Come ogni anno, per sette edizioni, l’ultimo venerdì di agosto a Le Prata di Nocera Umbra l’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, l’Associazione “Monte Selva” e la sezione ANPI di Nocera Umbra hanno proposto la manifestazione,”Memorie cantate. Guerre e dopoguerra nella cultura orale dell’Appennino Umbro-marchigiano”. Un appuntamento che quest’anno mancherà nel panorama degli eventi estivi dell’Umbria. Le rigide regole anticontagio imposte dalla attuale situazione di emergenza hanno appesantito l’impegno economico e di pianificazione, ragion per cui i promotori hanno rinunciato per quest’anno all’organizzazione.
Un grande lavoro
“Nei sette anni di vita la manifestazione si è caratterizzata in bilico tra la festa paesana e il pretesto per raccogliere e divulgare canti, ballate, storie di poeti locali e cantastorie giunti a noi attraverso gli ultimi testimoni di una tradizione che ha assunto il carattere di tratto identitario umbro. Le esibizioni di cantatori come Settimio Riboloni e Argelia Mingarelli – dicono dall’associazione – recentemente scomparsi, hanno fornito alla memoria collettiva materiali preziosi per riconoscersi, agli studiosi di cultura popolare italiana perle ormai rarissime. Una tradizione non “inventata”, al contrario presente nel territorio per tutto il Novecento, della quale resta traccia nelle Teche RAI da cui è riemersa l’esibizione televisiva, nel 1974, del gruppo “Quelli di Nocera” e alla quale hanno ridato continuità a Le Prata le esibizioni di Antonio e Domenico Dominici, Giovanni Bravi e Graziano Coccia“.
Le produzioni scientifiche
La riflessione storica e musicologica sui materiali, condotta durante le passate edizioni da figure di primo piano come Gioachino Lanotte dell’Università Cattolica di Milano, i fratelli Marino e Sandro Severini, storici esponenti del pop-rock italiano, Susanna Buffa, folk singer allieva dell’umbra Lucilla Galeazzi, hanno maturato una ricerca, coordinata dall’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, confluita nel 2018 nel volume: “Memorie cantate. Gerre e dopoguerra nella cultura orale dell’Appennino umbro-marchigiano” a cura di Dino Renato Nardelli, Giulia Falistocco e Eirene Mirti. Altro esito non certamente secondario è stato la riscoperta delle funzioni aggregative dei cantastorie italiani della Editrice Campi di Foligno, la quale per tutti i primi anni Cinquanta del Novecento stampò i Fogli del cantastorie, testi illustrati che contenevano le strofe delle “storie”, venduti nelle fiere di mezza Italia; i cantastorie confluivano a Foligno a gennaio, per la fiera di San Feliciano, si rifornivano presso la Campi e contestualmente si distribuivano le “piazze” per tutto l’anno.
“Ripartire con gli eventi folkloristici”
“L’emergenza covid 19 ha impedito anche in Umbria lo svolgimento di decine di feste, sagre, fiere; erano tutte occasioni di aggregazione, esercizi di appartenenza, palestre di dialogo e di scambio; costituivano spesso momenti concreti di solidarietà e di sostegno economico alle realtà culturali locali. A partire dagli anni Settanta, periodo della loro esplosione – spiega il professor Dino Renato Nardelli – hanno tenuto forte il senso democratico di appartenenza dei cittadini e delle cittadine di questa regione. Sarebbe forse il caso di pensare, per gli enti e le associazioni che nel tempo hanno perseguito questi scopi, ad un contributo di cittadinanza con il quale la Regione Umbria sostenga l’auspicabile ripartenza di tali eventi a torto considerati minori o semplicemente folkloristici“.