Fumata nera. L’accordo per il licenziamento collettivo dei lavoratori dell’Elettrocarbonium è saltato. Nel primo pomeriggio di oggi, il delegato Elettro, l’avvocato Maurizio Pesenti e i delgati sindacali si sono incontrati in Confindustria per dare il via alla procedura. Ma il tavolo si è chiuso senza il raggiungimento dell’accordo. Troppo distanti le parti, con l’avvocato che ha chiesto l’immediato sblocco delle portinerie della fabbrica in cambio del pagamento delle spettanze di febbraio previsto per domattina. In caso di mancato sblocco, secondo quanto riferito dai rappresentanti sindacali, l’azienda avrebbe ‘ricattato’ i lavoratori negando lo stipendio di due mesi fa.
Nella trattativa i sindacati hanno proposto che, oltre al pagamento della spettanza arretrata, fosse inserita una buonauscita per i lavoratori di 4 mensilità, proposta rigettata da Elettro.
La situazione si è fatta tesa e i lavoratori si sono riuniti in un’accesa assemblea all’interno dello stabilimento di Narni Scalo. Pochi in verità, rispetto ai circa 160 che rischiano il posto, tra diretti e indiretti, ma decisamente combattivi.
Non proprio sulle stesse posizioni i sindacati, con una frattura tra Cgil e Cisl-Uil. La Cgil ha proposta infatti una soluzione più drastica che potrebbe portare anche al fallimento dell’azienda di Monachino, più moderate Cisl e Uil che hanno proposto di prolungare la trattativa per accedere alla Cassa in Deroga della Regione.
Dopo un serrato dibattito si è arrivati a una decisione di mezzo: i lavoratori hanno infatti deciso di concedere un ultimatum, fino a giovedì prossimo, entro il quale l’azienda dovrà pagare le spettanze di febbraio e sedersi a un tavolo per avviare la procedura di licenziamento collettivo. Qualora questo non si realizzasse, i lavoratori rientrerebbero in fabbrica venerdì 15 aprile, accettando, di fatto, il fallimento dell’azienda.
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