Gli esami sul fegato di 179 esemplari effettuato dall'Istituto Zooprofilattico | L'assesorato: buona cottura contro il rischio epatite virale acuta
Quasi la metà dei cinghiali esaminati in Umbria dall’Istituto zooprofilattico risulta affetto da epatite E. Lo rileva lo studio effettuato dal Servizio Prevenzione, Sanità Veterinaria e Sicurezza alimentare della Regione Umbria nell’ambito del piano di sorveglianza attiva per la stagione venatoria “ottobre 2021 – gennaio 2022”. Un monitoraggio per ottenere informazioni sullo stato sanitario della popolazione di cinghiali in Umbria, in particolare relativamente all’infezione da dell’Epatite E (HEV).
Sono stati esaminati 179 cinghiali: il 43% ha riscontrato epatite E nel fegato.
L’assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto, ricordando che il virus dell’Epatite E (HEV) – la cui trasmissione può avvenire attraverso il consumo di acqua o di alimenti contaminati tra cui in particolare la carne di cinghiale – ha assunto negli ultimi anni una sempre maggiore rilevanza in termini di rischio per la salute pubblica, in quanto principale agente causale di epatite virale acuta.
Pertanto il Servizio regionale di Prevenzione, a prescindere dai risultati del monitoraggio, raccomanda sempre una buona cottura della carne di cinghiale prima del consumo.