Di fronte all’emergenza Coronavirus i cantieri non indispensabili e non sicuri vanno fermati. A chiederlo è Cna Costruzioni dell’Umbria.
“L’emergenza Coronavirus sta fermando molte imprese di costruzioni. In un momento in cui c’è grande preoccupazione per gli sviluppi del contagio, sta diventando sempre più difficile, se non impossibile, proseguire le attività nei cantieri“, afferma Pasquale Trottolini, responsabile regionale di Cna Costruzioni.
“I problemi maggiori – spiega Trottolini – riguardano la sicurezza perché rispettare tutte le disposizioni e le misure per garantire la salute e la sicurezza dei dipendenti e dei collaboratori all’interno dei cantieri sta diventando oggettivamente impossibile. Mi riferisco al rispetto delle distanze di sicurezza e alle misure per l’igienizzazione dei cantieri che, unite alla difficoltà a reperire adeguati dispositivi di protezione individuale, rendono la situazione non più sostenibile”.
Gli altri problemi
Le imprese segnalano problemi sia sul fronte delle trasferte, perché già salire sui furgoni la mattina crea disagi non indifferenti, ma anche difficoltà a garantire vitto e alloggio alle maestranze.
Carenze ci sono anche sul fronte normativo. Infatti i decreti emanati per il contrasto del coronavirus non individuano puntualmente le procedure per la sicurezza da adottare nei cantieri, producendo incertezza e confusione.
“È chiaro – prosegue Trottolini – che in questa situazione continuare a lavorare potrebbe esporre le imprese a rischi molto elevati, causando contenziosi e sanzioni penali: la priorità assoluta in questo momento di grave emergenza deve essere quella di tutelare la salute e la sicurezza delle persone. Dal canto nostro stiamo invitando le imprese di costruzioni a sospendere temporaneamente le attività qualora non riescano a rispettare scrupolosamente le norme sulla salute e la sicurezza dei propri collaboratori, condividendone modalità e tempi con i propri committenti”.
Le urgenze
Per Cna le uniche eccezioni riguardano i lavori di urgenza ed emergenza, oltre a quelli di interesse pubblico che devono essere garantiti in ogni modo.
“La situazione è complicata anche sul fronte degli appalti pubblici e della ricostruzione – aggiunge Roberto Giannangeli, direttore Cna Umbria -. Infatti, anche a fronte della sospensione dei lavori da parte delle stazioni appaltanti, le imprese chiedono l’immediato pagamento dei SAL, che in alcuni casi devono essere riparametrati ai lavori effettivamente svolti e portati a termine. Siamo di fronte a imprese che vengono da anni durissimi. Le misure contenute nel decreto Cura Italia, che non prevedono misure e procedure ad hoc per il settore edile, sono certamente importanti, a partire da quelle riguardanti la cassa integrazione, ma insufficienti a dare un sostegno adeguato al settore. Occorrono misure ulteriori per far fronte alle esigenze di liquidità delle imprese. Siamo convinti che, superata la fase emergenziale, il settore delle costruzioni potrà tornare a svolgere un ruolo anticiclico e di rilancio per l’economia del Paese. Proprio per questo – conclude Giannangeli – abbiamo proposto un rilancio importante degli investimenti pubblici e il superamento del codice degli appalti per rendere le opere immediatamente cantierabili”.