Emanuele Tiberi morì dopo un “colpo sproporzionato” sferrato dal suo amico, Cristian Salvatori, che per questo è stato condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione. Ma ora il 35enne nursino è tornato a Norcia, per scontare gli arresti domiciliari, da dove mancava da quella notte di fine luglio del 2018.
Prima, infatti, era finito nel carcere di Spoleto, poi in una comunità di recupero nel Riminese. Quindi, dal dicembre scorso, nel carcere di Rimini dopo la cattiva condotta in comunità che aveva portato quest’ultima a revocare la sua disponibilità ad ospitarlo. Il gip del tribunale di Spoleto a quel punto, stante il pericolo di reiterazione del reato, aveva disposto per il giovane la custodia cautelare in carcere.
Ora, però, i giudici del Riesame di Perugia hanno accolto la richiesta dei difensori di Salvatori, gli avvocati Crisi e Brunelli, di scarcerazione. Ed al giovane condannato in primo grado per omicidio preterintenzionale sono stati concessi gli arresti domiciliari, a casa sua, a Norcia.
Il provvedimento ha destato clamore e incredulità a Norcia. Proprio l’allontanamento dalla sua città era stato tra gli elementi grazie ai quali dopo la morte di Emanuele Tiberi a Salvatori erano stati concessi gli arresti domiciliari in una comunità a Saludecio, permettendogli così di uscire dal carcere di Spoleto.
Intanto è stato depositato il ricorso per l’appello. Si attende ora che i giudici perugini fissino la data del nuovo processo a carico del nursino.