Il dilemma del prigioniero. La partita che si sta giocando a Spoleto – chiamata a nuove urne il prossimo 24 giugno per assegnare lo scranno più alto della città, conteso tra Umberto De Augustinis (centrodestra) e Camilla Laureti (centrosinistra) – ricorda da vicino la “Teoria dei giochi” proposta negli anni ’50 dal matematico Albert Tucker.
Se all’indomani dello spoglio i due candidati, con rispettive coalizioni, si sono dichiarati contrari ad ogni tipo di apparentamento con le liste di Maria Elena Bececco (25,5% con Alleanza civica e Spoleto popolare), con il passare delle ore riprende quota, in entrambi gli schieramenti, l’ipotesi di un nuovo, ufficiale “patto” da mettere nero su bianco e consegnare, entro domenica 17 giugno, all’Ufficio elettorale.
A determinare il possibile ripensamento c’è, neanche a dirlo, la paura di vincere. Determinata anche da una precisa strategia della tensione che nelle ultime ore i fedelissimi della Bececco hanno attuato con entrambi gli schieramenti, offrendo il proprio “pacchetto azionario”.
In cambio chiedono un impegno a proseguire nel programma tracciato dalla Bececco che, tradotto in soldoni, equivale ad ottenere poltrone.
Il dilemma del prigioniero, appunto. Colloqui e incontri sono in corso e lo saranno probabilmente fino a domani mattina quando i giochi verranno decisi.
In entrambi gli schieramenti contrapposti si levano gli scudi contro ogni tipo di apparentamento. Lega e Rinnovamento lo hanno detto a chiare note; tra e liste della Laureti per il momento si alzano voci contrarie sono nel Pd.
D’atra parte una ipotesi di apparentamento penalizzerebbe proprio le singole liste, a guadagno solo di quelle della Bececco.
Applicando il metodo D’Hondt, vigente ancora in Italia, vai a capire il perché, solo per le elezioni comunali (e per le elezioni dei consigli d’istituto nelle scuole superiori) sarebbero infatti proprio i partiti e le liste che più hanno preso voti ad essere penalizzati. Nella tabella qui sotto le 4 ipotesi – da escludere quella tra centrosinistra e la lista Sinistra per Spoleto di Maura Coltorti che ha comunque fatto sapere di non sostenere il magistrato – prese a riferimento in caso di apparentamento.
Senza apparentamento, ad esempio, De Augustinis, in caso di vittoria, porterebbe la Lega a 7 consiglieri, 5 per la propria lista Laboratorio Spoleto, 1 scranno ciascuno per Rinnovamento, Fd’I e Forza Italia. Con apparentamento o contro la Laureti apparentata con la Bececco, la Lega scenderebbe a 5 seggi, Laboratorio 3, F.I. 1, 0 le altre liste. In caso di sconfitta contro la Laureti non apparentata si avrebbe: Lega 3, L.S. 2, F.I. 1
Vediamo adesso le ipotesi della Laureti.
Senza apparentamento, in caso di vittoria della candidata, il Pd prenderebbe 10 seggi, 5 a Spoleto Ora, 1 a Spoleto Sì. Che scendono, in caso di apparentamento, a 6 per il Pd, 3 per S.O. e 1 per S.Sì (in caso di sconfitta con De Augustinis alleato della Bececco sarebbero 5 Pd, 3 S.O., 1 S.Sì). In caso di sconfitta contro De Augustinis senza alleati, il Pd avrebbe 3 scranni, S.O. 2, S.Sì 0.
A guadagnarci da una nuova alleanza, qualunque essa sia, sarebbero ovviamente le forze che hanno sostenuto la Bececco: con Laureti vincente senza apparentamenti, Alleanza civica e Spoleto popolare avrebbero 3 scranni che salgono a 4, a pari condizioni, in caso di vittoria di De Augustinis. Ma con apparentamento con la Laureti (vincente) i seggi salirebbero a 6; con De Augustinis (vincente) addirittura a 7. Sempre su una maggioranza composta da 16 consiglieri comunali. Al netto poi degli eventuali posti in Giunta e nelle Partecipate: da giorni i bene informati sostengono che le richieste potrebbero riguardare almeno due posti in Giunta (con la conferma del Vice sindaco alla Bececco), quello di Presidente del consiglio comunale (Profili?) e almeno una partecipata (Vus o Vusocm).
Uno scenario quindi a dir poco fluido, destinato a prendere consistenza nelle prossime ore.
Difficile da decifrare anche sotto il profilo ideologico-politico. E’ indubbio che Alleanza civica e Spoleto popolare abbiano sempre guardato con simpatia verso destra (inutile negare che i fedelissimi della Bececco puntavano, fino ad aprile scorso, su una candidatura debole del cdx che poi così non si è rivelata con la discesa in campo del magistrato De Augustinis), non di meno però il continuo “martellare” sui temi del civismo ha lasciato la porta aperta al centrosinistra.
Per le elezioni quindi c’è ancora tempo. Prima di tutto va sciolto il dilemma del prigioniero.
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