Colpiti con una sedia nella schiena e un pugno in faccia, la denuncia del Sappe, che accusa il capo del DAP Russo
Doveva telefonare. E invece il detenuto, un nordafricano sottoposto al regime detentivo 14 bis OP, sezione isolamento, ha aggredito un ispettore di polizia penitenziaria di sorveglianza e un assistente capo coordinatore. Uno colpito alla schiena con una sedia e l’altro con un pugno.
L’aggressione, come informa il Sappe, è avvenuto nel tardo pomeriggio di domenica. Il detenuto è stato messo in sicurezza dagli altri poliziotti intervenuti. Uno dei due aggrediti è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale di Perugia.
“Le carceri umbre – ricorda Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del SAPPE – stanno vivendo ormai da tempo momenti di grande difficoltà nella gestione dei detenuti. Sono continue le aggressioni al Personale che si verificano senza che vi sia un intervento da parte degli organi superiori. E questo convince i detenuti, specie quelle più violenti, che possono fare quel che vogliono, restando impuniti. È una vergogna”.
Lapidario il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, a quanto avvenuto nelle ultime ore nel carcere di Capanne a Perugia: “Ditemi voi se è normale un Paese nel quale un detenuto pensa bene di aggredire due poliziotti. Ma ci rendiamo conto? A questo senso di impunità, di cui larga parte della frangia violenta della popolazione detenuta è convinta di godere, devono assolutamente corrispondere provvedimenti penali e disciplinari efficaci, anche prevedendo di destinare carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.
Le accuse a Russo: regole di ingaggio chiare
Capece mette sotto accusa la gestione delle carceri da parte dell’attuale capo del DAP Giovanni Russo: “La sua gestione è fallimentare: non fa praticamente nulla, vive isolato dai “suoi” uomini e non sappiamo neppure che faccia abbia, essendo evidentemente allergico al confronto con i Sindacati. Non ci incontra e non fa nulla, quando invece dovrebbe intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza. Si guarda bene dal varere quelle necessarie ‘regole di ingaggio’ – chiare! – su cosa può fare la polizia penitenziaria in caso di rivolte ed eventi critici violenti prima. È sotto gli occhi di tutti, o meglio di chi vuole davvero vedere quel che succede nelle patrie galere, che sono aumentati ed aumentano gli episodi violenti: e con il regime penitenziario ‘aperto’ e la vigilanza dinamica, ossia con controlli ridotti della Polizia Penitenziaria, la situazione si è ulteriormente aggravata”.
Per questo, prosegue, “invito Russo, che per essere capo della polizia penitenziaria percepisce una lauta e corposa indennità economica oltre allo stipendio – ad andare, lui e i vari dirigenti dell’Amministrazione penitenziaria, in carcere chi lo vive 24 ore su 24, 365 giorni, tra le donne e gli uomini della polizia penitenziaria. Corpo di Polizia a cui appartengono donne e uomini che pressoché quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto”.
“Il Ministro della Giustizia Nordio ci dia segnali chiari o le carceri, anche per colpa di questa gestione del DAP, presto esploderanno per le proteste dei poliziotti, stufi di questo lassismo e di queste impunità”.