Sfiduciato De Augustinis, che si dimette 3 ore prima del voto | L’attacco a Trippetti, la solidarietà dell’aula | VIDEO - Tuttoggi.info

Sfiduciato De Augustinis, che si dimette 3 ore prima del voto | L’attacco a Trippetti, la solidarietà dell’aula | VIDEO

Carlo Ceraso

Sfiduciato De Augustinis, che si dimette 3 ore prima del voto | L’attacco a Trippetti, la solidarietà dell’aula | VIDEO

Gio, 11/03/2021 - 20:52

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E’ durata così 989 giorni la consiliatura di Umberto De Augustinis, eletto il 27 giugno 2018, un giorno in più del Governo Conte

Umberto De Augustinis non è più il Sindaco di Spoleto, dimessosi dalla carica 3 ore prima del voto di sfiducia del Consiglio comunale che comunque a larga maggioranza (15 voti contri 8) ha decretato la fine della legislatura cominciata a giugno 2018.

L’esito della votazione sarà a breve comunicato al Prefetto di Perugia, Armando Gradone, che già domani, venerdì 12 marzo, provvederà a nominare un commissario che reggerà l’ordinaria amministrazione fino alle elezioni previste per il prossimo autunno.

E’ stata una assemblea tutto sommato tranquillo dove a fare la differenza è stata la replica stizzita del sindaco De Augustinis che più volte ha ironizzato all’indirizzo del consigliere Marco Trippetti, ascoltatissimo fino a ieri dal primo cittadino specie per i problemi sanitari ma ‘reo’ oggi di aver letto il testo dell’atto di sfiducia sottoscritto da altri 14 consiglieri. Come a dire, a dispetto del famoso proverbio, che per De Augustinis “ambasciator porta pena”.

L’inizio della seduta

L’assemblea comincia alle 15.15, con pochi minuti di ritardo. Al segretario generale Mario Ruggieri fare l’appello dei presenti. Manca solo il primo cittadino, ma il presidente del consiglio Sandro Cretoni annuncia che “sarà a breve in aula”. Cretoni così passa alle comunicazioni e invita i consiglieri a prenotarsi ma l’aula resta in un gelido silenzio. Nessun intervento, con il presidente costretto così ad aprire i lavori. All’ordine del giorno c’è il punto sugli “adempimenti conseguenti alla sentenza n. 360/2019 emessa in data 09.05.2019 dal Tribunale di Spoleto: riconoscimento legittimità del debito art. 194 del Decreto Legislativo n. 267/2000”. Illustrata la problematica si passa al voto, l’ultimo di questi due anni e mezzo di consiliatura, che dimostra ancora una volta che la maggioranza non c’è più: 9 favorevoli (compreso il voto del sindaco che fa il suo ingresso alle 15.28), 16 astenuti.

Le comunicazioni su covid e ricorso al Tar

Il sindaco approfitta per fare un paio di comunicazioni su covid e sul ricorso al Tar. Poche battute: “questa mattina il dato è in leggera contrazione, la situazione ospedaliera rimane fortemente problematica. Abbiamo ulteriormente insistito per risolvere i problemi; mentre la campagna vaccinale sta andando bene”. Sul ricorso al Tar, De Augustinis aggiunge che “l’udienza è stata fissata al 11 maggio prossimo venturo, discorso che richiederà una opportuna analisi perché investe direttamente la città”.

La mozione di sfiducia

Alle 15.34 comincia la lettura della mozione di sfiducia al sindaco da parte del vice presidente del consiglio comunale Marco Trippetti (Pd). Le critiche sono ormai arcinote: dall’inadeguatezza della giunta ai comportamenti non corretti di diverse autorità a cominciare dal presidente del consiglio, la mancanza di confronto del sindaco con le forze politiche rappresentate in consiglio, la mancata restituzione delle scuole alla collettività, l’assenza degli assessori a tavoli istituzionali, il dramma del lavoro che si è andata aggravando nel tempo.


Il consigliere Trippetti legge la mozione di sfiducia


Più che proporre e risolvere, il primo obiettivo di questa Giunta è stato quello di cancellare” quanto si era precedentemente realizzato. Poi il tema della sanità, su cui non sono mai state ascoltate le proposte di gruppi e della IV Commissione, così come sono rimaste inattuate le mozioni votate all’unanimità dal consiglio.

