Ddl Zan e ordinanza antiprostituzione, in centinaia uniti in protesta a Terni

Ddl Zan e ordinanza antiprostituzione, in centinaia uniti in protesta a Terni

Redazione

Ddl Zan e ordinanza antiprostituzione, in centinaia uniti in protesta a Terni

Dom, 07/11/2021 - 09:46

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Partecipata protesta a Terni contro l'affossamento del Ddl Zan ma anche contro l'ordinanza antiprostituzione nonostante la difesa del sindaco Latini

Diverse centinaia di persone si sono riunite sabato sera per protestare contro l’affossamento in Senato del Disegno di Legge (Ddl) Zan e, visti i fatti recenti, anche contro l’ordinanza antiprostituzione della giunta Latini. Il mal tempo non ha fermato i manifestanti che hanno ribadito con forza “Tra sei mesi torneremo!”.

La manifestazione era stata annunciata da giorni sui social con l’intento di sostenere il DDL Zan e tutti color che da quella legge avrebbero ricevuto protezione. “Voi nei palazzi, noi nelle piazze: #liber* di essere, #liber* di amare”, questo lo slogan della manifestazione.

A far “traboccare il vaso”, garantendo quindi un fronte unito e compatto, è stata però l’oramai tristemente famosa ordinanza Latini, che ha creato tanto scalpore da far parlare l’intera Nazione. E non certo con toni lusinghieri.

A sostenere l’iniziativa, Esedomani Terni, Agedo Terni, Amelia Pride, Terni Donne-Casa delle Donne di Terni, Famiglie Arcobaleno Umbria e AltroVento Umbria, in collaborazione con altre associazioni, sindacati e partiti.

Ddl Zan, “gravissima la decisione del Senato”

Vogliamo gridare pubblicamente la nostra rabbia, il nostro disgusto, il nostro rifiuto di fronte all’ennesimo triste teatrino che la politica ha offerto al Paese” – hanno spiegato gli organizzatori –  “Ciò che è accaduto mercoledì 27 ottobre in Senato è di una gravità sconcertante e ci riporta indietro anni luce per quanto concerne la laicità dello Stato, i diritti civili e la tutela delle minoranze. Non possiamo rimanere inermi e silenti di fronte all’ennesimo gioco di palazzo che ha portato all’affossamento del ddl Zan“.

L’ordinanza antiprostituzione

A dare molto su cui parlare e su cui riflettere è stata anche la recente ordinanza antiprostituzione del sindaco Latini che, nei giorni scorsi, aveva causato polemiche e indignazione nazionale.

I manifestanti hanno voluto esprimere la loro “ferma opposizione” rispetto all’ordinanza sindacale, che nei giorni scorsi ha già creato polemiche. Numerosi i cartelli esposti contro l’atto.

Simili provvedimenti – hanno spiegato – costituiscono gravi offese alle nostre identità, alle nostre libertà, oltre ad essere maldestri tentativi d’imposizione reazionaria di una cultura maschilista, sessista, fallocentrica e patriarcale, travolta inevitabilmente dal corso del tempo”.

La difesa del sindaco Latini

 Sulla questione lo stesso sindaco era intervenuto: “Se si legge il provvedimento attentamente e con uno spirito laico ci si accorge che non è vietato alcun tipo di abbigliamento particolare da parte di nessuno, ma che c’è solamente la volontà di contrastare un fenomeno. Occorre leggere bene e non estrapolare singole parole, perché altrimenti si rischia di strumentalizzare il tutto”.

Posizione tuttavia poco condivisa dai presenti che hanno interpretato l’ordinanza come un “mero atto patriarcale volto a colpevolizzare nuovamente le donne”.

La parola alle giovanissime

Il sindaco e la Lega della giunta Latini si sono sentiti in diritto di emanare un’ordinanza cupa e angosciante secondo la quale viene data la possibilità alle forze dell’ordine, per il 90% composte da uomini, di intervenire con sanzioni sull’abbigliamento delle donne. Ancora una volta è il nostro corpo ad essere criminalizzato”.

A parlare, durante la manifestazione, sono le donne. Donne di età diverse, con sentimenti e vite diverse, ma che hanno rappresentato oggi un fronte unito contro l’oppressione. Una voce forte soprattutto da parte di ragazze giovani, con le idee chiare e la forza di combattere per esse.

Nell’ordinanza si parla di come i residenti debbano subire gli aspetti negativi della prostituzione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, ma non vi è la minima menzione alla sicurezza delle sex worker che, sotto la minaccia di dispendiose multe, sono costrette ad esercitare in luoghi più nascosti e sempre meno sicuri, esponendosi a maggiori rischi”.

[di Alessia Marchetti]

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