto del retropalco, sono riusciti a far muovere uno spettacolo corposo e tecnicamente complesso.
Su Letter to a Man si può solo aggiungere che, come tutti i lavori di Wilson, ogni descrizione post-spettacolo è assolutamente limitante e limitata, poiché non esiste una sola chiave di lettura di ciò che è andato in scena e lo spettatore sembra essere presente in teatro proprio per interpretare emozionalmente una parte d’attore.
Al Caio Melisso, stracolmo fino al loggione, gli applausi sono scroscianti e le chiamate alla ribalta di Mikhail Baryshnikov e di tutti coloro che hanno lavorato a questo debutto assoluto spoletino, Wilson incluso, sono copiose.
Alla faccia delle cassandre in gramaglie, lo spettacolo di Wilson ha dato il senso dell’internazionalità di un Festival dei Due Mondi che, come confermato dal sindaco Fabrizio Cardarelli e da Giorgio Ferrara nell’ultima conferenza stampa prima del gran finale di questa settimana, ha superato un difficile guado ed ormai cammina spedito verso nuovi obiettivi.

Riproduzione riservata

Foto di scena : Valeria Palermo-Luciano Romano

Foto di Tim Robbins: Tuttoggi.info

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