Ce ne è anche per l’isolamento in cui Spoleto è stata trascinata dal momento che non si registrano rapporti con le città limitrofe, a cominciare dalla frattura con Foligno. “Non si può continuare questo immobilismo, abbiamo bisogno di dare una guida autorevole a questa città. Non possiamo assistere ad uno spettacolo che sta affondando la città, se non lo affrontiamo oggi, saremo anche noi responsabili” è scritto nella mozione

La replica di De Augustinis

De Augustinis chiede la parola e bacchetta la mozione “piena di cose singolari”. L’ormai ex primo cittadino ripercorre i propri successi in carriera, da magistrato e da alto funzionario a palazzo Chigi, fino alla accettazione della candidatura per Spoleto. “Sono stato eletto con pochi voti di scarto nei confronti del candidato del piddì, ma i nostri voti fronteggiavano una coalizione consistente, atteso l’apparentamento per la seconda tornata. Entrando in Comune abbiamo trovato un nutrito contenzioso, crisi serie come l’elettrodotto, situazioni difficili come il festival, la crisi della Novelli che è costata, tra diretti e indotto 300 posti di lavoro, le abbiamo affrontate tutte. E non abbiamo fatto sconti a nessuno, neanche a chi voleva poltrone nelle controllate non in base alla competenza ma all’appartenenza politica”.


La replica del primo cittadino Umberto De Augustinis


Commenta come “divertente” lo strappo con il sindaco di Foligno che rivendica come azione giusta per aver difeso gli interessi della città di fronte alla decisione di dimissionare l’amministratore della Vus.

L’intervento si protrae per mezz’ora esatta. “Abbiamo affrontato e risolto in maniera difforme il progetto della Dante Alighieri è una amministrazione talmente immobile che abbiamo due aree camper e per questo ringrazio l’assessore Flavoni. Parliamo delle strade, che nel 2018 erano una groviera, oggi non dico che sono perfette ma si possono percorrere senza grandi problemi e incidenti, e qui merito a Loretoni che si è dato molto da fare. Abbiamo gestito un programma di attrazioni, merito di Ada Urbani. Aggiungiamo la bretella di Eggi”. De Augustinis, ad ogni argomento, chiama in causa ironicamente Trippetti, la cui “colpa” è di aver letto la mozione. Un passo falso, talmente sbagliato, che convincerà il Pd a non lasciare più un millimetro di spazio di manovra. Ma torniamo all’intervento.

De Augustinis ricorda, ancora una volta, di aver donato il proprio emolumento di primo cittadino. E ancora la vicenda dell’ospedale e i rapporti con la presidente Tesei “che era mia amica, o forse è” che ha trasformato il “nostro ospedale in covid hospital senza dirci nulla. L’unico strumento per difendersi era il ricorso al Tar, l’11 di maggio ci sarà l’udienza e vedremo cosa verrà deciso”.

Gli interventi dei consiglieri

I 15 restano in silenzio, come non volessero recepire. Ci pensa Ugolini (FI) a rompere il ghiaccio replicando in buona sostanza la linea tracciata dal sindaco e attaccando l’opposizione e gli ex alleati di Lega e Fd’I.

La parola passa al capogruppo della Lega, Cesare Loretoni che ricorda una serie di flop della giuta. “Lei sindaco non può non dare valore alle forze che la sostengono, grazie a questo oggi ci sono due opposizioni, una naturale, l’altra, più grave, che si è venuta a creare nella maggioranza. Tutti i consiglieri hanno sempre lavorato senza distinzione, mettendosi a disposizione anche per situazioni operative. Non si nomina un Comitato di vigilanza, perché lei aveva il dovere di cucire, attraverso il confronto e il dialogo, i rapporti con la regione. Dante Alighieri, Montessori, Caserma dei vigili del fuoco, sono i progetti per i quali lei si è sbilanciato a fornire le date di consegna. E poi l’occasione pesa del bando Miur, quello del ministero dell’interno da 1,8 miliardi di euro, le sue dichiarazioni su infiltrazioni mafiose e soldi dalla Calabria poi smentite dal Prefetto. Concludo, spero che tutti votino questa mozione, che non è un programma elettorale. Oggi comunque non sono 15 i firmatari ma 16, il primo dei firmatari è proprio lei che con la sua non fiducia nei consiglieri ha spaccato quella maggioranza che le aveva dato una mano alle elezioni”.


