La strategia, condivisa, sarebbe quella di non ripetere gli errori del passato, evitando di sfibrare il Pd in lotte intestine. Anche perché, stavolta, il candidato nella gara verso Palazzo dei Priori sarà di rincorsa. E allora, niente primarie (dopo l’esperienza Boccali-Fioroni). E una coalizione che sia la più ampia possibile. Aprendosi alla società civile, certo, espressione tanto abusata, che però un punto di sintesi deve averlo.
Alla società civile fece appello Romizi, al ballottaggio, anche perché non aveva alternative. Quella che sembrava essere un’armata Brancaleone, così eterogenea guardando alla storia dei suoi protagonisti, pur con qualche inciampo iniziale, sta reggendo. Anzi, semmai le grane vere sono arrivate più dagli uomini di partito che dai “civici” un tempo con il cuore a sinistra.
Il Pd deve prima dare un nome e un cognome a questi rappresentanti della società civile. Perché la storia recente insegna che spesso veste “civico” chi si è ritrovato senza l’abito di un partito, magari togliendoselo lui stesso perché giudicato ormai stretto e scomodo.
Però, in attesa degli assi dalle maniche della società civile, due conti con i partiti con i quali provare ad organizzare una coalizione politica il partito egemone del centrosinistra perugino (anche se non più di tutto l’arco costituzionale) dovrà farli.
Amministrative 2019, Perugia da conquistare | Il PD non decide
Andrea Mazzoni è persona troppo onesta per indurre a pensare che l’appello da lui lanciato per riavvicinare Mdp al Pd sia stata una mela avvelenata. Anche perché lui, pure nelle settimane calde della campagna elettorale finita con il disastroso voto di marzo, i ponti con gli ex compagni di partito non li ha mai tagliati. E dal Pd gli hanno sempre riconosciuto onestà intellettuale. Certo, il suo appello ha messo però in moto le forze centrifughe dei dem. Perché la ritrovata unità della sinistra potrebbe dare il colpo di grazia, a queste latitudini (se non ci penseranno prima a livello nazionale) allo spirito con cui è nato il Pd.
“È arrivato il momento per le forze di centrosinistra, civiche e popolari di pensare ad una coalizione nuova, larga ed inclusiva, in cui non c’è spazio per prove di forza o conte interne, in cui si riprende in mano il filo del nostro tessuto identitario, in cui tracciamo una visione di città da contrapporre al deserto culturale e sociale che sta inaridendo Perugia” è la positiva risposta all’appello di Mazzoni da parte della pasionaria Sarah Bistocchi. Che mette insieme, diplomaticamente, il centro e la sinistra. Ma è chiaro che la voglia di quest’ultima è tanta.
Non la vede così Guasticchi, che si dice pronto a fare un passo indietro nel caso in cui il Pd ne faccia ancora mezzo verso sinistra. Concetto che viene ribadito, in casa Guasticchi, dalla consigliera Emanuela Mori: “Non guardiamo solo a sinistra!“, è il suo monito. Dove quell’ “anche” è una parola, diciamo, di cortesia. Per Mori, lo spazio dove il Pd può recuperare consensi è nell’area cattolica, imbarazzata dagli estremismi della destra. E bacchetta il Pd perugino “ancora troppo legato alle esperienze di sinistra, diventate di fatto antistoriche e sicuramente inadeguate” alla sfida del 2019.
Parole che innescano un dibattito social piuttosto acceso. Tanto che Guasticchi sentenzia: “Cari amici, come palesa l’aspro dibattito scaturito dal post di Emanuela, questo Pd ha veramente due anime inconciliabili“. E dopo aver assicurato che nessuno è nostalgico dello Stato Pontificio, lamenta i “troppi commenti pilotati anche sulla chat del Circolo di Madonna Alta” che fanno pensare che alcuni “non hanno capito che Stalin è morto“.
E poi, la domanda che serpeggia: “Sì, ma Lui, dov’è? E i suoi? E non sarà che, come avvenuto in altre città umbre, troveremo qualcuno di loro dall’altra parte della barricata?“.
A questo punto, meglio lasciar perdere la coalizione politica e mettersi subito alla ricerca dei famosi civici, antidoto alle spinte centrifughe dentro al Pd. Tutto dipende, nel bene e nel male, dal fattore “c”, insomma.