Se Mama Africa Miriam Makeba fosse ancora viva se la stringerebbe al petto Angèlique Kidjo e gli passerebbe senza tentennamenti il testimone per come è capace di interpretare il suo ruolo di artista, prima di tutto, ma anche di ambasciatrice e testimone della condizione dell’Africa, dei suoi territori e delle sue genti.
Novella Mama Africa, la Kidjo ha letteralmente trasformato in un contenitore di gioia e divertimento l’intera Piazza Duomo ed il pubblico accorso in gran numero (sicuramente più di quello per Dianne Reeves) per ascoltare la vincitrice di 5 Grammy e colei che è considerata tra le 100 donne più influenti del pianeta per il tema africano. Una vera celebrità
La sua potenza vocale e la sua fantastica padronanza della scena , trasforma ogni suo concerto in un happening in cui tutti ballano e cantano insieme a lei, mentre scatenata distribuisce saluti ai fans in prima linea e si agita e balla senza sosta.
Mama Africa è molto generosa e se potesse continuerebbe a ballare e danzare anche oltre il consentito (i concerti in Piazza Duomo devono terminare entro le 23 salvo deroghe).
Fantastica la reazione del pubblico festivaliero che si siede composto, ascolta i primi due pezzi dove la Kidjo si mantiene sul formale per poi esplodere e chiedere sfacciatamente di far muovere i piedi ai prossimi brani in programma.
Promessa mantenuta tanto che un gruppo di giovanissimi multietnici, inclusi alcune conoscenze locali che non si sono fatta sfuggire l’occasione, corrono verso il palco proprio sotto la tomba del Maestro Thomas Schippers ed iniziano a ballare sui ritmi scatenati di Angelique. Peccato l’arrivo quasi immediato della sicurezza che li respinge indietro di diversi metri per non creare disturbo.
Una stupidaggine immensa, perchè non siamo al Parco Lambro, ai concerti politici degli anni ’70, ma nella culla della musica goduta e apprezzata per quello che è. E se c’è da ballare si balla!
La cosa infatti non reggerà molto e dalla parte opposta, presso la Manna D’Oro si scatena un gruppo di ragazzini, ben al disotto dell’adolescenza, che corre a dare “il cinque” ad Angelique, alla quale non pare il vero di essere così amata. Lo dirà anche in una pausa della musica, che è rimasta molto colpita dalla presenza giovanile di Spoleto.
Tra gli adulti presenti qualcuno magari si pente di non essersi dimenato come si conviene e così negli ultimi pezzi in programma eccede, suscitando anche una certa ilarità per i movimenti tra l’animalesco e l’immobilità pensosa.
Se ci fosse Monsignor Boccardo in piazza, che nel frattempo ha fatto la pace con il Festival ed ha fatto illuminare il Duomo, avrebbe ballato pure lui. Mama Africa sa come risvegliare le spiritualità silenziose.