L’affondo del consigliere Cesare Loretoni


Non ci va più tenero il capogruppo di Fd’I, Stefano Polinori: “Un commissario non può fare peggio di quello che stiamo vedendo, qualcuno ci ha etichettato come irresponsabili, ma la firma è stata anche sofferta. Ai punti di Loretoni aggiungo la battaglia sulla Tari, dove abbiamo assistito ad un mucchio di bugie, inesattezze, nonostante avessimo cercato di ricucire quel rapporto che il sindaco aveva troncato con le associazioni di categoria”.

Seguono gli interventi dei capigruppo Lisci del Pd (che rivendica la coerenza del partito quale forza di opposizione a De Augustinis), di Militoni del gruppo misto (che respinge le accuse presenti nella mozione e ringrazia la Giunta per l’operato), di Mancini di Laboratorio (che fa un accorato appello a rimandare la sfiducia di 3-4 mesi). Intanto tutti i consiglieri, ad eccezione di quelli del Gruppo misto e Laboratorio, esprimono solidarietà al consigliere dem Trippetti ingiustamente attaccato dal sindaco.

Il coupe de theatre (previsto), Sindaco si ripresenta dimissionario

Interventi ai quali il sindaco, specie gli ultimi, non aveva preso parte. Alle 17.50 eccolo rientrare in aula e chiedere la parola a Cretoni: “dopo l’intervento terrificante di Loretoni, credo che l’esperienza con la Lega e Fd’I si conclude qui” dice secco cogliendo di sorpresa l’aula “Rassegno le mie dimissioni. Esperienza conclusa, le consegno al segretario comunale per le valutazioni di competenza”.


Le dimissioni da sindaco


Per la verità è da ottobre scorso che i rapporti con i due partiti del centrodestra sono a stracci ed è questo che fa pensare ad un programmato coupe de theatre. D’altra parte De Augustinis non ha detto che sono “dimissioni irrevocabili”. Il pompiere Ugolini chiede 10’ di sospensione dell’aula.

Si torna in aula

Fd’I e Alleanza civica richiamano il presidente a rispettare i 10’ di sospensione. Chi spera che la mossa del sindaco possa ancora cambiare la storia politica della città si sbaglia. Ruggieri fa di nuovo l’appello, 23 i presenti, c’è il numero legale per andare avanti.

Comincia ora un teatrino portato avanti dai fedelissimi del sindaco. Ugolini gioca la carta nella manica, anche se è un punto basso: “viste le dimissioni del sindaco, chiedo se i firmatari vogliono ritirare a mozione”. Profili interviene: “sono due istituti diversi, andiamo avanti”. Ci riprova Militoni “se non vado errato è domani l’ultimo giorno per discutere la mozione a termini di regolamento, chiedo quindi l’aggiornamento della seduta a domani pomeriggio”.

Chiedo 10’ di sospensione per verificare con il segretario Ruggieri” ammicca il presidente Cretoni. “Il segretario è presente, lo sentiamo in diretta in aula” dicono all’unisono dall’opposizione-maggioranza. Ma Cretoni non sente ragioni, lascia il microfono e, per quello che si può immaginare, va a verificare la richiesta di Militoni con il segretario. Non si capisce perché il confronto non debba avvenire in streaming, ma forse il presidente ha in mente qualcos’altro.

Polinori, sono le 18,34, chiede a Cretoni di far riprendere il consiglio comunale: “è inconcepibile quello che sta succedendo”.

Il segretario riprende la riunione facendo per la terza volta l’appello: ci sono tutti (24), tranne il sindaco.

Militoni chiede di mettere a votazione il rinvio della seduta; è un’altra debacle: 9 favorevoli (inclusa la Bececco), 15 contrari. Si va avanti verso la sfiducia.

Riprendono gli interventi

Luigina Renzi si dispiace per l’assenza del sindaco ricordando che Ora Spoleto “come pure il Pd, abbiamo chiesto le dimissioni per aprire una crisi e verificare con responsabilità la situazione. Sono tardive e irrispettose, anche nei confronti del consiglio che è stato a discutere finora. Ha ridotto la democrazia a oligarchia e la base non ha retto”.

