L’ex sindaco De Augustinis ricorre al Consiglio di Stato per impugnare la sentenza del Tar dell’Umbria. La richiesta che spiazza avvocati e istituzioni
L’ex sindaco Umberto De Augustinis non molla la presa e ricorre al Consiglio di Stato, impugnando la recente sentenza del Tar dell’Umbria (che sul tema si era anche già espressa una prima volta), per chiedere l’annullamento del Decreto del Presidente della Repubblica, nonché quello originario del Prefetto di Perugia, con cui sono stati sciolti Giunta e Consiglio comunale di Spoleto a seguito del voto di sfiducia di 15 consiglieri su 25.
La notizia, a dir poco clamorosa, non fosse che per creare ulteriori tensioni politiche in città dove partiti e liste civiche sono impegnati in una difficile campagna elettorale, conferma la volontà dell’ex sindaco e magistrato di Cassazione di andare fino in fondo.
I due ricorsi al Tar che hanno visto soccombere l’ex primo cittadino, condannato anche alle spese, si vanno ad aggiungere alla sentenza emessa dal Tar sul ricorso presentato dal Comune di Spoleto contro la Regione dell’Umbria che aveva trasformato l’ospedale cittadino in covid hospital.
Tuttoggi ha potuto visionare le 20 pagine che compongono il nuovo ricorso, depositato proprio questa mattina al massimo organo di giustizia amministrativa: il nuovo ricorso, che come per i tre precedenti vede De Augustinis difeso dagli avvocati Sandro Amorosino e Salvatore Taverna, richiama di fatto gli argomenti già posti all’attenzione del Tar. Anche se i toni usati dei legali appaiono più ‘accesi’ nei confronti delle Istituzioni.
De Augustinis ricorre al Consiglio di Stato
Anche questo atto vede De Augustinis ricorrere “in proprio e quale Sindaco del Comune di Spoleto” chiamando in causa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il Prefetto di Perugia Armando Gradone, il Commissario prefettizio Tiziana Tombesi, il Segretario generale del Comune Mario Ruggeri e i 3 consiglieri-medici Antonio Di Cintio e Paola Vittoria Santirosi (Fd’I) e Marco Trippetti (Pd), per vedere l’annullamento o la riforma delle due sentenze del Tar dell’Umbria, ovvero la sospensione degli effetti del definitivo Decreto del Capo dello Stato.
Nel ricorrere al CdS, i due legali di De Augustinis rammentano il “conflitto istituzionale” sorto in piena pandemia tra Comune e Regione, della mancata consultazione dell’ex sindaco circa la volontà di trasformare l’ospedale (situazione che la Regione, nelle proprie memorie al Tar ha smentito chiedendo anche l’audizione di alcuni testi che proverebbero che il Sindaco era stato informato) e dell’esecuzione dell’ordinanza regionale da parte del DG della Asl che sarebbe andato oltre le proprie competenze.
Per i legali il “duro scontro politico” ha visto da una parte il Sindaco con la Giunta, dall’altra le forze politiche che sostengono la Presidente Tesei ma anche “il ‘sistema’ della sanità regionale umbra (oggetto di notissime richieste giudiziarie)“.
Un più che probabile riferimento allo scandalo “Concorsopoli” che ha coinvolto, tra gli altri, l’ex sottosegretario all’interno Giampiero Bocci (Pd), i cui fedelissimi avevano sostenuto proprio De Augustinis nella campagna elettorale, andando contro la candidata dem Camilla Laureti che perse le elezioni per una ottantina di preferenze.
Ancora una volta poi nel ricorso si fa riferimento ai presunti conflitti di interesse in capo ai 3 consiglieri-medici quali dipendenti della Sanità regionale, ovvero della Regione: faro puntato sul dem Trippetti (ribattezzato nel ricorso come “Tricchetti”) “reo” di aver letto la mozione di sfiducia.
Nessun riferimento al fatto che proprio Trippetti, nonostante in quota alla minoranza, sia stato molto ascoltato da De Augustinis per la sua professione di anestesista-rianimatore durante l’emergenza pandemica.
L’ex sindaco, viene ricordato nell’appello che appare impreciso su più situazioni, si era candidato nel 2018 “nella sua città di adozione con una coalizione basata su liste civiche”, dimenticando di aggiungere che le 2 liste (Laboratorio e Rinnovamento) erano sostenute da 3 partiti di centro destra quali Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Il “ribaltone” politico, come lo definiscono i legali, si sarebbe consumato per “punire la ribellione” del sindaco-magistrato nei confronti della Regione per tutelare gli interessi di salute della cittadinanza.
In realtà i 15 consiglieri che sfiduciarono De Augustinis, nella loro mozione di sfiducia, misero il tema della sanità all’ultimo posto delle criticità denunciate verso la condotta ammnistrativa e politica della Giunta, che sembrava ancora ferma al palo dopo più di due anni dall’insediamento.
I legali muovono una critica anche nei confronti del Presidente del Tar dell’Umbria per aver “inopinatamente rigettato l’istanza di discussione orale da remoto…” e “precluso la partecipazione ai difensori delle parti alla camera di consiglio del 25 maggio 2021”.
Ancora una volta si fa riferimento al momento delle dimissioni del sindaco avvenute l’11 marzo “in limine alla discussione sulla mozione di sfiducia, avendo constatato (De Augustinis, n.d.r.) il venir meno del rapporto fiduciario con alcuni componenti della sua maggioranza”.
Per la verità, che l’ex sindaco non avesse più la fiducia della maggioranza dell’Aula lo si era registrato già dal novembre scorso, come per l’approvazione del bilancio passata con appena 8 voti su 25.
L’11 marzo poi – data scelta dal presidente del consiglio comunale e fedelissimo del Sindaco – era il penultimo giorno dei 30 ammessi dalla legge per discutere la mozione.
Una poltrona per due?
E’ la richiesta finale dei due avvocati Amorosino e Taverna a lasciare un po’ interdetti, e non solo chi scrive che non può certo spingersi in dotte situazioni giuridiche: voglia il Consiglio di Stato “…disporre la sospensione dell’efficacia dei provvedimenti impugnati al limitato ed unico fine di consentire al dott. Umberto De Augustinis, entro i successivi venti giorni, di ritirare, o meno, le proprie dimissioni da Sindaco del Comune di Spoleto, ferma sotto ogni profilo, per quanto al resto, la gestione commissariale”.
In pratica, ad una prima lettura dell’appello, si chiede che per 20 giorni Spoleto abbia incardinati sia il Sindaco che il Commissario prefettizio.
Con il primo che dovrebbe decidere sulle proprie dimissioni, nonostante un esteso voto di sfiducia e la conferma dei 15, in caso di accoglimento del ricorso, a intraprendere la strada del notaio per dimettersi in blocco.
Intanto i legali, Avvocatura dello Stato inclusa per il Presidente della Repubblica, sono già al lavoro. Quelli dei tre consiglieri uscenti e sanitari, il professor Giuseppe Caforio e l’avvocato Massimo Marcucci, preferiscono non commentare l’appello limitandosi a dire che chiederanno “l’inammissibilità del ricorso per manifesta contraddittorietà della richiesta”.
L’udienza per la sospensione cautelare potrebbe essere fissata a settembre prossimo.
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