Massimo Bianchi, amministratore unico dell’agenzia forestale regionale si è dimesso. All’origine di questa decisione il coinvolgimento che oltre a lui ha visto iscrivere al registro degli indagati, per l’inchiesta del pm Paolo Abbritti, altre cinque persone per aver usato a scopo personale mezzi e personale dell’allora comunità montana del Trasimeno.
Bianchi spiega di voler “evitare probabili tensioni e speculazioni nei confronti dell’Agenzia in un momento nel quale la stessa si sta stabilizzando positivamente dopo due anni di difficile inizio attività e rispetto alla contestazione che mi è stata mossa credo di essere già stato in grado di dimostrare la mia totale estraneità rispetto al fatto contestato”.
Bianchi si riferisce probabilmente al 6 dicembre scorso quando è comparso davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia. La scelta di Bianchi però precede anche la possibile decisione del giudice di sospendere dal lavoro le sei persone che avrebbero secondo l’accusa anche agito affinché “venisse tagliato il prato davanti alla chiesa per il battesimo di un parente di uno degli indagati, montata la casetta di legno, gli alberi fossero potati, l’impianto di irrigazione sistemato” tutto a scopi privati, secondo l’accusa, ovviamente illeciti.
E tra gli indagati ci sono anche Elio Censi e Mauro Grilli, Carlo Bigini, Fabio Parrini, Giorgio Germini. Per tutti l’accusa è di peculato. Alcuni anche abuso d’ufficio. Le difese hanno già prodotto diverse memorie per dimostrare l’estraneità ai fatti dei propri assistiti come ad esempio fatture della Umbria Natura srl, società facente capo alla Montana ma con facoltà di svolgere lavori per privati a pagamento.