Ilaria Frascarelli (Spoleto Popolare) : “è un colpo di scena, siamo un po’ spiazzati. Questo consiglio nel tempo è stato preso a mal parole, deriso, mai considerato e anche oggi ne abbiamo avuto riprova. Per l’ex sindaco De Augustinis il consiglio comunale non è mai contato nulla” chiude la Frascarelli anticipando l’esito finale del voto.

Ranucci (Laboratorio) invoca la mozione d’ordine e chiede al segretario notizie in merito alle dimissioni: “sono effettive solo dopo 20 giorni” spiega Ruggieri “quindi fino a quella data mantiene la carica”. Riccardo Fedeli (Lega) ripercorre questi anni di consiliatura e cosa ha portato alla spaccatura del proprio partito. “Non siamo certo noi a cercare poltrone visto che oggi le lasciamo” dice al microfono.

Roberto Settimi (Alleanza civica) “non è una bella serata, sono mesi che facciamo consigli comunali difficili, ben venga un capitolo nuovo. Personalmente abbiamo avuto difficoltà con questa maggioranza, i primi dissapori su alcuni progetti interrotti, bruciati o portati in Procura. O si è negato il contributo e il rapporto che avevamo con la Croce Rossa per il Palatenda. Non è possibile che di fronte a tanti disastri la colpa è sempre di qualcun altro, mai una ammissione di colpa. Oggi ci si arrampica sugli specchi, speriamo che tra qualche minuto sia finita e si possa pensare ad una nuova”. Paola Vittoria Santirosi (Fd’I) “sono rammaricata per quello che è stato l’evolversi di queste ultime settimane dove non si è sviluppato dibattito politico ma illazioni e polemiche. Purtroppo le nostre proposte non sono state ascoltate, non si è mai cercata la concertazione e si è arrivati ad esasperare gli animi, gli stessi rapporti personali. Il cambio di passo che chiedevamo non c’è stato, la partecipazione e condivisione delle problematiche è rimasta assente.

Arriva anche il momento della Bececco (Spoleto popolare), assente dai riflettori da 3 settimane e data ormai per molto vicina a De Augustinis. La consigliera rivendica la battaglia di opposizione “dura fatta all’inizio, fino a che non è successo qualcosa fuori da ogni idea, la pandemia da covid e l’ospedale portato via da un giorno all’altro. L’unica forza di una città per andare avanti è l’unione, invece qui siamo stati capaci di dividerci, portando una mozione fuori tempo. Che farà cadere non solo il sindaco ma anche il consiglio, le commissioni, facendo un grande regalo a chi potrà decidere il destino, il futuro della città. Perchè su quei tavoli non ci sarà nessuno a rappresentare Spoleto”. La Bececco sigla così nero su bianco il patto con il sindaco, preannunciando di fatto il proprio voto contrario alla mozione.

E’ Gianmarco Profili (Alleanza civica) a chiudere gli interventi. Il discorso del sindaco “si può riassumere come un discorso con cui non ha detto nulla, condito dal niente. Avrebbe dovuto essere conciliante e rispettoso, prerogativa che non si può chiedere a chi non ce l’ha. Il sindaco per 2 anni si è disinteressato dell’ospedale, pensiamo veramente che oggi poteva essere il salvatore della struttura? Un commissario al bando del Ministero dell’Interno avrebbe partecipato, perchè parteciperà ai bandi, perchè avrebbe agito diverdsamento per i fondi Anas, del Miur. Qual è la differenza tra un commissario e questo Sindaco? Nessuno, dal momento che il secondo non ha mai coinvolto il consiglio. Anche oggi è stato arrogante anziché conciliante”.

Interviene la vice sindaco Beatrice Montioni che ringrazia quanti l’hanno sostenuta insieme alla giunta ad andare avanti e invita i cittadini a guardarsi bene alle prossime elezioni da chi votare.

C’è spazio anche per l’assessora Ada Urbani che ricorda tutte le crisi aziendali in atto, della difesa dell’ospedale, “situazioni che non può fare per via ordinaria un commissario. Stiamo chiedendo di paralizzare la città. Tutta Spoleto, dico al 100%, ci chiede e lo chiede anche a voi di non avere l’onta del commissariamento. Oggi votate la morte di Spoleto, vi chiedo di rinsavire“. Poi uno scivolone quando la Urbani critica “…voi spoletini


L’intervento del consigliere Ada Urbani


Sale così, a sentire gli amministratori, la percentuale dei sostenitori della Giunta, data la scorsa settimana all’80% di gradimento dal presidente del consiglio Cretoni, la “stragrande maggioranza” per il capogruppo Mancini. Sulla base di quali dati o sondaggi non è dato sapere.

