In prossimità della ricorrenza della caduta del fascismo, l’Istess promuove per martedi 16 aprile alle ore 17,30 al Cenacolo San Marco una discussione sulla politica anticittadina di Mussolini, a partire dallo studio di Miche Dau Mussolini l’anticittadino edito da Castelvecchi.
L’incontro – coordinato da Stefania Parisi, direttore dell’Istess, – vedrà la partecipazione dello storico Pompeo De Angelis e del direttore regionale per dei Beni Culturali e paesaggistici dell’Umbria Francesco Scoppola.
Michele Dau, che ha condiviso con Pietro Scoppola tante riflessioni sulla storia contemporanea e dopo l’insegnamento universitario è stato direttore di ricerca al Censis, nel volume prende in esame il condizionamento negativo esercitato dal regime fascista nei confronti della modernizzazione e della crescita democratica delle città italiane. La scelta “ruralista” divenne infatti dalla fine degli anni ‘20 e per tutti gli anni Trenta, uno dei fili conduttori dell’ideologia e della cultura fascista.
Perché Mussolini fece questa scelta? I motivi – spiega l'autore – furono molti e non solo di carattere economico: non si trattò infatti solo di aumentare quantitativamente la produzione agricola ma si trattò anche e – forse soprattutto – di creare un nuovo tipo di uomo, “homo rusticus” anzichè “sapiens”, una nuova antropologia e uno stile di vita alternativo alla città, vista come ricettacolo di tutti i mali morali e della corruzione, l'altra.
Al contrario la vita semplice della campagna era vista come sorgente di moralità, robustezza fisica e morale e ambiente idoneo allo sviluppo della natalità e al rafforzamento della “stirpe italica”.
La cultura fascista – osserva l'autore – rimase dentro la cultura collettiva italiana anche dopo la fine della guerra e l'affermazione della Repubblica, per questo le città italiane sono cresciute con molte difficoltà e contraddizioni, non ancora del tutto superate.
Certamente il dibattito storico-scientifico sulle “metropoli” e l'urbanesimo è ancora un tema attualissimo di riflessione. La discussione promossa dall'Istess sul libro di Michele Dau vuole sollecitare la storiografia contemporanea ad approfondire e realizzare una più organica ricostruzione della storia politica e sociale delle nostre città durante il ventennio fascista, per far emergere come la loro paralisi fu decisiva per le rapide fortune del regime.