A Palazzo dei Priori, dopo giorni di bufera su tasse, servizi e multe non pagate, ieri sono ufficialmente “spariti” consiglieri e assessori morosi. Perché di politici che si sono dimenticati o non hanno voluto pagare il dovuto non ce ne sono mai stati, oppure perché gli interessati hanno finalmente messo mano al portafoglio?
Nelle comunicazioni fatte pervenire ai due consiglieri di opposizione che avevano fatto una richiesta di accesso agli atti – scoperchiando il pentolone che a metà agosto ha messo in imbarazzo mezza politica perugina – ed ai capigruppo che si erano incontrati lunedì scorso per discutere la questione, questo non viene in realtà spiegato. Il presidente del Consiglio comunale, Leonardo Varasano, gira le carte arrivate dai dirigenti e comunica ai consiglieri che “a seguito delle verifiche effettuate dagli uffici del Comune di Perugia e dai relativi riscontri forniti a questa Presidenza del Consiglio Comunale, in merito alla sussistenza della causa ostativa all’espletamento del mandato elettivo di cui all’art. 63, comma I, n. 6 del Tuel, non sussistono i presupposti per l’attivazione della procedura di cui all’art. 89 del Tuel”. Cioè, non si può avviare una procedura per la decadenza di eventuali assessori e consiglieri morosi ai sensi del Testo unico degli enti locali.
Segue l’elenco di tutti i consiglieri con accanto la dicitura “negativo”. E le dichiarazioni dei vari uffici, società, enti riscossori di tasse e tributi vari. Possibile che in pochi giorni sia stato saldato ogni debito, anche quelli a quattro zeri? Perché quei nomi (due assessori e quattro consiglieri, più un quinto con una posizione non del tutto chiara) negli elenchi dei morosi comparivano, con tanto di importo dovuto e non versato nonostante vari solleciti. Così come sono reali le telefonate, le arrabbiature, i tentativi di spiegazione che si sono susseguiti in questi giorni agostani.
Va detto che per avviare la procedura di decadenza (tra l’altro, siamo agli sgoccioli della consiliatura) i debiti devono essere iscritti a ruolo con determinate caratteristiche (appunto indicate nel “famoso” art. 63). Finché non sussistono quelle condizioni, all’Ente in cui si è in carica non importa se ci sia ed a quanto ammonti il debito. Quello è un altro problema, da trattare come per tutti i cittadini che non pagano.
Consiglieri e assessori morosi: nomi sussurrati, cifre e altre “soffiate”
Di certo, i due assessori ed il consigliere di minoranza hanno subito provveduto a versare il dovuto, una volta avvertiti (sembra) della loro posizione. Piccole somme, relative a contestazioni recenti. Per altri, il mistero rimane. Ma carta canta e dunque resteranno sui loro banchi sino al 2019. Cosa che del resto non è stata mai ragionevolmente messa in discussione.
Ma il Movimento 5 stelle non si accontenta di questo improvviso ravvedimento e del conseguente colpo di spugna. “Io non mi faccio prendere in giro da loro” è lo sfogo della battagliera Cristina Rosetti. “Una comunicazione in burocratese – spiega – che si limita a dire che al momento del controllo non esistono i presupposti per avviare la procedura di decadenza. E non si risponde al nocciolo della questione, né si fa luce sull’operato degli uffici”. L’esponente pentastellata ha così presentato un’integrazione alla sua richiesta di accesso agli atti: “Poiché quei nomi nell’elenco dei morosi comparivano, a questo punto voglio sapere ufficialmente la situazione di tutti gli amministratori ed i consiglieri, se e quando hanno pagato eventuali debiti ed a quando questi risalgono”.
Perché in almeno due casi, c’è il sentore che i debiti accertati siano precedenti a quando si è insediato questo Consiglio comunale. E allora, quattro anni fa chi doveva forse non ha controllato. E così è stato ogni anno. Tanto più che, come comunicato in Conferenza dei capigruppo, i fogli firmati ogni anno da consiglieri e assessori non sono autocertificazioni vere e proprie, per le quali, in caso di risposta mendace, si configurerebbe un reato penale. Ma allora, se non c’era neanche la garanzia dell’autocertificazione, a maggior ragione si doveva controllare, nome per nome, la situazione dei politici di Palazzo dei Priori di fronte agli enti pubblici. I politici, per ora, sono salvi. Qualche dipendente comunale, ancora no.
Insomma, con i morosi sono “spariti” anche i rischi di decadenza. Ma le castagne, per qualcuno, restano tutte sul fuoco.