“Finalmente si sta capendo che discriminare non ha senso. I pazienti non fanno nessuna distinzione tra medici italiani e stranieri e anche noi non consideriamo minimamente la provenienza di un paziente. E’ un momento straordinario di unione”. Non ha perso l’ottimismo Kwame Mboumi, cardiologo di origine camerunese che lavora all’ospedale di Città di Castello, dove in questi giorni ben 13 persone, tra cui 4 colleghi, sono risultati positivi al coronavirus.
“Eroi? No grazie”
“In questa fase la parola eroe, per parlare dei medici, è molto inflazionata – dice Mboumi all’intervista rilasciata all’Agenzia Dire – La nostra invece è più che altro una vita da mediano, come canta Ligabue, sempre nel mezzo, a lavorare”.
“Una coesione inaspettata”
Secondo il dottore, il momento è delicato ma anche portatore di una coesione impensabile fino a poco tempo fa: “Il virus non ti chiede permesso di soggiorno o il ceto sociale e adesso è assolutamente chiaro che siamo tutti uguali”. La stessa scomparsa di Ivano Pescari, prima vittima in Umbria per coronavirus, ha sì sconvolto la comunità ma, allo stesso tempo, ha unito le coscienze in un raro senso di appartenenza e responsabilità nel rispettare le disposizioni governative.
Su questo, anche se non mancano ancora i soliti trasgressori, è d’accordo lo stesso Mboumi: “Grazie anche alla gestione dell’epidemia da parte del governo, che ha dato più spiegazioni e coinvolto di più i cittadini, la gente ha capito e adesso è seriamente impegnata nel contenimento del virus“.
“Le difficoltà che affrontiamo…”
Pure dottori e personale sanitario sono uniti dalla voglia di contribuire ma anche dai problemi, come sottolineato dallo stesso sindaco Bacchetta, che ha sollecitato Regione e Asl per fornire kit di strumenti di protezione agli operatori sanitari. “L’equipaggiamento con il quale stiamo lavorando non è sempre in quantità sufficiente – sottolinea Mboumi – e non siamo completamente preparati a quello che sta succedendo”. Appena tre giorni fa, oltretutto, è stato isolato l’intero quinto piano (Medicina) in seguito alla positività di ben 4 pazienti e 2 operatori sanitari.
“Secondo me…”
Mboumi si è detto inoltre contrario alla proposta di sottoporre al tampone per il Covid-19 tutto il personale sanitario: “Molto probabilmente una parte dei professionisti in corsia risulterebbe contagiata e dovrebbe smettere di lavorare, una cosa impossibile”. Secondo lui, piuttosto, bisognerà apprendere le lezioni della crisi: “Dovremo fare tesoro di alcune cose che stiamo imparando. E’ bene che i cittadini capiscano che il sistema sanitario nazionale, gratuito ed efficiente, è un bene che va tutelato“.