Le dichiarazioni di voto

Alle 19,58 finalmente cominciano le dichiarazioni di voto. Ma è un’altra occasione per tirarla alle lunghe. Il primo ad approfittarne, neanche a dirlo, è Ugolini (FI) che si dice “rammaricato perché le dimissioni vengono giudicate tardive“. E prova a chiedere ancora 24 ore di tempo. Chi visse sperando.

Polinori (Fd’I) “Per l’Urbani abbiamo offeso il sindaco, ma da quando siamo usciti dalla maggioranza gli insulti sono arrivati tutti dalla giunta, dal sindaco, dal presidente. La stessa Urbani poco fa ha detto che dobbiamo rinsavire, il sindaco ha detto che non sappiamo quanto stiamo dicendo. Come e possibile instaurare un rapporto in maniera definitiva, prima ancora che uscissimo dalla maggioranza? Se si chiede rispetto, bisogna portarlo“.

Mancini (Laboratorio) riprova con l’appello a ripensarci. L’ultimo intervento è della Renzi (OS) che sinteticamente annuncia il voto per la sfiducia.

Ma c’è tempo ancora un nuovo colpo di scena, autore stavolta l’ex socialista e oggi civico di Laboratorio, Roberto Ranucci che decide di non partecipare al voto. Lisci (Pd) ricorda come l’ultimo voto di bilancio ha registrato solo 8 voti favorevoli: “come volete arrivare a fine mese sul prossimo bilancio? Non si sono prese in considerazione le Commissioni e oggi si piange su come faremo senza, abbiamo abbandonato i tavoli istituzionali per difendere la città e oggi si dice come faremo senza nessuno che ci tutelerà. Noi su quei tavoli ci saremo e se ci sarà bisogno di battere i pugni li batteremo per la difesa di Spoleto“. Ci riprova e spera ancora Militoni facendo appello al piddì – il partito che sul proprio profilo facebook neanche tre settimane fa non voleva riportare al governo della città – affinché riveda la propria posizione. “Non partecipiamo a questa votazione perchè riteniamo viziato questo percorso“. Decisione a cui si accoda in extremis Mario Mancini, Maria Elena Bececco e Filippo Ugolini che ritengono viziato il voto di sfiducia. E chissà che non pensino già a un ricorso sul tema.

E’ finita, De Augustinis è sfiduciato: game over

Alle 20,45, dopo quasi sei ore di riunione, il segretario torna per la quarta volta a fare l’appello: in aula, anche se da remoto, restano i 15 firmatari. Che per altrettante volte ripetono “favorevole”. Cretoni, che non può abbandonare l’aula vota “astenuto”, con la Urbani che lo sollecita a cambiarlo in “contrario”. Finisce con 15 favorevoli e 1 astenuto: il Consiglio approva la sfiducia. Alle 20.48 De Augustinis non è più sindaco di Spoleto.


Il voto alla mozione di sfiducia


Governo De Augustinis cade dopo 989 giorni

E’ durata così 989 giorni la consiliatura di Umberto De Augustinis, eletto sullo scranno più alto della città del festival il 27 giugno 2018. E’ durato un giorno in più del Governo Conte (988). Per trovare una durata perfettamente uguale bisogna tornare a due secoli indietro, al Governo Minghetti II (1873-1876) rimasto in carica appunto 989 giorni e che si dimise per le polemiche sui metodi di riscossione della tassa sul macinato: sembra quasi fare pendant con la crisi spoletina innescata proprio dai mancati appelli fatti da tutti gli schieramenti su una rivisitazione delle tasse, a cominciare dalla Tari.

Boom di spettatori su sito e Youtube

L’appuntamento consiliare è stato un successo di pubblico con oltre 200 visitatori che hanno seguito sia la piattaforma del sito istituzionale, sia il canale Youtube (qui con picchi fino a 120 internauti). Nonostante l’ora di cena, alla fine erano ancora più di 100 gli interessati all’andamento del Consiglio.

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