Coronavirus, l'Umbria prepara la Fase 2: screening ai dipendenti e turnazioni al lavoro

Coronavirus, l’Umbria prepara la Fase 2: screening sui dipendenti e turnazioni al lavoro

Massimo Sbardella

Coronavirus, l’Umbria prepara la Fase 2: screening sui dipendenti e turnazioni al lavoro

La proposta di Regione Umbria e Università di Perugia per le riaperture sicure. Dal turismo slow all'Università: il piano per ripartire
Ven, 17/04/2020 - 13:23

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In attesa delle linee guida del Governo, l’Umbria prepara la sua Fase 2 per la riapertura graduale delle sue aziende dopo il blocco imposto dal Coronavirus. Regione e Università, insieme al Comitato tecnico scientifico, stanno predisponendo una proposta di linee guida (che sarà partecipata con le associazioni datoriali e i sindacati) finalizzate alla riapertura in sicurezza delle attività economiche nei vari settori.

Le misure contro il Coronavirus

Dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti e tute protettive) che l’Umbria può in parte produrre anche in proprio. Così come i disinfettanti efficaci per i virus, da mettere a disposizione. Distanziamento nei luoghi di lavoro, ma anche modulazione dei turni. Misurazione della temperatura e screening continui per i dipendenti anche attraverso i test seriologici, secondo i protocolli che le aziende stanno attuando (in attesa delle indicazioni dell’Istituto superiore della sanità al momento sono possibili solo su adesione volontaria del dipendente). Misure di cui si discute a livello nazionale e mondiale, ma che l’Umbria intende declinare in base alle proprie specificità. Date da una situazione sanitaria al momento sotto controllo, da piccole dimensioni e da un tessuto economico vario, che va dalle multinazionali alle micro attività.

L’organizzazione del lavoro, poi, varierà a seconda delle aziende. Con la definizione di protocolli e modelli aziendali.

Il turismo

L’Umbria sta lavorando in particolare sulle criticità del turismo. “Stiamo predisponendo soluzioni che possono offrire occasioni tranquillizzanti di vacanza in Umbria” spiega la presidente Donatella Tesei. Insomma, anche l’Umbria dovrà rinunciare ai grandi eventi, ma può aprirsi da subito al turismo slow.

Le filiere: dall’agricoltura all’edilizia

La presidente Tesei ricorda che la riapertura graduale può variare anche in base al settore. A suo avviso, si possono attivare le aziende dell’agricoltura. Ed i cantieri, che “devono riaprire“.

La proposta umbra al tavolo nazionale

Proposte che l’Umbria, dopo la condivisione con le parti sociali, la prossima settimana intende portare al tavolo nazionale della Conferenza Stato – Regioni.

Non si tratta di norme dell’Umbria – chiarisce Tesei – perché quelle saranno dettate dal Governo. Ma possiamo fornire un valore aggiunto a tutto il Paese sulla base del lavoro che abbiamo fatto“.

I rischi di nuovi contagi nella Fase 2

Con la riapertura di tante attività – premette Tesei – ci potranno essere anche aumenti di contagiati. Ma questo è un fenomeno, possibile, che va tenuto sotto controllo. Ed è quello che ci prepariamo a fare“.

Il rettore: la priorità resta la sicurezza

Anche il rettore dell’Università degli studi di Perugia, Maurizio Oliviero, ribadisce che l’Umbria presenta delle condizioni particolari. E che la Fase 2 espone ad un potenziale aumento della contagio. Per questo le Istituzioni (con il fondamentale ausilio dei Comitati scientifici) stanno collaborando per definire azioni in grado di attenuare questo possibile rischio.

La priorità, come concordato nel tavolo, resta la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori” la premessa di Oliviero.

Screening mirati e diffusi che potranno essere effettuati in Umbria grazie al supporto dell’Università degli Studi di Perugia, che riesce a produrre in proprio i reagenti per effettuare i tamponi.

Regione Umbria e Università di Perugia hanno costituito il Gos (Gruppo operativo di supporto) che sta iniziando a lavorare nella produzione di reagenti per i tamponi. Ma anche per la valutazione tecnica su alcuni tipi di mascherine e di protezioni individuali. Ed anche per la produzione di alcuni disinfettanti virali. Attività che però richiedono una “sburocratizzazione” per poter essere svolte in modo appieno. E, ovviamente, dell’approvvigionamento dei materiali necessari.

Sanità pubblica e privata

L’assessore alla Sanità Luca Coletto ricorda che poter disporre di reagenti (e quindi avere una certa autonomia nelle strategie per i tamponi) fa la differenza, “perché permette di scontornare le zone infette da quelle sane. E questo dà sicurezza alla ripartenza“.

Coletto difende l’accordo con le cliniche private: “Le non emergenze erano state stoppate. E noi abbiamo inteso, nella complementarietà del privato alla sanità pubblica, redigere questo protocollo d’intesa per evitare che ci fosse un allungamento delle liste d’attesa. Come ad esempio per le cataratte. Abbiamo individuato le patologie su cui si può intervenire, dando una risposta anche attraverso i privati, che sono una ricchezza di questa comunità“.

Quanto al futuro, Coletto avverte: “Abbiamo vinto delle battaglie, ma da qui a vincere la guerra ce ne passa…“. Insomma, la parola d’ordine resta prudenza.

Umbria disciplinati

Quella prudenza che però finora gli umbri hanno dimostrato, come certifica il prefetto di Perugia, Claudio Sgaraglia.

Che ricorda i tavoli di lavoro con associazioni datoriali e sindacali in cui si discute delle azioni per la sicurezza del lavoro. Ed anche quelli per prevenire fenomeni di infiltrazioni criminali. Perché oltre che dal Coronavirus, nella Fase 2 ci si dovrà difendere anche dai tentacoli di mafie e criminalità.

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